‘No Other Land’: Il coraggio sepolto dalle macerie di Masafer Yatta

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«Questa storia parla di potere. Sono cresciuto ascoltandola.»Basel Adra (attivista palestinese).

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Al  RIDF  No Other Land è un documentario crudo e coraggioso, frutto di una co-produzione israelo-palestinese che si concentra sulla distruzione di Masafer Yatta, una regione della Cisgiordania occupata. Diretto da un collettivo di registi, tra cui Basel Adra, Hamdan Ballal, Yuval Abraham e Rachel Szor, questo film rappresenta un grido di allarme contro le ingiustizie commesse in questa terra contesa.

In concorso al Giffoni e al Toronto International Film Festival (TIFF), No Other Land ha rapidamente collezionato numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio per il miglior documentario a Berlino e il Grand Prix Bank Millennium al Millennium Docs Against Gravity. Finora, ha vinto il Premio del pubblico in tutti i festival a cui ha partecipato, inclusi il Copenhagen International Documentary Film Festival e il Visions du Réel.

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 No Other Land, diretto da Yuval Abraham, Basel Adra, Hamdan Ballal e Rachel Szor, ha vinto il premio come Miglior Documentario alla 37esima edizione degli European Film Awards.

TRAILER – No Other Land

No Other Land: la storia di Masafer Yatta raccontata da chi la vive

Il documentario, iniziato nel 2020 e terminato a fatica nel 2023, ci immerge nel cuore della lotta per la sopravvivenza delle comunità beduine di Masafer Yatta, minacciate dalle demolizioni delle loro abitazioni e dalla confisca delle terre da parte delle autorità israeliane. Attraverso le testimonianze dei protagonisti, assistiamo alla quotidianità di un popolo che resiste con tenacia, pur consapevole dell’imminente sradicamento. È stato grazie al legame unico tra due registi specifici di No Other Land che il progetto ha preso vita. Si tratta di Basel Adra e Yuval Abraham, due figure chiave nel mondo del documentarismo e, rispettivamente, dell’attivismo palestinese e israeliano.

Basel Adra è un attivista palestinese e giornalista che da anni lavora per documentare la situazione in Palestina, in particolare nelle zone occupate da Israele. Il suo lavoro si concentra sui diritti umani, sui conflitti e sulle violazioni commesse dalle forze di occupazione israeliane. Adra è profondamente legato alla terra palestinese e alle comunità che vi abitano, il suo impegno si traduce in un’attiva partecipazione alla resistenza non violenta.

Invece, Yuval Abraham è un giornalista israeliano che ha dedicato gran parte della sua carriera a indagare le questioni relative al conflitto israelo-palestinese. Attraverso il suo lavoro, Abraham ha cercato di fornire una prospettiva critica e approfondita sulle politiche israeliane nei territori occupati, denunciando le violazioni dei diritti umani e le ingiustizie commesse.

«In quelle strade vicino casa mia, girano solo due tipi di macchine. Quelle con la targa gialla e quelle con la targa verde. Gli israeliani hanno le targhe gialle. Loro possono girare liberamente. Per me è illegale guidarle. I palestinesi hanno le targhe verdi e non possono lasciare la Cisgiordania. Israele controlla entrambi i colori. Un intero mondo basato su una divisione, gli uomini con le auto verdi e gli uomini con le auto gialle.» – Basel Adra (attivista palestinese)

Un ritratto crudo e senza veli della realtà palestinese

No Other Land non lascia spazio a interpretazioni: le immagini che vediamo sono forti, dure, a volte sconvolgenti. La telecamera si sofferma sui dettagli, sui volti segnati dalla sofferenza, sulle macerie delle case distrutte, sulla freddezza con cui i soldati sfrattano famiglie intere dalle loro abitazioni. È un ritratto spietato e senza filtri di una situazione drammatica, che ci costringe a confrontarci con la realtà di un conflitto che dura da decenni.

I registi, rispettivamente due attivisti palestinesi, Basel Adra e Hamdan Ballal, e due israeliani, Yuval Abraham e Rachel Szor, hanno scelto di raccontare questa storia con coraggio e onestà, senza nascondere le difficoltà e le contraddizioni di un contesto complesso. Il film è un atto di denuncia, ma anche un inno alla speranza e alla resistenza.

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Basel Adra e Yuval Abraham in una scena di No Other Land

L’eco potente e disperato di No Other Land: la voce di chi non ha voce

No Other Land trascende i confini del semplice documentario per assumere le vesti di un vero e proprio manifesto politico. Il film non si limita a ritrarre la sofferenza delle comunità beduine di Masafer Yatta, ma scava a fondo nelle radici del conflitto, svelando le dinamiche di potere e le ingiustizie sistemiche che ne sono alla base. È un’analisi lucida e implacabile delle politiche di occupazione israeliane, un’accusa diretta rivolta alla comunità internazionale e un appello accorato a intervenire per porre fine a una situazione insostenibile.

Grazie alla mobilità della macchina da presa e di conseguenza, a sequenze dinamiche e rocambolesche in alcuni momenti, nessuno può ritenersi di essere uno spettatore passivo. Tuttavia, alcune riprese possono disorientare lo spettatore meno avvezzo alla complessità del conflitto israelo-palestinese. La scelta di un approccio documentaristico crudo, se da un lato conferisce al film un’autenticità indiscutibile, dall’altro rischia di rendere la narrazione a tratti dispersiva, compromettendo la fluidità complessiva dell’esperienza visiva.

L’importanza di progetti senza tempo e unici nel loro genere

Quest’opera rappresenta un passo avanti importante nella rappresentazione del conflitto in Cisgiordania. No Other Land è il primo documentario realizzato da un collettivo di registi israeliani e palestinesi, che hanno lavorato insieme per offrire una visione condivisa e autentica della situazione. Questo film è una testimonianza del fatto che, nonostante le profonde divisioni, è possibile costruire ponti e trovare un linguaggio comune.

«Masafer Yatta esiste per una ragione. Siamo persone che si aggrappano alla vita.»Basel Adra (attivista palestinese)

In conclusione, No Other Land è un film essenziale per comprendere la complessità del conflitto israelo-palestinese. È un’opera toccante, politicamente impegnata e coraggiosa, che ci invita a riflettere sul nostro ruolo di cittadini del mondo. Nonostante alcuni limiti nella struttura narrativa, questo documentario rappresenta un contributo fondamentale al dibattito pubblico su una questione che ci riguarda tutti.

«Penso che le persone debbano capire come fare la differenza. È questo il problema. Magari vedono un video. Si commuovono, e poi?» – Yuval Abraham (giornalista israeliano).





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