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Continuare «il lavoro dei suoi fratelli». Ovvero il traffico di droga tra Modena e Palermo. Un aneddoto contenuto nell’ordinanza di custodia cautelare che nei giorni scorsi ha portato al blitz della polizia nei quartieri Guadagna e Falsomiele, nel capoluogo siciliano. Una storia che da Palermo arriva nel cuore della Pianura Padana e che avrebbe avuto tra i principali protagonisti i fratelli Antonio e Gabriele Scarantino, nipoti del più noto Vincenzo Scarantino, il falso pentito che aveva accusato – salvo poi ritrattare – diverse persone innocenti per la strage di via Mariano D’Amelio. Stando alle accuse, Antonio Nino Scarantino avrebbe concordato nel Modenese l’acquisto di una fornitura di 100 chilogrammi di hashish, complici le difficoltà nel reperire la droga a Palermo. Un’operazione che avrebbe coinvolto, a distanza, anche il fratello Gabriele, nonostante all’epoca dei fatti fosse detenuto, ma comunque munito – secondo la ricostruzione delle forze dell’ordine – di un telefono cellulare da utilizzare in carcere. «Mio fratello ha il telefono in galera e mi ha dato delle indicazioni… quello ha quello e quello ha quello». Allusioni finite intercettate e probabilmente riferite a della droga venduta in passato dal parente, ma che doveva essere ancora saldata da terze persone. In alcuni messaggi audio Antonio Nino Scarantino spiegava al fratello detenuto Gabriele di avere anche una «bellissima notizia» e cioè di essere «pronto a portare il fumo (l’hashish, ndr) giù – si legge nell’ordinanza – avendo concordato una fornitura di 100 chilogrammi, di cui metà da pagare alla consegna e il saldo a 20 giorni».
Per riuscire a spostare la droga dall’Emilia-Romagna alla Sicilia il gruppo criminale avrebbe utilizzato il trasporto su gomma, sia tramite mezzi pesanti sia con le auto staffetta dotate di doppio fondo. Gli inquirenti individuano una figura chiave in Silvio La Rocca: autotrasportatore di professione e, secondo le accuse, corriere della droga per conto della famiglia Scarantino. Il nome di La Rocca compare tra i destinatari dell’ordinanza. Il 30 aprile 2022 le forze dell’ordine lo bloccarono mentre rientrava in nave a Palermo, proveniente da Livorno, con 74 chilogrammi di hashish nascosti nella cabina del camion. Qualche mese prima, l’11 dicembre 2021, le telecamere degli investigatori immortalarono la visita di Gabriele Scarantino, all’epoca libero, a casa di La Rocca, a Palermo. Il nipote del falso pentito viene ripreso mentre scende dalla sua lussuosa auto Bmw con una busta in mano e si reca dall’autotrasportatore. L’indomani, con il suo tir Volvo, La Rocca si imbarca per Napoli, così da raggiungere il Nord Italia. Arrivato nei pressi di Parma, l’autotrasportatore si ferma in una stazione di servizio e incontra un altro fratello Scarantino: Cristian. A lui – che non compare tra i destinatari della misura cautelare – avrebbe consegnato una busta. Secondo le accuse, il plico è lo stesso preso in consegna a Palermo: al suo interno ci sarebbero stati dei soldi guadagnati con lo smercio di droga nel capoluogo siciliano.
Dopo qualche settimana, l’11 gennaio 2022, La Rocca e Scarantino si incontrano di nuovo in un’area di servizio. Il primo arriva con il camion, l’altro in macchina. Si dirigono nei bagni, pochi istanti e vengono notati mentre raggiungono i rispettivi mezzi e si allontanano. C’è un dettaglio però: prima di recarsi in bagno l’autotrasportatore La Rocca prende due involucri dal camion e li nasconde sotto il giubbotto. La scena viene immortalata, a sua insaputa, da una telecamera nascosta che era stata piazzata dagli investigatori dentro il mezzo pesante.
Secondo le accuse, il vero dominus del canale d’approvvigionamento della droga da Modena a Palermo sarebbe stato il 31enne Gabriele Scarantino, il maggiore dei fratelli ai quali si fa riferimento nell’ordinanza. L’uomo è tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari (gip) Lirio Conti, ma al momento è irreperibile. Latitante dal febbraio 2022, quando scappò dalla sua casa di Scandiano, in provincia di Reggio Emilia, dove si trovava agli arresti domiciliari. Alcune settimane fa per i fratelli Scarantino Gabriele e Cristian, più un quarto che si chiama Andrea, sono state chieste anche delle pesanti condanne nell’ambito di un processo per narcotraffico sull’asse Albania-Kosovo-Emilia-Romagna. Inchiesta, quest’ultima, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Bologna. Adesso si aggiunge un tassello in più alla saga familiare. Nell’operazione palermitana sono coinvolti anche altri Scarantino. Si tratta di Danilo – figlio di Antonio Nino Scarantino – e di Mimmo Scarantino, fratello del falso collaboratore Vincenzo. Conosciuto come lo zio, per gli inquirenti avrebbe avuto «un ruolo apicale», rendendosi protagonista – da ristretto agli arresti domiciliari – di una consegna di otto chili di hashish. La sua villetta, nel quartiere palermitano Bonagia, sarebbe stata uno dei luoghi d’incontro riservati «per discutere questioni connesse al traffico e allo smercio di sostanze stupefacenti».
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