Da oggi e per una settimana al Circo Massimo si terrà l’edizione della manifestazione di Fratelli d’Italia. Presente Bertinotti, assente Elly Schlein. E nel Pantheon Colombo diventa di destra (come Dante?)
L’anno scorso erano a Castel Sant’Angelo, quest’anno si sono presi il Circo Massimo e magari già pensano al Colosseo, perché è chiaro che i Fratelli d’Italia progettano piuttosto in grande, diciamo così. Atreju (comincia oggi: hanno messo sul palco Bertinotti, Buttafuoco e Bonolis, preparate i popcorn), ormai, non è più una festa, ma una fantasmagorica celebrazione. Di partito. E di governo. È una prova di forza. Autentica. Lucente. Ostentata.
La sensazione è precisa camminando nella valle tra il Palatino e l’Aventino, che è stata completamente pavimentata ed edificata, un’opera spaventosa, costosa, con enormi tendostrutture trasparenti da film di fantascienza e la solita pista da pattinaggio su ghiaccio, stavolta addirittura gigantesca (se la vedono quelli della Milano-Cortina, svengono dall’invidia), tutto ghiaccio vero sotto un bellissimo sole: forse si tratta d’una fissazione (va bene Tolkien e quella roba lì: ma il pattinaggio, dove vi è scattata la molla per il pattinaggio?), oppure è un più plausibile vero capriccio di potere, da potenti, che qui dove gli imperatori organizzavano corse con le bighe, contano invece di far pattinare i romani (capito? I romani), una popolazione che ha un rapporto complesso anche solo con la neve, che da generazioni si tramanda il racconto della leggendaria nevicata del 1956, e che appena viene giù una spolverata, esce di casa con i Moon Boot, e chiudono gli uffici, e le scuole, e tutti pensiamo di dover restare in vacanza per almeno un mese.
Intanto da un furgone scaricano due porchette di dimensioni mai viste in natura. Il ristorante è in stile OktoberFest, però noi cronisti ci ricordiamo che a nemmeno cinquecento metri da qui, dove tutto cominciò, 25 anni fa, se andava bene, c’erano dei panini su un tavolaccio: e, alla fine dei sentieri brulli del Celio, trovavi un palco sbilenco tirato su con la colletta raccolta tra i ragazzi di Azione giovani e una ragazzina con i capelli biondi a caschetto, il bomber e gli scarponcini Dr. Martens, la loro capa, Giorgia, poi destinata a diventare premier. La festa è una sua geniale invenzione. Che si portava dietro tutto quel situazionismo elaborato a Colle Oppio, lì di fronte, tra le pareti umide della leggendaria sezione ricavata da una catacomba, in una cameratesca atmosfera molto speciale, politicamente scorretta, sullo sfondo di un immaginario culturale spregiudicato, che teneva insieme Marinetti, Camus ed Ezra Pound, uno scrittore anticomunista come John Fante e un viaggiatore inquieto come Bruce Chatwin. E poi, appunto, c’era Atreju: è il protagonista del romanzo fantasy La storia infinita, tutto ruota intorno alla lotta contro il Nulla che avanza ed è per questo che Meloni&Company si sentivano autorizzati a dibattiti spiazzanti, mai banali, spesso anche trasformati in tremendi trappoloni mediatici. A Gianfranco Fini, all’epoca leader di An e ministro degli Esteri (non ci siamo fatti mancare niente), sollecitarono un appello per aiutare il popolo dei kaziri, al che lui iniziò ad argomentare: «Conosco bene la situazione…»; a Berlusconi venne invece chiesta la disponibilità a scendere in piazza contro la feroce repressione di un dittatore del Laos, Pai Mei, che ovviamente non è mai esistito.
È così che sono arrivati fin qui. E ora se la godono. Ecco le prime auto blu. I cappotti (di cachemire) blu. La parata. Il potere. I ministri, i sottosegretari, i portaborse. La pasta e fagioli fumante e i cartelloni con la narrazione di un governo che fa meraviglie. Le statuine del presepe e una gigantografia di Giorgia (la kermesse, domenica prossima, chiuderà con il suo comizio). Attesa per la sorella Arianna, che arriverà tra gli inchini, e il codazzo della plenipotenziaria (con delega alle seccature: l’anno scorso toccò a lei prendersi cura dell’ex quasi cognato, il mitico Giambruno, comparso all’improvviso) e per il presidente argentino Javier Milei (ma un anno fa venne Elon Musk, e fu evento). Programma immenso, con altri 377 ospiti: unico grande assente, Matteo Salvini (dice che è impegnato con il congresso della Lega lombarda, farà solo un videocollegamento: parecchi Fratelli l’hanno comunque preso come l’ennesimo sgarbo). In compenso è previsto molto Pd, da Bettini a Letta, da Gualtieri a de Pascale, il nuovo governatore dell’Emilia-Romagna; però non ci sarà Elly Schlein, che ha fatto sapere: anche no, grazie. Certo Elly un po’ li ossessiona (e preoccupa?): il suo volto compare infatti su una lunga sequenza di cartelloni, di fronte ai quali c’è il meraviglioso pantheon di FdI. Con le foto di Oriana Fallaci e don Bosco, Maria Montessori e Cristoforo Colombo. Pure Colombo era di destra? Genny Delon Sangiuliano ci aveva parlato solo di Dante. Vabbé.
«La via italiana»: è scritto ovunque. Sulle recinzioni e negli stand, dove troverete ad accogliervi i ragazzi e le ragazze di Gioventù nazionale. Un anno fa erano lì, tutti gentili e premurosi, con le facce buone da boy scout, ma poi un’inchiesta di Fanpage scoprì che alcuni di loro uscivano da Atreju e andavano a gridare «Sieg Heil! Sieg Heil!», o anche «Duce! Duce!» (con il braccio teso). Il loro leader, il deputato Fabio Roscani, assicura però che tutti i colpevoli sono stati allontanati. «Finitela con le insinuazioni…».
La vera debolezza, qui, è il pattinaggio su ghiaccio.
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