E’ il clima, il grande protagonista del futuro dell’agricoltura. Per essere più precisi: il surriscaldamento e la disponibilità d’acqua. Sono le indicazioni emerse con indiscutibile evidenza nel corso della due-giorni di convegno “Agricoltura tra le terre della Valpolicella e dell’Adige – I nuovi orizzonti delle produzioni agricole”.
Organizzato dal Comune di Pescantina e dalla Fondazione prodotti agricoli di Bussolengo e Pescantina, l’evento intendeva fare il punto del settore primario nell’Ovest scaligero.
Andrea Giuliacci, ospite d’onore del forum, non ha esitato ad affermare che «a prescindere dai provvedimenti che si intenderà adottare, lo scenario futuro è segnato da un aumento delle temperature abbinato a siccità, riduzione delle piogge ed eventi estremi. Ma la criticità maggiore – ha avvertito il meteorologo e divulgatore scientifico delle reti Mediaset – sarà la disponibilità d’acqua. La vera sfida, anche e soprattutto per il mondo agricolo, sarà riuscire a intercettare l’acqua piovana, innanzitutto attraverso la realizzazione di invasi e laghetti artificiali e, in caso di emergenze, di dissalatori».
La situazione in Italia si sta già facendo critica, visto che «il nostro Paese è un “hotspot” del cambiamento climatico: il Mediterraneo si sta riscaldando a una velocità doppia rispetto al resto del pianeta. Questo ha portato a una drastica riduzione dei ghiacciai – meno 30 per cento in mezzo secolo -, principali fornitori di scorte d’acqua per i mesi estivi. Le conseguenze per l’agricoltura si riscontrano già oggi con sempre maggiore frequenza: anticipo delle fioriture e dei raccolti, spostamento delle aree idonee alle colture sempre più a nord o a quote più elevate, danni derivanti da agenti patogeni, parassiti e insetti nocivi, oltre naturalmente ai danni derivanti dagli eventi meteo estremi».
Concetti ripresi e confermati da Nicola Mori dell’Università di Verona: «Il cambiamento climatico sta impattando in maniera sempre più marcata sulle coltivazioni. Gli insetti sono dei veri e propri “bio-indicatori”: i parassiti sono sempre esistiti in agricoltura, ma l’innalzamento delle temperature e – soprattutto – gli inverni via via più miti sono alla base di una loro sempre maggiore proliferazione».
Prendendo lo spunto dall’analisi di mercato di pesche e nettarine, Salvo Garipoli di SG Marketing ha approfondito i temi del marketing ortofrutticolo: «E’ la marca che può garantire la difesa del valore delle produzioni e, di conseguenza, il lavoro agricolo. In tal senso, gli elementi strategici sono il gusto, la qualità, l’eccellenza, ma anche i benefici nutrizionali, la provenienza, la sostenibilità delle coltivazioni. In una parola: occorre saper “raccontare” i prodotti. In questo quadro, la filiera risulta determinante: dalla produzione al controllo qualità, dalla commercializzazione alla moderna distribuzione».
A parlare infine del rapporto sempre più stretto tra promozione turistica e prodotti del territorio ha provveduto Paolo Artelio, presidente della Fondazione Destination Verona & Garda, che ha snocciolato una serie di cifre di grande impatto: «Si stima che siano 15 milioni i “turisti enogastronomici” che visitano ogni anno l’Italia. Ogni anno aumentano del 5 per cento. L’indotto stimato è di 12 miliardi di euro. Di questa cifra, Verona e il suo territorio contribuisce per 2 miliardi. Si tratta di visitatori che spendono mediamente il 20 per cento in più degli altri turisti. Ancora più nel dettaglio, il cosiddetto turismo rurale è in fortissima espansione: si tratta di un turismo che si potrebbe definire “esperienziale”. A ciò si può aggiungere che sul Garda si contano 25 milioni di presenze, composte per il 70 per cento da visitatori che giungono sul Lago con la propria auto. Alla luce di tutti questi dati, emerge chiaramente l’assoluta necessità di creare una “filiera del turismo enogastronomico” in grado di promuovere e valorizzare le bellezze del territorio e i suoi prodotti tipici».
Nutritissima la presenza degli altri relatori: lo storico Giannantonio Conati, l’agronomo Silvano Zampini, Matteo Tedeschi del Consorzio del Valpolicella, Lucio Perin della Valpolicella Benaco Banca, l’architetto Federica Todeschini, Enzo Gambin dell’Associazione produttori olivicoli, Giannantonio Armentano dell’Informatore Agrario, Massimo Bariselli del Servizio fitosanitario dell’Emilia Romagna, Albino Armani del Consorzio Pinot Grigio e Marianna Fasoli dell’Università di Verona.
Presenti anche il presidente della Commissione agricoltura della Regione Marco Andreoli, gli assessori all’agricoltura Giacomo Sandrini (Pescantina) e Giovanni Amantia (Bussolengo), oltre al presidente della Fondazione prodotti agricoli, Gianluca Fugolo, e alcuni rappresentanti di amministrazioni comunali limitrofe.
«Dopo aver ripristinato nei mesi scorsi l’assessorato all’agricoltura all’interno della Giunta comunale – ha sottolineato il sindaco di Pescantina, Aldo Vangi -, come prima azione di governo abbiamo voluto promuovere e organizzare un importante appuntamento che, con l’aiuto di numerosi esperti, da un lato facesse il punto sullo stato dell’arte nel settore primario e dall’altro confermasse la centralità di Pescantina nell’Ovest veronese».
La “due giorni” ha ricevuto il patrocinio del Ministero dell’Agricoltura della Sovranità alimentare e delle Foreste, oltre che della Regione Veneto e della Provincia di Verona.
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