Lo scoppio è avvenuto nella mattinata del 9 dicembre nell’area di carico del deposito di carburanti dell’Eni, alle porte di Firenze. Identificato per ora il corpo di una sola delle vittime, un autotrasportatore di 51 anni. La procura di Prato ha annunciato l’apertura di un’inchiesta “per appurare eventuali responsabilità”
Sale a 5 morti il bilancio della strage sul lavoro avvenuta ieri a Calenzano, alle porte di Firenze. Erano le 10.19 di lunedì 9 dicembre quando un’esplosione ha investito l’area di carico del deposito di carburanti dell’Eni. Questa mattina, dopo la ripresa delle ricerche, sono stati trovati i corpi di due dei tre dispersi. Qualeche ora dopoè stato rinvenuto anche il corpo dell’ultima persona data per dispersa. Salgono così a cinque le vittime accertate. Da quanto appreso sarebbero stati ritrovati nell’area della pensilina dell’area di carico. “Ho visto una scena impressionante, c’è una distruzione totale. Immagino chi era lì a lavorare ed era lì vicino o sotto le infrastrutture di ricarica, quello dev’essere apparso come un inferno. La situazione è indescrivibile”, ha commentato il sindaco di Calenzano Giuseppe Carovani appena giunto sul posto. Dopo le prime ore di apprensione per possibili rischi sulla qualità dell’aria, Arpat ha comunicato che non ci sono rischi per la salute causati dall’incendio.
Aperta un’indagine
Stando alle prime informazioni, l’esplosione sarebbe avvenuta a seguito della perdita di liquido durante le operazioni di ricarica delle autobotti. Secondo quanto emerso, alle 10:21 e 30 secondi, questa l’orario registrato, un operatore con un pulsante ha dato l’allarme ma in pochi secondi c’è stata la deflagrazione a cui è seguita una catena di esplosioni che ha coinvolto almeno cinque autocisterne. Tutto è avvenuto alla pensilina numero 6 dell’area di carico che ne conta 10. Il presidente della regione Toscana Eugenio Giani ha riferito che “l’esplosione è avvenuta ad una pensilina mentre si caricavano le autocisterne”, aggiungendo che “le persone decedute sono quelle che con le autocisterne erano nella pensilina”. Sulla vicenda la procura di Prato ha aperto un’inchiesta “per appurare eventuali responsabilità” e alcuni testimoni che erano sul posto vengono ascoltati in queste ore. Nell’ambito delle indagini il pm ha nominato l’esplosivista Roberto Vassale e il chimico esplosivista Renzo Cabrino in qualità di consulenti incaricati di svolgere gli accertamenti. Entrambi hanno tra l’altro già lavorato come periti nella strage di Capaci, inchiesta di cui si è occupato il procuratore di Prato Luca Tescaroli quando era pm a Caltanisetta.
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Le vittime
Il bilancio aggiornato di questa tragedia, dopo il ritrovamento questa mattina dei 3 dispersi, è di cinque operai morti e nove feriti, di cui due in modo grave. Nella serata di ieri è stato identificato il corpo di una delle vittime: si tratta di Vincenzo Martinelli, 51 anni, residente a Prato e originario di Napoli. Forse l’altra vittima, sessantenne, era invece di Bientina, una cittadina del Pisano. Gli altri quattro nominativi dei “visitatori” protocollati all’ingresso del sito Eni ieri e di cui non si sono avute più notizie, secondo quanto riportano oggi i giornali sono: Carmelo Corso, altro autista 57enne, originario di Catania viveva a Calenzano; Davide Baronti, 49 anni, autista nato ad Angera (Novara), residente in Toscana; infine Gerardo Pepe e Cirielli, entrambi di 46 anni e originari della Lucania. Tutti gli operai stavano guidando le autocisterne al momento dell’incidente. Le persone rimaste ferite nell’esplosione sarebbero nove, portate in ospedale con mezzi del 118. Un’altra 20ina di persone, lievemente ferite, si sono invece recate autonomamente in ospedale.
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Uno dei feriti è grave, ha grandi ustioni
Si chiama Emiliano Braccini, 51 anni di Livorno, uno dei lavoratori rimasti gravemente feriti nell’esplosione del deposito Eni. L’uomo abita a Stagno, nel comune di Collesalvetti (Livorno) e Sara Paoli, sindaca del paese, si è messa in contatto con la famiglia. “Ho parlato con la moglie stamattina – ha spiegato – lui è ricoverato nel reparto di grandi ustionati a Cisanello, ha superato la notte e ha ustioni su gran parte del corpo. Mi sono messa subito in contatto con i familiari e siamo a disposizione per qualsiasi necessità abbia bisogno la famiglia. Queste sono tragedie che purtroppo accadono sul nostro territorio e non sono purtroppo una novità”.
Proclamato lutto cittadino
In segno di cordoglio per quanto accaduto a Calenzano, il sindaco della cittadina ha proclamato per ieri e oggi due giorni di lutto cittadino. Tutti gli eventi in programma sono sospesi, chiuse la civica Biblioteca,il palazzetto dello sport e la piscina comunale. In accordo con la Prefettura e l’unità di crisi, ha spiegato ieri il comune su Facebook, è stata data “indicazione alle aziende con sede all’interno dell’area interessata dall’incidente (via Di Le Prata, via del Pescinale, via Erbosa) di terminare il turno in corso e non attivare il turno pomeridiano”. Il presidente della Regione Toscana Giani ha invece annunciato una giornata di lutto regionale mercoledì 11 dicembre in tutta la Toscana.
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I racconti dei testimoni
“Non ho mai visto niente del genere nella mia vita, sembrava ci avesse attraversato un tuono”. Sono le parole di uno dei feriti in seguito all’esplosione. L’uomo, 50 anni, si trovava nel suo ufficio a circa 100 metri dal luogo dell’esplosione: si tratta di uno dei cinque feriti che sono stati trasportati direttamente da lì al pronto soccorso dell’ospedale Santo Stefano di Prato. “Non abbiamo capito che cosa è successo, perché tutto è accaduto in pochi secondi. L’esplosione è stata così forte da farci saltare per diversi metri all’interno del nostro ufficio, i vetri si sono sfondati e ci hanno ferito. E’ stata l’esperienza più traumatica di tutta la mia vita. Sono ancora stordito”. Nicolas Magnolfi, 29 anni, è invece un operaio che ieri mattina stava lavorando in un’azienda di prodotti chimici a 50 metri dall’incidente avvenuto nella raffineria. “Stavo lavorando, ho sentito un boato e i vetri delle finestre sono schizzati sul mio volto provocandomi ferite alla fronte, per fortuna non gravi. Sapevamo che quest’area era pericolosa, ma non fino questi punto”. Il ragazzo ha detto di essersi conto di “quanto era successo solo una volta che ho visto il fuoco dappertutto e la nube di fumo. Poi sono subito scappato via”.
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