“Manovra punitiva, insegnanti vanno pagati di più”

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Un presidio a Viale Trastevere, organizzato da Avs, per protestare contro i tagli alla scuola disposti dal governo Meloni con la manovra 2025: “Investono soldi per le spese militari. E noi invece vorremmo meno armi e meno missili e più medici e infermieri, più insegnanti magari pagati meglio”, ha detto il leader di Sinistra italiana Nicola Fratoianni.

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“Chi taglia l’istruzione taglia il futuro”. È lo slogan della manifestazione lanciata da Avs a difesa dell’università e della scuola pubblica, contro i tagli disposti nella legge di Bilancio, si è tenuta questo pomeriggio davanti al ministero dell’Istruzione in Viale Trastevere a Roma. Circa 250 persone si sono radunate al presidio, per puntare il dito anche contro il blocco del 25% del turn over per l’anno scolastico 2025/2026, stabilito nella manovra 2025, che comporterà una riduzione di 5.660 posti di insegnati, oltre a una riduzione di 2.174 unità di personale ATA.

“Una manovra che fa fare passi indietro al Paese. Ma è questo governo che dovrebbe fare parecchi passi indietro sulla manovra che ha presentato. Dovrebbero fare molti passi indietro perché l’Italia ha bisogno di più sanità pubblica, di più istruzione pubblica”, ha detto il leader di Sinistra italiana Nicola Fratoianni, parlando con i cronisti giungendo davanti al ministero dell’Istruzione, guidato da Valditara. Il riferimento di Fratoianni è anche agli incentivi che la maggioranza darà alle scuole private, incentivi che arriveranno per esempio sotto forma di voucher per le scuole paritarie per chi ha un Isee sotto i 40mila euro (L’emendamento in questione è ancora in ballo, anche se non compariva nella prima lista dei ‘super-segnalati’ dai partiti).

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A presidio sono intervenuti rappresentanti delle associazioni studentesche e giovanili, di Flc Cgil e Uil Scuola, dei comitati dei ricercatori precari, dei genitori. “In questo Paese c’è un disperato bisogno di politica in grado di ridurre le diseguaglianze – ha detto il leader di Sinistra italiana – e di aumentare la coesione, di allargare la sfera dei diritti. Invece quello che vediamo è il contrario. E quando da destra raccontano agli italiani che non ci sono i soldi li stanno prendendo in giro: i soldi ci sono, solo che li investono dove non andrebbe fatto, a partire dalle spese militari. E noi invece vorremmo meno armi e meno missili e più medici e infermieri, più insegnanti magari pagati meglio”.

“Valditara è il campione di una cultura di governo che di fronte alla necessità di restituire autorevolezza ai docenti e al ruolo della scuola, rimette al centro il voto in condotta, come se tutto si risolvesse punendo di qua e di là. Invece ci sarebbe bisogno di valorizzare chi tiene in piedi questo Paese, a partire proprio dagli insegnanti – ha aggiunto – E vorremo un’istruzione gratuita per tutti e tutte, diciamo no al ridimensionamento delle classi fatto con la scure, vorremmo libri di testo gratuiti nella scuola della Repubblica perché rendendo sempre più difficile l’accesso al diritto universale all’istruzione e alla formazione in questo paese aumentano le diseguaglianze. Vorremmo che questo ministero tornasse a chiamarsi ministero della pubblica istruzione, perché, e lo capiscono tutti, che se parli di merito ma senza parità di condizioni, stai dicendo privilegio. Ecco tutto questo vorremmo ed è tutto questo che il governo Meloni non fa”.

La deputata di Sinistra Italiana nel gruppo Alleanza Verdi e Sinistra Elisabetta Piccolotti

La deputata di Sinistra Italiana nel gruppo Alleanza Verdi e Sinistra Elisabetta Piccolotti

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Alla protesta ha preso parte anche il docente e scrittore Christian Raimo: “Negli anni Sessanta e Settanta la spesa pubblica non è mai andata sotto il 13 per cento del Pil. Tutto quello che ho imparato dalla scuola l’ho imparato qui dentro, all’interno della biblioteca del ministero dell’Istruzione”.

“Il ministro Valditara parla sempre di talenti. Non deve essere una forma di selezione precoce del personale già a due anni, non vogliamo – ha aggiunto – una scuola azienda anche perché abbiamo un’idea di azienda e di lavoro diversa. Non dobbiamo fare resistenza al ribasso, serve una proposta all’altezza dell’utopia”.





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