Concordato, valanga in Veneto: 90 mila avvisi inviati alle partite Iva

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di
Martina Zambon

Categorie sulle barricate: «Minacce velate sui controlli per chi non aderisce». Ma l’adesione resta bassa. Ribon (Cna): «Meglio patti di natura positiva tra contribuenti e Stato». Storer (Casartigiani): «Si rischia l’effetto contrario»

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«Sono inviti o minacce?». Sul concordato preventivo prorogato fino a dopodomani e preceduto da una pioggia di comunicazioni dell’Agenzia delle Entrate, il presidente di Casartigiani Veneto, Franco Storer, va giù piatto così come tutte le associazioni di categoria, forse un po’ di più. Le «lettere» dell’Agenzia delle Entrate (spesso sotto forma di comunicazioni nel cassetto fiscale dell’imprenditore di turno) non convincono per i contenuti ma soprattutto per il metodo (si ventilerebbero accertamenti in caso di mancata adesione). Si tratta di uno strumento che consente di forfettizzare il contributo fiscale prendendo il reddito 2023 come riferimento anche per il prossimo biennio.

Avvisi a 90 mila partite Iva

Fra imprenditori e lavoratori autononmi è il tema del momento, non fosse altro che per l’entità del fenomeno: secondo le stime della Cna sono novantamila le partite Iva venete «contattate» dal fisco. Si va dalla «proposta» generica sul concordato a comunicazioni molto più mirate che segnalano incongruenze rispetto a quelli che, un tempo, erano gli studi di settore e oggi sono valutazioni scaturite dall’incrocio di banche dati e algoritmi. La platea che sta vivendo quello che molti vivono come una sorta di ultimatum è ampia perché, sempre secondo le stime di Cna, in Veneto sono 390.000 le partite Iva potenzialmente interessate dal concordato preventivo.




















































Meccanismo che non convince e velata minaccia 

«Hanno aderito tra il 10 e il 15% ossia 58.500 al massimo. – spiega il direttore, Matteo Ribon – Quanto alle lettere o agli avvisi se li vogliamo chiamare così, parliamo di novantamila soggetti che non hanno aderito al concordato preventivo. Già prima della proroga abbiamo seguito aziende in tutto il Veneto. Non hanno certo aderito il manifatturiero e l’edilizia, ad esempio, che difficilmente riescono a prevedere l’andamento degli affari nel 2025. Ma l’aspetto più inquietante è la velata minaccia. L’Agenzia delle Entrate dice: secondo le nostre analisi i tuoi redditi non sono congrui quindi ti consigliamo di aderire evitando, così, accertamenti». Secondo Cna c’è una minima parte che non dovrebbe spaventarsi rispetto all’ipotesi di un accertamento. Un’altra componente minoritaria, invece, dovrebbe temere i controlli perché evade «ma la maggior parte, – conclude Ribon – presenta al massimo piccole incongruità e senza malafede. Non è questo il modo. Il rapporto con lo Stato dovrebbe mirare sì all’eliminazione o alla riduzione dell’evasione fiscale ma noi preferiamo ci siano patti di natura positiva nei confronti dei contribuenti».

Futuro (produttivo e reddituale) incerto

Modalità a parte, neppure Roberto Boschetto, Confartigianato, ha apprezzato l’ultima ondata di lettere: «Ce l’avessero proposto un anno fa, l’avrei capito, essendo riferito alle ultime annualità, periodo in cui di lavoro ce n’è stato tanto. Ma il 2025 sarà diverso: non ci sono più i bonus, vediamo già la cassa integrazione per moda e calzaturiero, tutta la metalmeccanica legata all’automotive è in difficoltà. Non è una stima pessimistica, ormai da alcuni mesi si osserva una diminuzione importante di ordini. Il futuro è molto incerto». Storer rincara la dose: «Nel nostro territorio l’adesione è un po’ più alta della media nazionale e questo significa che è stato fatto un attento lavoro di approfondimento. Il Governo si aspettava certamente risultati diversi, ma questi blitz dell’ultim’ora rischiano di essere controproducenti e male interpretati»

Flop evidente

Il flop è evidente secondo le categorie e Antonio Santocono, Unioncamere, chiosa: «Penso che sarà difficile recuperare 4 miliardi dalle partite Iva per abbassare l’aliquota Irpef, anche se me lo auguro. Non ci sono neppure ulteriori elementi per poter dire a chi ha ritenuto di non aderire subito di aderire in seconda istanza. Inoltre i dati sull’evasione delle categorie interessate sembrano sovrastimati, a detta del sistema associativo». Sulla falsariga anche Patrizio Bertin, Confcommercio: «Sono arrivate lettere dall’Agenzia delle Entrate che hanno suscitato molta preoccupazione nei nostri imprenditori. In realtà, il concordato preventivo va fatto se ci sono le condizioni, se si traduce in un vantaggio effettivo. Poi, se qualcuno ha fatto il bilancio dello Stato anche su questo… Non è un problema nostro. Per non parlare della modalità di queste lettere che mi limiterò a definire equivoche».

Si rischia l’autogol

Fra le province più coinvolte dall’ondata di avvisi c’è Padova. Matteo Rettore, Cna di padova e Rovigo, fa presente che «sono tra le 10mila e le 12mila le lettere di compliance inviate dall’Agenzia delle Entrate ad artigiani e piccoli imprenditori. Si tratta di controlli induttivi, basati quindi su dati medi e ipotesi, che rilevano presunte anomalie fiscali non sempre suffragate da contestazioni analitiche. Le lettere, infatti, si concentrano su discrepanze tra dichiarazioni fiscali e parametri settoriali, imponendo al contribuente l’onere di dimostrare la propria correttezza. Tuttavia, l’arrivo massiccio di queste lettere, basate su parametri assolutamente astratti, rischia di minare la fiducia tra imprenditori e Stato. È accettabile che un algoritmo decida se un’impresa è onesta o meno?».


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