Sabato 14 Dicembre 2024, con inaugurazione alle ore 17.00, prenderà avvio presso il Civico Museo Archeologico del Castello dei Paleologi di Acqui Terme la mostra “CHRONOS. L’impronta dell’uomo e l’Antropocene in Liguria”, organizzata dal Sistema Museale cittadino con l’Università degli Studi di Genova nell’ambito del protocollo di collaborazione tra Comune di Acqui Terme e Università sottoscritto lo scorso anno. L’esposizione, che rimarrà presso il Museo fino a domenica 4 maggio 2025, si snoda lungo l’esposizione museale permanente, dialogando con essa ed approfondendone il percorso cronologico, e presso le sale inferiori dedicate alle esposizioni temporanee; si rivolge a studenti, famiglie, comunità del territorio ed appassionati di storia, archeologia, ecologia, storia dell’ambiente e della tecnologia umana, e mira a coinvolgere le scuole di ogni ordine e grado in un viaggio alla scoperta delle modificazioni del nostro territorio.
La mostra, ideata e curata da Stefano Schiaparelli – professore associato di Zoologia e Biologia Marina presso l’Università degli Studi di Genova e Delegato del Rettore per la valorizzazione degli archivi e dei musei dell’Ateneo – ripercorre l’impatto e l’impronta della presenza umana sul territorio e sull’ambiente naturale che lo circonda. Concentrandosi sul territorio ligure (inteso nel senso più ampio) il percorso attraversa la storia della presenza e del popolamento umano e del suo sfruttamento delle risorse naturali, dal più remoto Paleolitico per arrivare fino all’età contemporanea con l’invasione dell’ambiente da parte dei materiali artificiali prodotti dall’uomo e la diffusione globale di specie e prodotti alieni.
La Liguria è stata frequentata da varie specie di ominidi (Homo heidelbergensis, H. neanderthalensis e, infine, H. sapiens) a partire da almeno 350.000 anni fa. Reperti rinvenuti in aree limitrofe, poco oltre il confine con la Francia, attestano una frequentazione dell’arco ligure provenzale che risale anche a 1.200.000 anni fa. Il clima mite, la presenza di varie risorse alimentari e di materiali utili ha da sempre favorito la presenza dell’uomo in questa regione. L’impatto sul territorio è stato inizialmente irrilevante, data la bassa densità delle popolazioni, ma con la “rivoluzione neolitica”, che segna l’abbandono della condizione di cacciatori-raccoglitori, prettamente nomadici, in favore di attività agro-pastorali stanziali, il paesaggio ligure ha iniziato a modificarsi, in modo irreversibile, fino ai giorni nostri.
Lo sfruttamento del territorio è progressivamente aumentato di intensità di pari passo con l’acquisizione di nuove conoscenze pratiche, nel passato tramandate oralmente o, in tempi recentissimi, con il progressivo avanzamento delle conoscenze scientifiche che hanno permesso di sfruttare in modo ancora più raffinato le risorse disponibili. La mostra intende ripercorrere, lungo il filo temporale della storia, il susseguirsi delle principali “rivoluzioni”, da quella neolitica fino al boom economico post-bellico che ha coinciso con l’epoca che ora conosciamo come Antropocene.
Alcuni personaggi che hanno fatto la storia dell’esplorazione di questo territorio., “riportati in vita” dall’intelligenza artificiale (i.e. Prof. Arturo Issell e Clarence Bicknell), narreranno in prima persona, le scoperte e le ricerche a cui hanno dedicato la loro vita di studiosi. Si potranno ripercorrere, grazie alla disponibilità di reperti e fonti di archivio dell’Università degli Studi di Genova, le principali tappe attraverso le quali, a partire da semplici strumenti di pietra, l’uomo ha potuto trasformare così profondamente il territorio ed il mare della Liguria.
La mostra offre possibilità di vedere oggetti fisici e strumenti litici preistorici e protostorici, ricostruiti con immanicature e prese in modo da permettere una perfetta comprensione degli strumenti tecnologici di 5000 anni fa (punte di freccia, riproduzioni di asce in pietra verde per abbattere alberi, falcetti e accette); la moderna tecnologia permetterà di visionare, e toccare, riproduzioni tridimensionali di reperti e di una incisione rupestre della Valle delle Meraviglie del Monte Bego. Si potranno osservare esempi di rocce sfruttate in Liguria dalla preistoria (e.g. diaspri) fino ai tempi più recenti (e.g. manganese) e i materiali dell’Antropocene (cemento, plastica, vetro, metalli vari) che condizionano negativamente gli ambienti marini e terrestri della Liguria, e conoscere le nuove specie animali invasive che vengono da lontano (granchio blu, punteruolo della palma).
In linea con la digitalizzazione dei beni culturali, la mostra offre quindi un’esperienza innovativa che approfondisce le interrelazioni tra l’umanità e il territorio ligure, evidenziando come le azioni umane abbiano influenzato il paesaggio nel corso dei secoli. Un aspetto distintivo di quest’iniziativa è l’uso di codici QR, che consentono al pubblico di visualizzare i modelli 3D del Sistema Museale di Ateneo dell’Università degli Studi di Genova. In aggiunta, l’impiego dell’intelligenza artificiale per “riportare in vita” figure storiche come Arturo Issel e Clarence Bicknell, attraverso avatar digitali, coinvolgerà i visitatori rendendo palpabile il fascino del lavoro di questi esploratori e il loro impatto sulla comprensione della Liguria e delle sue trasformazioni nel tempo. Sono inoltre previste, in giornate specifiche, attività laboratoriali di rilievo e modellazione 3D, per raccontare la valorizzazione dei beni culturali attraverso la digitalizzazione e condivisione degli stessi, e momenti esperienziali con utilizzo di visori 3D.
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