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Survey Schroders: nei prossimi due anni i professionisti aumenteranno gli investimenti. Tre le aree preferite: private equity, soluzioni multi-private asset ed equity delle infrastrutture rinnovabili. In Italia la domanda sta crescendo
I mercati privati restano nel mirino di consulenti finanziari e wealth manager di tutto il mondo. Oltre la metà (55%) sta infatti già investendo in questa asset class e ben uno su cinque (20%) ha intenzione di farlo nei prossimi due anni. Lo rivela la ricerca Global Investor Insights Survey di Schroders, stando alla quale sono tre in particolare le aree sulle quali i professionisti prevedono di puntare maggiormente: private equity (53%), soluzioni multi-private asset (47%) e equity delle infrastrutture rinnovabili (46%).
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Fondi quotati in testa, ma serve più formazione
L’indagine ha coinvolto 1.755 consulenti finanziari e gestori wealth globali per un totale di 12,1 mila miliardi di dollari di asset. E mostra che per avere accesso alle opportunità offerte dai mercati privati poco più della metà degli intervistati utilizza i listed fund, seguiti a breve distanza dai fondi evergreen semi-liquidi al 51%. Quanto ai vantaggi per i clienti, due terzi citano soprattutto il potenziale di rendimento più elevato rispetto ai mercati pubblici, mentre il 62% indica il raggiungimento della diversificazione grazie a driver di rendimento differenziati. Nonostante le riconosciute opportunità, la potenziale mancanza di liquidità rimane ancora la sfida principale nelle discussioni con la clientela sui mercati privati. Non sorprende, quindi, che per il 49% dei professionisti un fattore di ulteriore sostegno alla domanda consista proprio nella maggiore formazione degli investitori, seguita da strutture di prodotto più adeguate (42%) e da soglie di ingresso più basse (42%).
In Italia domanda in aumento
Dall’indagine emergono forti differenze geografiche nelle modalità di accesso a quest’area d’investimento, con i consulenti del continente americano che attualmente investono di più nei private market (59%), seguiti da vicino dall’Asia Pacifico (55%) e dall’area Emea (53%). In Italia, sebbene le allocazioni attuali siano più contenute rispetto ad altri mercati sviluppati, l’indagine individua una chiara traiettoria di crescita. Oltre un consulente su quattro (26%) prevede infatti di introdurre proposte sul mercato privato nei prossimi due anni: un dato significativamente superiore rispetto alla media globale (19%) e indicativo di una domanda emergente.
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Carla Bergareche, global head of wealth, client group di Schroders, fa notare come l’entità delle allocazioni di wealth manager e consulenti sia attualmente di gran lunga inferiore al 20% o più dei portafogli istituzionali e dei family office. Questo divario, spiega, “rappresenta un’opportunità sostanziale per approfondire il coinvolgimento dei clienti nei confronti dei mercati privati. Ci aspettiamo quindi che i private market continuino a svolgere un ruolo crescente nei portafogli degli investitori individuali, man mano che aumenta la consapevolezza del loro potenziale in termini di solidità e diversificazione dei rendimenti”.
Un ruolo cruciale lo giocherà la ricchezza privata, secondo Tim Boole, head of product management private equity di Schroders Capital. “Per wealth manager e consulenti, le opzioni per accedere ai mercati privati sono state finora limitate rispetto alle loro controparti istituzionali, motivo per cui, nonostante le intenzioni, stiamo ancora assistendo a basse allocazioni”, chiarisce. Aggiungendo che ora, con l’emergere di nuovi veicoli come i fondi semiliquidi, stanno aumentando i punti di accesso disponibili: un significativo passo avanti nell’offrire flessibilità agli investitori individuali. “Non sorprende quindi che queste strutture siano favorite da questo segmento di clientela”, conclude.
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