Sanit� integrativa: stato dell’arte e prospettive

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In attesa di conoscere gli esiti dell’indagine conoscitiva condotta dalla 10� Commissione del Senato in materia di assistenza sanitaria integrativa che dovrebbero portare a un’iniziativa legislativa per il riordino normativo del sistema, il settore � in continua espansione e coinvolge oltre 16 milioni di cittadini, poco meno del doppio di quelli iscritti alla previdenza complementare.

Ciononostante, a differenza di quanto previsto per i fondi pensione, manca una legge quadro che regoli le diverse forme di assistenza sanitaria integrativa e ne preveda il monitoraggio e la vigilanza. La strada da percorrere rimane dunque ancora lunga, soprattutto se si considera che i dati raccolti dall’Anagrafe dei fondi sanitari, tenuta presso il Ministero della Salute, possono offrire una fotografia parziale del sistema in quanto l’iscrizione � facoltativa. Proprio questi dati mostrano per�interessanti tassi di crescita in termini di numero di operatori ma soprattutto come numero di iscritti e importi delle prestazioni erogate, il che determina anche un aumento del patrimonio complessivo di questi investitori istituzionali.�

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I dati dell’Anagrafe dei fondi sanitari

Per l’anno fiscale 2022 l’Anagrafe dei fondi ha attestato l’esistenza di 324 enti, in leggero calo rispetto al biennio precedente. Di questi, 311, ovvero il 96%, sono cosiddetti fondi tipo B, mentre i restanti 13, pari al 4%, sono fondi tipo A. I fondi tipo B sono enti, Casse e societ� di mutuo soccorso “aventi finalit� esclusivamente assistenziale” (detti anche fondi “non doc”) che possono erogare anche prestazioni sanitarie comprese nei LEA, quindi complementari e sostitutive al SSN, ma che per ricevere l’iscrizione all’Anagrafe ed essere ammessi ai benefici fiscali, sono tenuti a dedicare almeno il 20% delle risorse per prestazioni a precisi ambiti di intervento: assistenza odontoiatrica, non autosufficienza e recupero di soggetti che si trovano temporaneamente inabili al lavoro a causa di infortunio o malattia. I fondi tipo A sono invece “fondi integrativi del Servizio Sanitario Nazionale” che erogano esclusivamente prestazioni extra LEA (sono detti anche “doc”). Tali fondi non prevedono forme di selezione dei rischi per l’adesione e sono rivolti a tutti i cittadini e non a singole categorie. Guardano all’andamento della numerosit� dei soggetti attestati dal 2010 a oggi,�si evidenzia come�la composizione rappresentata non si sia sostanzialmente modificata nel tempo, con la prevalenza assoluta di fondi di tipo B.�

Figura 1 – Numero di fondi attestati per tipologia

Fonte: elaborazioni Itinerari Previdenziali su dati Anagrafe dei fondi, Ministero della Salute

Ai 324 fondi attestati dall’Anagrafe�risultano iscritti 16,27 milioni di soggetti, incrementati di quasi 5 volte rispetto ai 3,3 milioni del 2010 (primo anno fiscale di rilevazione). L’ultimo dato disponibile relativo agli iscritti per tipologia, ripartito per lavoratori dipendenti, autonomi, familiari a carico e pensionati con i loro familiari, risale al 2016 quando il totale generale era indicato in 10,62 milioni cos� distribuiti: 6,68 milioni di lavoratori dipendenti, 1,07 milioni di lavoratori autonomi, 2,16 milioni di familiari a carico, 527.716 pensionati e 173.672 familiari di pensionati.�

L’Anagrafe non fornisce informazioni in merito alle entrate contributive ed �, dunque, possibile ricavare solamente i dati relativi all’ammontare erogato agli iscritti per prestazioni sanitarie: nel 2022 le forme di assistenza sanitaria integrativa iscritte all’Anagrafe hanno erogatoprestazioni per un valore pari a 3,24 miliardi di euro, di cui 1,07 miliardi (32,97%) destinati esclusivamente all’erogazione di prestazioni extra-LEA.�

Figura 2 – Numero di iscritti e ammontare erogato per prestazioniFigura 2 – Numero di iscritti e ammontare erogato per prestazioni
Fonte: elaborazioni Itinerari Previdenziali su dati Anagrafe dei fondi, Ministero della Salute

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Il patrimonio investito

Quanto al patrimonio investito, l’Undicesimo Report Itinerari Previdenziali offre un’analisi per�asset class�elaborata a partire da un campione di 39 enti che evidenzia un patrimonio di 3,204 miliardi di euro, potenzialmente rappresentativo – in assenza di dati aggregati ufficiali – di circa il 70% del patrimonio complessivo stimabile dei 324 operatori censiti dall’Anagrafe.

Venendo alle modalit� di gestione, in molti enti � diffusa la�gestione diretta del patrimonio tramite acquisto di titoli obbligazionari e azionari o di sottoscrizione di quote di OICR, SICAV e polizze di assicurazioni,�per un importo pari a circa l’82% del patrimonio complessivo; i fondi con maggiore patrimonializzazione ricorrono anche alla gestione indiretta tramite delega a gestori terzi per gestioni patrimoniali, che rappresentano circa il 18% del patrimonio investito dal campione.�

Pi� nel dettaglio della tipologia di strumenti finanziari acquistati,�l’analisi evidenziala diffusione anche tra le forme di assistenza sanitaria integrativa di fondi alternativi (FIA) per lo pi� immobiliari,�private equity�e�private debt,�pur rappresentando ancora una quota modesta (0,87%). Anche per il 2023 un terzo del patrimonio gestito direttamente � in liquidit� (conticorrenti, depositi bancari o postali e investimenti a breve termine in fondi monetari o di liquidit�); il 13,86% � investito in titoli di Stato, mentre la quota impegnata in risparmio gestito (fondi comuni) rappresenta il 13,25%, seguita dalle polizze di ramo I e V, con circa il 10%. Di rilievo anche gli investimenti diretti in azioni e titoli corporate (2,5% e 3,2% rispettivamente).�

Figura 3 – Distribuzione % del patrimonio investito per asset class nel 2023

Figura 3 – Distribuzione % del patrimonio investito per asset class nel 2023

�Fonte: Undicesimo Report Itinerari Previdenziali

Si tratta diinvestimenti coerenti con le attivit� specifiche delle forme di assistenza sanitaria integrativa�che hanno impegni verso gli iscritti nell’anno e poco pi�, per cui almeno le principali riserve devono essere disponibili e liquidabili in tempi strettissimi soprattutto per i numerosi fondi di modeste dimensioni patrimoniali, mentre quelli medio-grandi presentano una gestione pi� diversificata con investimenti di medio-lungo periodo delle riserve oltre che in azioni anche in fondi alternativi.

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�, dunque, auspicabile che venga finalmente realizzata una legge quadro che definisca tutti gli aspetti del settore, esattamente come avviene per la previdenza complementare, dalle fonti istitutive alla definizione delle diverse tipologie di forme di assistenza sanitaria integrativa, dai vantaggi fiscali alla vigilanza e alla trasparenza (a partire dalla pubblicazione dei bilanci consuntivi). In particolare, in merito agli aspetti fiscali, sarebbe preferibile che venisse superato l’attuale e poco costituzionale sistema duale di deducibilit� e detraibilit� per iscritti contrattualizzati e non.�

Michaela Camilleri, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

10/12/2024



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