Castrese De Rosa a ruota libera nell’ultimo incontro con i giornalisti, quelli che definisce i suoi colleghi. “Il momento più difficile? Quando a Faenza di 400 persone non si sapeva più nulla. Pensava fossero tutte morte”
“Faccio il prefetto per hobby. Mi sento giornalista”
Un grande lavoro di squadra. “Il prefetto da solo non può fare nulla”. Parola di Castrese De Rosa. Così si congeda dai giornalisti il prefetto trasferito a Catanzaro per l’ultimo incarico della sua carriera da dirigente dello Stato. Lo fa durante la sua ultima conferenza stampa con quelli che avverte come colleghi. Sì, perché confida ad alta voce e per l’ennesima volta: “faccio il prefetto per hobby – dice scherzando, ma con un fondo di verità -. Mi sento giornalista come voi”.
De Rosa ricorda il primo articolo scritto a 17 anni per il “Gazzettino campano” e il suo impegno durante il terremoto dell’Irpinia del 23 novembre 1980.
Il momento più difficile durante l’alluvione del 2023, quando a Faenza non si sapeva nulla di 400 persone
A Ravenna si è trovato su un altro fronte simile, quello dell’alluvione di metà maggio 2023. “Il momento più difficile – aggiunge – quando di 400 persone a Faenza non si sapeva nulla, non si trovavano. L’acqua era altissima. Pensavamo fossero tutte morte”.
“Abbiamo il dovere di comunicare, ma non per apparire”
“Il prefetto – prosegue De Rosa in tema alluvione – non ha mai negato una notizia” e ha sempre risposto a tutti. In quei giorni, la prefettura diffuse 40 comunicati, perché “abbiamo il dovere di comunicare, non per apparire, ma perché conosco il vostro lavoro”.
De Rosa ricorda i più stretti collaboratori che si è portato accanto – i viceprefetti Arnaldo Agresta (vicario, Nazzareno De Franco, e Pierluca Castelli – che lo tratteggiano come un esempio da seguire, e i 56 addetti che lavorano negli uffici di piazza del Popolo. “Ci siamo aiutati sempre, l’uno con l’altro. In quei giorni del maggio dello scorso anno non si è mai dormito”.
Ringrazia il sindaco de Pascale e tutti i sindaci della provincia. “In città si avverte una grande coesione sociale – prosegue -. Ci sono buoni rapporti tra istituzioni, imprese e associazionismo. Abbiamo sempre lasciato la porta aperta a tutti, in particolare ai fragili e ai vulnerabili”. È quello che De Rosa definisce il “modello Ravenna” che si porterà a Catanzaro, dove si sente onorato di andare, sapendo che lascia questa città in buone mani, in quelle di Raffaele Ricciardi che inizierà il suo servizio lunedì 9 dicembre, cui augura “i migliori auguri”.
Ravenna, città sicura
Il prefetto cita qualche numero per raccontare una città e una provincia sicure, “dalle grandi potenzialità”. Meno furti in generale, meno nelle abitazioni e negli esercizi commerciali. E anche quelli di auto e motocicli. “Siamo ai primi posti nelle classifiche perché qui si denuncia tutto. Si ha fiducia nelle istituzioni, un elemento positivo”. Ricorda i dieci episodi di risse durante l’estate, “per nove dei quali sono stati scoperti e individuati i responsabili”.
Un altro aspetto che descrive Ravenna è il lavoro assieme al sindaco, “col quale abbiamo sempre condiviso ogni iniziativa. Qui non si è mai verificato un solo incidente, anche dopo i fatti di Pisa (il riferimento è all’intervento della Polizia durante una manifestazione di studenti della scuole superiori, ndr). Non si vieterà mai nulla. Rispettando le regole, tutto si può fare”.
Quindi menziona i grandi eventi come il Jova beach party, l’Ironman e il Tour de France. Ricorda pure le polemiche attorno alle esercitazioni al distretto Eni. “Abbiamo bisogno di testare le capacità di risposta e dobbiamo contrastare i sabotatori. Chi vuole, invece, può manifestare liberamente”.
“Bisogna sempre stare in allerta”
Anche se Ravenna non è il Bronx, “bisogna stare sempre in allerta – dice il prefetto – anche in materia antimafia”. In merito fa sapere che si stanno “approfondendo alcune situazioni. Oggi la criminalità è silente. Vale per mafia, camorra e ‘ndrangheta. Per questo ci vuole massima attenzione”. Comunque, “questo territorio ha gli anticorpi” per rispondere in maniera adeguata.
Trattando degli sbarchi di immigrati, De Rosa si commuove. “Ne abbiamo gestiti 15, il primo il 31 dicembre 2022. Facemmo il brindisi qui in prefettura, a mezzanotte. Non parlo di migranti, ma di persone. Occorre usare i termini giusti e abbiamo il dovere di accogliere. Da noi sono arrivate 1517 persone. E il prefetto è sempre stato presente, sulla banchina, per fare sentire la presenza dello Stato a questa gente”.
“Vogliamo puntare sulla prevenzione”
De Rosa ricorda i protocolli, anche se, assicura, “non sono un amante di questi strumenti”. Uno sugli infortuni sul lavoro, a breve, per gli appalti privati. Poi quello sulla violenza di genere, firmato il 25 novembre, argomento del momento. Servono, specifica, “per mettere sulla carta gli impegni di tutti. Si farà la formazione nelle scuole con team multidisciplinari, sia sulla violenza di genere sia per il cyberbullismo. Vogliamo puntare sulla prevenzione”.
Menziona “Insieme a te” e Debora Donati come il più bel progetto incontrato a Ravenna. Al prefetto si incrina la voce quando sottolinea lo “spirito di solidarietà” di questa terra. Porterò questa esperienza a Catanzaro”. E ci tiene a precisare: “In Calabria la maggior parte della gente è perbene”.
La prefettura come casa di tutti
De Rosa fa anche una riflessione sulla sua figura e il suo rapporto con la gente. “Essere stato definito come il nostro prefetto è stato per me il fatto più bello. La prefettura è la casa di tutti, segno di vicinanza dello Stato alla città, senza formalismi e autoreferenzialità. Dai cittadini ho ricevuto molto di più di quello che ho potuto dare”.
Sul suo profilo social gli sono arrivati più di mille messaggi di auguri, dopo la notizia del trasferimento-promozione. “Ho sempre seguito il vostro lavoro – conclude –. C’è bisogno di una stampa libera di parlare e di criticare. Da voi ho tratto molti spunti utili per la mia attività”.
Non si ferma De Rosa che ricorda le 40 onorificenze, quasi tutte relative ai giorni dell’alluvione, che consegnerà nei prossimi giorni e quelle per cui ha avviato l’iter. E guarda avanti, facendo presente che grazie a interventi della Fondazione della Cassa di risparmio di Ravenna verranno installate le sirene in città. Sì, “perché la Protezione civile viene al primo posto”. Per la cura del territorio e di chi lo abita. Come il prefetto Castrese De Rosa ha mostrato con spirito di servizio, sempre in prima linea.
Francesco Zanotti
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