Mega impianti eolici e alternative possibili

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I MEGA IMPIANTI EOLICI SUI CRINALI APPENNINICI E LE ALTERNATIVE POSSIBILI

Quando parliamo dell’assalto all’Appennino ci riferiamo a progetti di impianti eolici colossali che ricadono su piccole realtà come la nostra. I cittadini ne vengono a conoscenza con difficoltà, a volte per caso, come nel caso del parco eolico Monte la Fine – Pratolungo, che interessa le regioni Toscane ed Emilia Romagna e del quale nemmeno tutti gli amministratori sono stati tempestivamente informati.

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Possono contenere sezioni “oscurate” cioè non rese pubbliche, quindi è estremamente difficile la loro analisi sia da parte degli enti locali, sia dai cittadini. Le osservazioni che gli enti locali interessati presentano al riguardo sono consultabili dai cittadini solo dopo la loro pubblicazione e i tempi e le modalità sono ristrette e a volte poco chiare.

Gli ultimi due progetti per impianti eolici di tipo industriale riguardanti le nostre montagne appaiono evidentemente il frutto di un lavoro fatto a tavolino, senza la conoscenza effettiva dei territori interessati. Se per costruire parchi eolici si devono stravolgere aree dal forte valore naturalistico e paesaggistico, le ricadute negative saranno per gli abitanti, gli animali, l’ambiente, e i vantaggi soltanto per i proprietari degli impianti. Sono veri e propri esempi di un falso ecologismo, fatto non per migliorare la nostra vita, ma per l’esclusivo profitto di aziende private che intendono speculare su un problema attuale: surriscaldamento globale e crisi climatica, con queste opere, nei fatti, incrementando il tutto! L’obiettivo vero al quale mirano le ditte proponenti, ditte che hanno sedi lontane dai siti interessati dai progetti, è l’ottenimento degli incentivi statali, a carico di tutti i cittadini perché messi nelle bollette alla voce “oneri diversi”, e i fondi del PNRR.

I progetti in fase istruttoria relativi al parco eolico LOC. LA BADIA – RAZZOPIANO, impresa proponente Santa Chiara Energia S.r.l. e quello Di Monte La Fine-Pratolungo presentato da EEA Italy Wind S.r.l. con sede a Milano non fanno eccezione.

Per l’accesso ai siti indicati in quest’ultimo progetto, il quale grava sul territorio di Piancaldoli, non esistono strade tantomeno in grado di supportare mezzi molto pesanti nella fase di cantierizzazione, oltre alla presenza delle numerose frane lungo il percorso. Ci chiediamo come penserebbero di fare a trasportare i segmenti di queste torri di altezza pari a 105 m, diametro rotore 150 m e pale di lunghezza 73 m. Inoltre in relazione agli impianti, sarebbero previste: piazzole di servizio, chilometri di scavi per interrare i cavidotti e altre infrastrutture. Ovviamente tutto questo comporterebbe disboscamenti e importanti movimenti di terra. Le pale si troverebbero su zone di frana attiva, dove oltretutto per un’abitazione che insiste in quella zona, esiste l’ordinanza di sgombro, e chissà con le vibrazioni determinate dalle pale, quali altri problemi si determinerebbero in una zona così fragile, dove, a causa delle frane e degli smottamenti degli ultimi due anni dovute alle disastrose precipitazioni, anche la viabilità è ancora compromessa.

Le pale, impatterebbero poi visivamente sia sul versante del Sillaro sia su quello del Santerno, dal sasso della Mantesca a Castiglioncello, solo per citare due note località dall’altissimo valore naturalistico prossime a zone Anpil o Siti di interesse regionale e/o comunitario.

L’altro è progetto il relativo al parco eolico LOC. LA BADIA – RAZZOPIANO Impresa proponente: Santa Chiara Energia S.r.l. con sede a Milano, in merito al quale sono state presentate richieste di integrazioni e osservazioni oltre che dal Comune del Firenzuola e dal comitato, anche dal CAI (Club Alpino Italiano) Gruppo Regione Toscana – Comitato Scientifico.

La stessa Santa Chiara Energia aveva presentato un altro progetto per la realizzazione di un impianto per la produzione di energia mediante lo sfruttamento del vento nel territorio comunale di Camugnano (BO) loc. Trasserra, con opere connesse nel Comune di Castiglione dei Pepoli (BO), respinto dalla DIREZIONE GENERALE CURA DEL TERRITORIO E DELL’AMBIENTE Emilia Romagna nel luglio di quest’anno, per carenza di documentazione.

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Se poi si crede che le amministrazioni possano ricevere, ricchi finanziamenti, si deve sapere che non è proprio così. Le convenzioni determinerebbero “entrate non ricorrenti”, utilizzabili per finanziare spese di investimento, ovvero opere di compensazione date per compensare i danni che tali impianti producono nei territori.

Le comunità umane hanno il dovere di scegliere tra le fonti rinnovabile quelle che producono minore impatto ambientale, anche nell’ottica di preservare l’ambiente e la biodiversità, così come anche l’europa ci chiede, anche in virtù delle prossime generazioni. E perché non cominciare con il salvaguardare proprio i nostri apoennini?

Le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) e le Comunità Energetiche Rinnovabili Solidali (CERS), possono fornire risposte valide in tal senso e sono già una realtà in molti comuni italiani. Di queste alternative possibili non si parla troppo poco ed è per questo che il comitato NO EOLICO INDUSTRIALE – FIRENZUOLA ha indetto l’ incontro del 28 novembre.

Le Comunità Energetiche Rinnovabili Solidali, sono una proposta concreta per affrontare il problema della povertà energetica e della conseguente disuguaglianza sociale, un’alternativa possibile agli impianti industriali di produzione di energia da fonti rinnovabili che devastano i territori come il nostro. Ne abbiamo parlato con Alessandro Vigni, presidente di Sienaenergie e Alessandra Filabozzi (Cers Illuminati Sabina).

Dai primi mesi dell’anno, quando è stato approvato il decreto ministeriale del 24 gennaio, le CER e le CERS sono molto cresciute. Esse sono organismi (giuridicamente inquadrati con formule differenti, come consorzi, cooperative, fondazioni, società o associazioni) che mettono insieme vari soggetti, dai Comuni alle parrocchie, dalle attività produttive, ai comitati di cittadini, con un unico obiettivo: produrre in loco e consumare insieme energia rinnovabile prodotta “dal basso”, perlopiù attraverso la tecnologia fotovoltaica, installata su tetti di capannoni, scuole, municipi, impianti sportivi etc..

E di luoghi dove mettere pannelli solari senza distruggere l’ambiente, nei nostri Appennini, ce ne sono molti!

I membri delle Comunità non sono solo consumatori ma auto-produttori di energia in loco. Per una comunità locale il prezzo di un megawatt autoprodotto è inferiore di almeno un terzo rispetto al corrispettivo erogato dalla rete tradizionale. Con la produzione e l’autoconsumo si riducono le perdite di rete, cioè la dispersione che avviene nella produzione e nella distribuzione dell’energia, perdite che vengono addebitate nelle bollette degli utenti dalle società fornitrici di energia elettrica, tramite le compagnie di distribuzione che gestiscono la rete elettrica.

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Al termine dell’assemblea, Fabrizia Jezzi, del comitato tutela crinali Mugellani, Crinali Liberi, presentato con foto attuali, la devastazione ambientale e il disboscamento che avviene nella costruzione di un impianto eolico industriale, così come sta avvenedo sul Giogo di Villore.

Le scelte energetiche riguardano la democrazia stessa. Si tratta di scelte che non devono essere sempre calate dall’altro, con processi decisionali in mano alle logiche del profitto, ma processi che vedano le comunità umane protagoniste e fautrici di un diffuso progresso sociale e ambientale.

Per questo, come alternativa all’assalto della speculazione dell’eolico industriale fatto sui nostri crinali, chiediamo alle amministrazioni, e anche alla nostra, di essere parte attiva nella creazione delle CER-S

 

7 Dicembre 2023

Comitato NO EOLICO INDUSTRIALE-FIRENZUOLA

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