Sotto choc, molto abbattuto e dolorante. Ma Francesco Rubini non ha perso quel senso dell’umorismo che l’ha contraddistinto nella sua vita: «Papà mi sento come se abbia 122 punti di sutura dopo 20 coltellate» è una delle frasi che ha ripetuto a suo padre Nicola dopo l’aggressione. Una serata che si è trasformata presto in un incubo per il tassista, che stava svolgendo il suo turno serale quando ha offerto il passaggio a una coppia di clienti: un uomo e una donna, rispettivamente di 31 e 30 anni, che però avevano tutt’altre intenzioni. Dopo un breve tragitto, i due hanno fatto fermare l’auto e hanno cominciato a inveire contro il malcapitato 34enne anche con l’utilizzo di un enorme coltello lungo 33 centimetri in tutto.
Il racconto
«Le mie urla, per i dolori che stavo subendo in quel momento, sono state sentite da tutto il vicinato. Un mio collega, mentre mi stavano pugnalando, è arrivato e mi ha salvato la vita. Ha fatto scattare l’allarme e messo in fuga le due persone che mi stavano assalendo» è la diretta testimonianza della vittima. Il suo racconto è da brividi: «L’uomo mi ha afferrato il collo e voleva sgozzarmi. Cercavano il mio borsello ma lo avevo sotto la giacca, la cintura di sicurezza era naturalmente allacciata e gli impediva di sfilarmelo. Poi ho cominciato a realizzare quello che stava accadendo, perché vedevo il sangue uscire dalle ferite che mi avevano procurato e pensavo: “Sto morendo”». La prima chiamata è stata proprio alla sua famiglia: «Papà, corri subito…». Il padre Nicola, anche lui tassista di professione, era a casa e abbastanza distante dal luogo del delitto ma ha chiesto subito alla moglie di raggiungerlo, visto che si trovava ad appena un isolato. Una piccola fortuna per Francesco era trovarsi nei pressi del Policlinico di Bari, che ha raggiunto in poco tempo.
Le orme del papà
Il giovane, cresciuto nella città di Casamassima, ha descritto quei momenti e quali sono state le parole del medico che è riuscito a chiudergli tutte le ferite provocate dall’affilatissimo coltello: «Il dottore mi ha praticamente detto di ringraziare in un certo senso il mio peso, l’essere robusto. Se fossi stato un ragazzo anche di 60-70 chili, sarei morto in macchina» ha rimarcato senza usare mezzi termini. Il 34enne ha lavorato dieci anni come autista sostituto, seguendo le orme del papà. Nella giornata di lunedì, appena una settimana fa, aveva comprato e pagato la sua licenza da tassista: «Avevo tutta la voglia di lavorare, avevo cominciato con grande entusiasmo dopo l’acquisto del titolo. Solo che ora, una volta guarito, io non potrò che avere paura a tornare per le strade a bordo dell’auto» sono state le sincere parole della vittima, guardando per un attimo al futuro che lo attende.
Prima, però, i pensieri sono tutti rivolti al recupero completo dopo i 120 punti di sutura: l’ospedale lo ha dimesso con una prognosi di 25 giorni e Francesco ha potuto fare ritorno a casa per riabbracciare tutti i suoi cari. «Tutta questa violenza non la capisco» ha concluso, sconvolto, dopo la bruttissima disavventura. Una minima consolazione sapere che i due malviventi, responsabili senza alcuno scrupolo della tragica vicenda, siano stati già individuati e arrestati dalla polizia di stato. Fondamentali sono state le testimonianze dei passanti che hanno assistito alla scena e, soprattutto, la telecamera di videosorveglianza che era installata nella nuova vettura con cui il tassista stava accompagnando i presunti clienti.
Il papà, seppur a fatica, è riuscito a metabolizzare quello che è purtroppo successo a suo figlio: «Sono stato la prima persona a essere informata» ha affermato rivivendo quegli attimi che lo hanno portato ad avvisare immediatamente sua moglie, che si è precipitata di corsa sul posto. Nicola, ormai con una certa esperienza nel settore, ha notato – dopo il racconto di Francesco – alcuni piccoli dettagli che potevano far sospettare dei due: «Lui è stato diciamo poco scaltro, erano due individui che hanno chiesto il taxi al volo. Io cerco sempre di non accettarli, perché non hai mai la certezza su che tipo di persone siano, sono degli autentici sconosciuti. Preferisco sempre di caricare clienti che abbiano richiesto il servizio attraverso l’app, la chiamata o qualsiasi tipo di strumento messo a disposizione» ha spiegato. Non sarà per niente semplice per Francesco mettersi tutto alle spalle e ritornare al suo lavoro: «Spero alla fine che non sia così difficile per lui. Tutti possiamo avere anche degli incidenti con l’auto, adesso dovrà passare il dolore. Poi ci penserà e mi auguro possa trovare la forza di ripartire, sicuramente con un po’ di paura».
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