18.38 – sabato 7 dicembre 2024
(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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Il Comitato “Quaranta e tre milioni”, il Comitato per la Legalità e la Trasparenza del Trentino Alto Adige e l’Associazione Bearsandothers ODV, hanno oggi depositato un esposto alla Procura di Rovereto per la vicenda dell’albero prelevato in Val di Ledro e trasferito morente in piazza S.Pietro a Roma.
Il Gigante Verde di Malga Cita (Ledro) è stato abbattuto per soddisfare interessi economici e di immagine che nulla hanno a che vedere con il concetto di rispetto della biodiversità, millantato sia dal sindaco Girardi, sia dal Vaticano che fa eco a tale assurda definizione. Hanno potuto millantare la foglia di fico del ” naturale ricambio” fino all’ ora antelucana del 18 novembre. Mentre la” sostenibilità” più volte dichiarata, crolla al solo concepire l’idea di trascinare per seicento chilometri lungo mezza Italia, un abete agonizzante che è stato vigilato da forestali e più pattuglie di Carabinieri, fin dalla mezzanotte del giorno del suo taglio.
Il Gigante Verde di Malga Cita è stato segato alla chetichella e sezionato fino a farlo rientrare nella dimensione voluta, con grande dispiegamento di mezzi. E di fronte alla falsità più volte ribadite da chi regge la cosa pubblica come un feudo privato, è evidente a tutti che tale visione sia in antitesi con il rispetto della biodiversità, nonché con il concetto del simbolo che rappresenta tale taglio assurdo. Si contesta il simbolo che rappresenta questa operazione, spregio a qualsiasi buon senso, sia per i soldi della collettività letteralmente buttati, 60.000 euro, sia per aver agito contro il rispetto di quella vita che tanto si predica ma poco si pratica!
A nulla sono valse le oltre 53.000 firme di cittadini indignati che chiedevano di fermare lo scempio; a nulla sono valsi gli avvisi preventivi che le scriventi associazioni hanno effettuato ai decisori di tale scempio, che avrebbero potuto fermarsi per dare un segnale di rispetto diverso.
E quindi, l’inevitabile scelta: oggi è stato depositato un esposto che chiede alla magistratura di indagare e approfondire se siano state rispettate leggi e norme vigenti in tema di tutela ambientale e in tema di corretto uso di fondi pubblici.
Ci rimettiamo alla magistratura, affinché venga appurato se ciò che è stato fatto sia legittimo; restiamo convinti che eticamente la vicenda sia da condannare, perché non è possibile continuare con prassi che hanno condotto l’umanità sull’orlo di una crisi climatica imminente; non è certo l’albero, lo sappiamo bene, ma Santa Madre Chiesa vive di simboli da millenni e poteva generare un atto simbolico forte rinunciando a questo scempio, così come i decisori tecnico-politici potevano usare diversamente i soldi pubblici, magari aiutando chi è in difficoltà, invece che abbattendo un albero che ora sta morendo.
Vale la pena ricordare la storia: Ad agosto, hanno scarpinato su e giù per le Prealpi Ledrensi forestali e militari alla ricerca del Santo Graal ordinato dal vaticano. Non già un dono spontaneo, tipo a caval donato…, ma una sorta di lista nozze bloccata: “da un punto facilmente accessibile e ben ricoperto di rami sottili” , nel rispetto della sostenibilità, scegliendo gli alberi più maturi, il cui” raccolto” costituisce un sostituto naturale. Quale miglior punto accessibile di Malga Cita? C’è uno spilungone più alto delle richieste, giovane e sano, pieno di rami sottili e flessibili, cresciuto in un microclima ideale, per apporto idrico e nutrienti. Potrebbe diventare un abete monumentale in poco tempo e sposare il nuovo ruolo sociale della malga. Ma che importa se non fa parte di un lotto di legname da opera!
“Se non lo avessimo donato- chiosa il sindaco, sarebbe comunque finito in segheria (11 nov2024); stanno rovinando una festa per una pianta; i forestali segnano le piante da abbattere in base alla legge provinciale; sono alberi che si trovano in abetaie dove vi sono migliaia di piante”! Questo è stato dichiarato. Già, per chi di un albero vede solo il tronco, l’orizzonte culturale arriva fino lì.Il Gigante di Malga Cita non fa parte di un’abetaia o di un lotto di legname da taglio, ma cresce isolato in un pascolo! Non è stato ” segnato ” dai forestali.
Possiamo tranquillamente affermare che chi ha affermato tali cose vede una realtà diversa da ciò che realmente è stato!
E chi mente, sapendo di mentire, per fini demagogici, per sostenere un comportamento che potrebbe anche essere illegittimo, dovrà renderne conto; la giustizia deciderà. L’esposto è stato presentato e chiede alla Procura di Rovereto di indagare su presunti reati ambientali e omissioni di atti d’ufficio da parte dei decisori di questa vicenda.
Per la condanna etica ci ha pensato l’opinione pubblica, nonché le oltre 53.000 firme di cittadini indignati!
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COMITATO “QUARANTA E TRE MILIONI”
COMITATO PER LA LEGALITA’ E LA TRASPARENZA DEL TRENTINO ALTO ADIGE ASSOCIAZIONE BEARSANDOTHERS ODV
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