Anche in un anno complesso per il settore, non sono mancate le operazioni di finanza straordinaria nel fashion & luxury. Nel solo primo semestre 2024 sono stati ben 35 in Italia, secondo un’analisi di PwC, gli accordi annunciati che hanno portato un po’ di brio nell’industria. «Il secondo semestre è stato invece impattato da un significativo calo delle performance delle aziende del settore quotate, nonché dalla decisione di posticipare l’ingresso in borsa di Golden Goose nonostante risultati più che positivi comunicati al mercato», spiega a MFF Emanuela Pettenò, consumer markets leader e markets leader di PwC Italia.
Tra i principali deal dell’anno, ricordiamo dal delisting di Tod’s a opera del fondo L Catterton all’acquisizione dello storico brand di alta gioielleria Vhernier da parte di Richemont. O ancora, il passaggio del brand di sneakers Autry da Quadrivio a Style capital anticipato da MFF fino alla quota di Elisabetta Franchi rilevata dalla holding Nessifashion di Marco Bizzarri, al salvataggio di Trussardi da parte di Miroglio e a numerose operazioni di filiera da parte di Florence, Holding moda, Capri holdings o Otb group. Non da ultima l’acquisione del 40% di K-Way da parte di Permira. E dietro le quinte di tutti questi accordi i protagonisti sono stati come sempre gli advisor. Con discrezione, hanno tenuto le redini delle più importanti operazioni, tra cui le tre ipo nel beauty di Puig, Douglas e Galderma, ma anche della quotazione di Golden Goose poi rinviata a causa della situazione di incertezza a livello europeo.
I loro nomi? MFF ha raccolto i 18 profili italiani di maggior rilievo nel volume speciale MFF-The New Rules. A cominciare da Irving Bellotti, partner di Rothschild & co a capo del team che segue il settore lusso. Tra le operazioni che portano la sua firma, l’ingresso di Kering in Valentino, la cessione della maggioranza di Gianvito Rossi a Richemont, la vendita di Zimmermann da parte di Style capital e la vendita di Etro a L Catterton. Stando alle ultime indiscrezioni, la banca d’investimento avrebbe recentemente ripreso la ricerca di un acquirente proprio per la maison Etro, ricerca già avviata e successivamente sospesa nei mesi scorsi a causa delle condizioni di mercato sfavorevoli.
Per il settore del lusso, della moda e della bellezza, del retail e del private equity, EY fa invece affidamento sul senior partner Federico Bonelli, che tra i deal più recenti annovera la cessione di Autry a Style capital e di Veralab a Peninsula, oltre ad aver contribuito nell’ipo di Golden Goose, poi rimandata. Nell’ambito dell’opa Tod’s di inizio anno, unico advisor finanziario per L Catterton è stato J.P. Morgan, guidato in Italia dal 2018 dal senior country officer Francesco Cardinali. Roberto Costa, che ricopre il ruolo di managing director e global head of luxury and fashion per Citigroup, nel suo curriculum vanta l’acquisizione di Selfridges group da parte di Signa e Central group, l’acquisto di Stone island da Moncler e di Tiffany & co. da Lvmh e la fusione tra Luxottica ed Essilor. Quest’anno ha inoltre gestito le ipo di Douglas e Galderma.
Head of advisory Italy e managing director di Bnp Paribas corporate & institutional banking, Gabriele Di Natale è stato coinvolto sulla vendita di Kiko Milano a L Catterton e sull’acquisizione di MinervaHub da parte di San Quirico. A livello europeo, il suo team ha seguito le quotazioni di Puig, Galderma e Douglas e la vendita di Parfums de Marly e Initio parfums privé ad Advent. E ancora, Francesca Diviccaro è dal 2021 head of industry retail & luxury della divisione Imi corporate & investment banking di Intesa Sanpaolo, e ha recentemente seguito l’acquisizione di Kiko Milano da parte di L Catterton e l’ipo della catena di profumerie tedesca Douglas, in cui l’istituto ha agito con il ruolo di co-lead manager. Alessandro Erbanni, head of corporate finance di Banca Akros, ha partecipato all’operazione con cui il fondo di private equity Peninsula capital ha acquisito una quota di minoranza di Mattioli, gruppo torinese specializzato nella produzione conto terzi di gioielleria di alta gamma, assistendo la famiglia Mattioli in qualità di advisor finanziario in esclusiva. Inoltre, Banca Akros era stata selezionata come co-lead manager nell’ipo di Golden Goose.
Managing director, global corporate & investment banking di Bank of America, Fabio Fusco nel mondo beauty e luxury è stato l’advisor di fiducia della famiglia Della Valle nel delisting del gruppo Tod’s e della famiglia Percassi nella cessione della maggioranza di Kiko Milano a L Catterton. In passato è stato inoltre advisor del Fondo italiano nella cessione di Gruppo Florence e di Carlyle nella vendita di Golden Goose a Permira. All’opa Tod’s ha contribuito anche Alberto Gennarini, socio fondatore di Vitale & co, che vanta un’esperienza di oltre 35 anni nell’ambito del corporate finance. Tra i profili di spicco c’è anche Samanta Mainetti, managing director in Banca Investis con ruolo di private banker con focus sugli imprenditori.
E poi ancora, Michele Marocchino, managing director di Lazard, che negli anni ha assistito Investcorp nella vendita di Dainese, Richemont nell’acquisizione di Buccellati, Investindustrial e Carlyle nella creazione di Flos B&B Italia group, Ergon capital nella prima importante vendita di Golden Goose, Blackstone nell’acquisizione di una quota di Versace e la successiva vendita a Michael Kors ed Eurazeo nell’acquisizione di una quota di Moncler e successiva ipo. Enrico Massaro, head of consumer and retail Emea per Barclays, recentemente ha seguito la vendita di Capri holdings a Tapestry, successivamente annullata proprio nelle scorse settimane, ma anche la vendita dell’immobile di prestigio in via Montenapoleone 8, a Milano, al gruppo Kering e l’acquisizione di Kiko Milano da parte di L Catterton.
Riccardo Mulone, country head di Ubs Italia e head of Italy investment bank, ha assistito nel corso della sua carriera aziende tra cui Ferrari, Moncler, Zegna, Tom Ford, Golden Goose e Pagani, nonché Luxottica e Intercos, nelle loro transazioni di più alto profilo. Marco Paesotto è invece managing director della divisione di investment banking di Goldman Sachs e, tra le operazioni completate nell’ultimo anno, figurano l’assistenza ai consiglieri indipendenti di Tod’s nell’ambito dell’opa promossa da L Catterton. In passato ha assistito Versace nell’apertura del capitale al fondo Blackstone e nella successiva cessione a Capri holdings, Essilor nell’ambito dell’ops promossa su Luxottica e Investindustrial acquisition corp nella fusione con il gruppo Zegna e la conseguente quotazione a New York.
Come global head del team consumer goods di UniCredit, Riccardo Penati è stato coinvolto nel reinvestimento di Vam in Florence, mentre Mauro Premazzi, head of Italy investment banking di Jefferies, ha lavorato alle ipo di Brunello Cucinelli, Jimmy Choo e Moncler e svolto un ruolo chiave in una serie di transazioni come l’ipo di Mytheresa e la vendita di una quota di minoranza di Luisaviaroma a Style capital. Infine, Nicola Savoini, co-head dell’investment banking per l’Italia di Morgan Stanley, ha seguito l’ipo di Intercos a Milano, il collocamento accelerato di azioni Moncler per conto di Ruffini partecipazioni e la cessione di Bulgari a Lvmh, mentre Luca Zesi, senior partner di Deloitte financial advisory, ha svolto quest’anno un doppio ruolo di advisor contabile e fiscale nell’operazione che ha visto L Catterton rilevare il 70% di Kiko Milano dalla famiglia Percassi.
A fronte di un primo semestre più effervescente in ambito M&A, nella seconda parte dell’anno il mondo fashion & luxury ha fatto più fatica a portare a casa deal di peso. Oltre alle quotate, «anche le performance delle aziende non quotate, sia brand che retail e filiera, hanno segnato un calo, salvo poche eccezioni, e i fondi di investimento hanno una cautela sempre maggiore nell’approcciare il settore», spiega Pettenò di PwC Italia. «Solo i conglomerati del lusso o i fondi con know how specifico e track record di successo guardano ai brand. Si veda per esempio l’acquisizione di Vhernier da parte di Richemont o più di recente l’investimento nel 40% di K-Way di Permira, mentre i fondi più generalisti preferiscono puntare alla filiera che offre significative opportunità di consolidamento e razionalizzazione, come Azimut su Filiera toscana della calzatura», prosegue l’esperta, illustrando le operazioni più rilevanti dell’ultimo periodo.
In questa seconda metà dell’anno, sulla filiera continuano a essere attivi sia i big, con Gucci logistica che ha rilevato il 49% della conceria Colonna, già controllata al 51%, o le piattaforme Holding Moda e MinervaHub in particolare e gli operatori italiani, con Mantero che ha acquisito il 70% di Maglificio Ites. Il mondo del retail «è stato oggetto di operazioni di distressed M&A con razionali strategici, quali l’acquisizione di Ynap da parte di Mytheresa e il potenziale ingresso di Europa investimenti al 30% nel gruppo Coin tramite conversione del debito in una quota di minoranza», aggiunge l’analista. Ma nonostante la fiacchezza dell’ultimo periodo per il settore, gli operatori stranieri, sia strategici che fondi di private equity, guardano con crescente interesse al settore, «stimolati dalle opportunità di acquisizioni a multipli interessanti in un momento di mercato difficile».
Si pensi all’investimento di Regent in Bally e la potenziale cessione di Woolrich da L-Gam a Baoxiniao holding che ha fatto recentemente chiacchierare il mercato. «Al momento vediamo una pipeline di almeno cinque processi confidenziali in corso su aziende italiane del fashion & luxury di taglia media, oltre a rumors su potenziali operazioni su brand quali Versace e Aeffe, al momento non confermati», conclude Pettenò. Avvicinandosi alla fine del 2024, gli occhi sono puntati sul prossimo anno mentre fanno ben sperare indiscrezioni su una ripresa delle trattative di alcuni importanti accordi. Gli analisti sono tuttavia quasi all’unanimità concordi sul fatto che a una ripartenza più decisa del comparto non si assisterà fino al secondo semestre 2025. (riproduzione riservata)
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