Al via il processo per undici anarchici che l’11 febbraio 2023 avevano partecipato alla manifestazione in sostegno di Alfredo Cospito e contro il regime carcerario del 41 bis. Per tutti i partecipanti identificati dalla Digos di Milano le accuse a vario titolo sono: resistenza a pubblico ufficiale (anche aggravata), travisamento e danneggiamento visto che quel corteo era degenerato in scene di guerriglia urbana con scontri fra manifestanti e forze di polizia.
Il medico di fiducia di Alfredo Cospito come testimone
Nella prima udienza di martedì 10 dicembre, di fronte al tribunale collegiale, si sono costituite le parti e sono state ammesse le prove, fra cui gli hard disk con le foto e i video della polizia. Dall’altra parte i legali difensori degli imputati Eugenio Losco, Mauro Straini, Giuseppe Pelazza e Andrea Ciccarone, hanno chiesto di poter sentire alcuni testimoni. Fra questi Andrea Crosignani, il medico di fiducia di Alfredo Cospito. Perché? Lo ha spiegato l’avvocato Mauro Strini in udienza: “Crediamo sia importante conoscere le condizioni salute di Cospito in quelle ore e che queste fossero state rese note, aumentando la tensione e influenzando il corteo. Questo è un aspetto che potrebbe influire sulla determinazione della pena”.
Corteo anarchico in centro a Milano: scatta la guerriglia urbana
Il fatto risale all’11 febbraio 2023 quando a Milano erano scese in piazza almeno 500 persone in solidarietà allo sciopero della fame che stava portando avanti Alfredo Cospito, detenuto a Sassari, e contro il 41 bis. Una risposta collettiva alle condizioni di salute dello stesso Cospito che, in quei giorni, sembrava si potessero irrimediabilmente aggravare. Stando a quanto ricostruito dalla polizia, nel capoluogo lombardo erano arrivate almeno 500 persone appartenenti a gruppi anarchici, ma anche della sinistra antagonista e marxista-leninista e in generale su posizioni di attacco alle istituzioni carcerarie. Tutti per un appuntamento che, almeno nella sua prima parte, era stato regolarmente autorizzato.
Il corteo degli anarchici e gli scontri
I problemi sono arrivati dopo quando, partito da piazza XXIV Maggio intorno alle 16, il corteo aveva percorso viale Col di Lana, viale Bligny e viale Sabotino in direzione Porta Romana. A quel punto i manifestanti avevano deviato in via Altaguardia e altre vie limitrofe, dove c’erano stati danneggiamenti e scontri con la polizia, soprattuto in via Altaguardia e via Bocconi.
In un secondo momento, il gruppo si era ricompattato, per poi tentare di sfondare il blocco della polizia all’incrocio fra viale Sabotino e via Gaetana Agnesi, tenendo alla testa del corteo uno striscione con su scritto “Contro il 41 Bis per un mondo senza galere. Libertà per tutti e tutte”. Sotto quel lenzuolo c’era una barriera di plexiglass che, arrivata a contatto con il blocco di polizia, aveva dato il via alla guerriglia.
Per la pubblica accusa, gli anarchici avevano preso a bastonate i poliziotti schierati. Poi erano partite bottigliate di vetro mentre altri sradicavano dai lati delle strade funghi riscaldabili e cartelli stradali. Mentre da un alto volavano bombe carta, altri avrebbero fatto partire delle sassaiole contro alcune auto della polizia locale. Uno degli indagati sarebbe anche stato ripreso mentre trascinava alcune piante, a protezione del plateatico di un bar, per ostacolare l’avanzata degli operatori di polizia. I manifestanti violenti erano poi stati respinti dai poliziotti con delle cariche, ricorrendo anche all’uso di lacrimogeni. Solo l’ulteriore avanzamento delle forze dell’ordine aveva poi fatto arretrare il corteo, fino alla ritirata finale nei pressi del centro libertario Cuore in Gola in zona Ticinese.
Una violenza che alla fine ha contato sei feriti tra le file del Reparto mobile della polizia, con prognosi dai sette ai dieci giorni certificate dai medici del Pronto soccorso dell’ospedale Niguarda. Secondo i rapporti di polizia, fin dal concentramento in piazza XXIV maggio erano arrivate persone già travisate da passamontagna e scaldacollo neri. Una delle manifestanti è stata anche identificata come la donna che aveva portato e distribuito palloncini di plastica di colore nero pieni d’acqua, che poi sarebbero stati lanciati contro i giornalisti durante gli scontri. Elementi cruciali per il processo perché, almeno per i pm, è la prova che quel caos era stato organizzato.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link