il poliziotto aggredito e la morte di Chimirri

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CROTONE Un «deprecabile episodio di insensata e brutale violenza» perpetrata nei confronti di Giuseppe Sortino, viceispettore della Polizia di Stato, intervenuto a Crotone, nel quartiere Lampanaro per «svolgere un atto del suo ufficio», motivato da un «precedente riscontro di una serie di gravi infrazioni al codice della strada». È quanto riporta il gip del Tribunale di Crotone, Elisa Marchetto, nell’ordinanza di custodia cautelare emesso nei confronti di quattro persone: Domenico Chimirri (cl. ’06); Domenico Chimirri (cl. ’57) figlio e padre della vittima; Antonio Chimirri (cl. ’83) e Mario Chimirri (cl. ’88), fratelli del pizzaiolo.   

A poco più di due mesi dall’omicidio avvenuto nel pomeriggio del 7 ottobre, nel quartiere Lampanaro di Crotone, del pizzaiolo e Tiktoker Francesco Chimirri, la Procura di Crotone avrebbe chiuso il cerchio sui presunti responsabili del pestaggio avvenuto proprio ai danni del poliziotto Sortino. Un colpo di pistola esploso con la propria arma d’ordinanza tanto sarebbe bastato per uccidere Chimirri. Un episodio di cronaca che aveva avuto strascichi non solo in sede investigativa, ma anche nell’opinione pubblica, con la pubblicazione sui social di due video che hanno ripreso le fasi concitate del pestaggio subito dal poliziotto.

Gli inquirenti, dunque, hanno ricostruito quanto sarebbe avvenuto quel pomeriggio. Dopo una prima efferata aggressione contro Sortino da parte di Francesco Chimirri, aiutato prima dal figlio Domenico (cl. ‘06) e poi anche dal padre Domenico (cl. ’57) e dai fratelli Mario e Antonio, giunti sul posto per dargli manforte, l’ispettore della Polizia di Stato «picchiato selvaggiamente anche con il proprio sfollagente» dopo aver tentato la fuga sarebbe «rimasto intrappolato in un angolo angusto del piazzale». Qui, compiendo un disperato tentativo, il poliziotto spara un colpo con la pistola di servizio, colpendo a morte Francesco Chimirri. Dopo una precaria tregua, però, sarebbe ripreso l’assalto ai danni di Sortino «con rinnovate ferocia e disumanità».
Come ricostruito ancora dagli inquirenti e riportato nell’ordinanza, «il violento accanimento sulla vittima proseguiva, gradualmente scemando in intensità e frequenza». Ma, a turno, tutti gli indagati e per circa sette interminabili minuti, «davano sfogo alla propria rabbia, percuotendo la vittima sino al sopraggiungere dei soccorsi, in una piazza oramai gremita di curiosi», annota ancora il gip. In particolare, Domenico Chimirri (cl. ’06) e Antonio Chimirri, figlio e fratello del defunto, reiteratamente avrebbero sferrato calci alla testa di Sortino, «riverso a terra in conseguenza delle ferite precedentemente cagionategli dai suoi aguzzini».

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Incidente sulla SS106

La prima parte della storia si è consumata lungo la SS106, in direzione Reggio Calabria-Taranto. I protagonisti sono la Peugeot 208 nera di Sortino, la Dacia Duster di Francesco Chimirri a bordo della quale viaggiava anche il figlio Domenico (cl. ’06) e la Citroen “Xara-Picasso” grigia, a bordo della quale viaggiava Bruno Luchetta. Il percorso delle tre autovetture è stato ricostruito con estrema precisione dai Carabinieri grazie all’esame delle telecamere. Come ricostruito, dunque, Sortino, appena rientrato dalla Sicilia ed in ritardo per andare a lavoro, «avrebbe intercettato l’auto di Chimirri che procedeva a zig-zag lungo la Statale, con andatura sostenuta, cagionando un sinistro stradale», decidendo così di seguirla fino al quartiere Lampanaro. Sortino, in borghese, sarebbe così sceso dall’auto, indugiando con telefonino «tentando di contattare il collega», annota il gip. A conferma del clima di generale distensione e bonarietà che si respirava sino a quel momento «soltanto qualche minuto dopo (le 14.47) i due si avvicinavano alla zona dove si trovavano i Chimirri» annota ancora il gip, «insensatamente quanto repentinamente, la situazione si surriscaldava, facendosi tutto ad un tratto, assurdamente tesa…». (g.curcio@corrierecal.it)

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