di Carlotta Rocci
Tanti sciatori hanno imparato a fare a meno degli impianti di risalita. Che siano racchette da neve o semplicemente il freeride, sono tante le discipline che stanno raccogliendo appassionati della montagna
C’è un mondo di appassionati della montagna che ha imparato fare a meno – del tutto o in parte – degli impianti di risalita. Ed è un mondo sempre più popoloso, secondo i dati dell’Osservatorio italiano del turismo montano di Jfc, che analizza le nuove tendenze, lo scialpinismo registrerà un aumento del 68,7%. «Io che vivono in montagna, ad Alagna, me ne rendo conto anche senza statistiche. Dieci giorni fa, era un sabato mattina con gli impianti ancora chiusi, ma 40 centimetri di neve appena caduti. Sono uscito di casa ho incontrato una decina di persone, tutte con gli sci da scialpinismo, che iniziavano a salire. Qualche anno fa, una scena così non l’avrei vista – racconta Andrea Enzio, presidente del Corpo Guide Alagna –. E lo vedo anche sui social la sera. In tanti postano i luoghi che hanno raggiunto durante una bella giornata in montagna».
Che siano le pelli o le racchette da neve, o semplicemente il freeride, sono tante le discipline che stanno raccogliendo appassionati della montagna e, tra loro, anche qualche pentito dello sci su pista. «Le ciaspole piacciono a tanti che non sanno sciare ma vogliono vivere la montagna, ma anche a qualcuno stufo della coda agli impianti», commenta Alberto Borello, presidente delle Guide Alpine Valsusa. Il caro-skipass ha un peso nelle scelte degli sportivi anche se gli esperti dicono che sciare in Piemonte è comunque meno caro della Francia o della Svizzera ed è una delle ragioni – non la sola – per cui il Piemonte è una meta gettonata da tutt’Europa.
«Non si può negare che il pubblico si sia spostato dalle piste verso nuove attività anche per ragioni economiche–- conferma Alessio Cerrina, guida di Limone Piemonte –. Per una famiglia di 4 persone una giornata sulla neve è un investimento che non tutti possono affrontare. Ma sarebbe sbagliato sostenere che lo scialpinismo sia meno caro perché richiede un’ attrezzatura molto costosa. È vero però che magari coinvolge una sola persona della famiglia e quindi, a conti fatti, è meno oneroso». Un buon paio di scarponi può arrivare a costare 700 euro, un paio di sci da freeride anche qualcosa di più, ed è facile far lievitare il conto complessivo, tra attacchi, abbigliamento e dispositivi di sicurezza ben oltre i 1500 euro.
Le ciaspole sono state la scoperta degli ultimi quattro anni. Economiche, slow e sostenibili anche dal punto di vista ambientale, hanno registrato il boom nell’inverno post-covid e da allora hanno continuato a crescere. È l’attività delle famiglie che hanno la seconda casa in montagna e vogliono diversificare le giornate, o la gita fuori porta perfetta per chi arriva da Torino e si ferma solo fino a sera. «Ne affittiamo tante in giornata – racconta Sara, maestra di sci e commessa al noleggio Rossignol di Campo Smith, a Bardonecchia –. Di solito chi affitta lo fa una volta sola, per provare, poi se l’esperienza piace, compra l’attrezzatura perché il costo non è elevato».
Se è vero che i turisti tendono a fermarsi per meno tempo, preferendo una montagna mordi e fuggi, c’è un altro fenomeno, tutt’altro che sportivo,che cresce tra chi ha una seconda casa in montagna: è il lavoro da remoto per un periodo prolungato, spesso l’intera la stagione. Accendono il computer a inizio dicembre e lo riportano a valle a marzo, quando la pausa pranzo sugli sci o in rifugio non è più possibile. «A Bardonecchia ne abbiamo diversi, alcuni si spostano persino con la famiglia, iscrivendo i figli a scuola per un periodo – spiega Chiara Rossetti, sindaco di Bardonecchia –. Succede anche in estate, e alcuni arrivano perfino dall’estero». Così si afferma un turismo che fa a meno di seggiovie e skilift. L’unica cosa a cui questi frequentatori della montagna sperano di non dover rinunciare, per questa stagione, è la neve.
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