Aversa, falsi certificati medici in cambio di denaro: condannati ex dirigente Asl e altri 4

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Aversa (Caserta) – Inflitte le prime condanne nell’inchiesta che coinvolge l’ex direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’Asl Caserta, con sede ad Aversa, Luigi Carizzone, su presunti falsi certificati medici rilasciati in cambio di denaro. Cinque imputati sono stati condannati per reati quali corruzione in atti giudiziari, falsità materiale e ideologica, mentre due sono stati assolti.

Condanne e assoluzioni – La seconda sezione penale del Tribunale di Napoli Nord, presieduta da Rossella Marro, ha inflitto a Luigi Carizzone e Vincenzo Bianco tre anni di reclusione ciascuno. Il pm aveva chiesto sette anni e mezzo per Carizzone, difeso dagli avvocati Giovanni Cantelli e Raffaele Costanzo, ma l’accusa di corruzione in atti giudiziari è caduta. La Procura, con la collaborazione dei carabinieri della Compagnia di Aversa, ha accertato che Carizzone avrebbe ricevuto mille euro da Vincenzo Bianco per un certificato destinato a supportare una richiesta di archiviazione in un procedimento penale. Tuttavia, Bianco non avrebbe mai utilizzato il documento. Per altri casi, il rilascio dei certificati non sarebbe stato legato a episodi di corruzione. Riconosciuto, invece, il reato di falso ideologico. Due anni di reclusione per Pierangelo Della Morte (avvocato), un anno a Vincenzo Grella (medico), otto mesi al figli di quest’ultimo, Pierluigi Grella: intercettazioni telefoniche hanno confermato che il padre aveva richiesto un certificato medico per il rilascio del porto d’armi sportivo al figlio, senza che fosse stata effettuata la visita medica.  Assolti Valentino De Michele e Antonio D’Angelo, ritenuti intermediari nella vicenda dei certificati.

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Gli arresti nel 2021 – Il processo si inserisce nell’indagine avviata nel febbraio 2021, che coinvolgeva 70 indagati per corruzione e appalti truccati all’interno del Dipartimento di Salute Mentale dell’Asl di Caserta. L’inchiesta aveva portato a 12 arresti, incluso quello di Luigi Carizzone, e al sequestro di beni per circa 1,58 milioni di euro. Di questi 70 indagati, 59 sono stati rinviati a giudizio, con la prima udienza tenutasi nell’ottobre scorso. Le accuse spaziano dall’assenteismo alla turbativa d’asta, passando per la gestione irregolare di lavori di ristrutturazione affidati a ditte compiacenti, fino a episodi di abuso nella gestione di pazienti psichiatrici e nell’affidamento di servizi di trasporto in emergenza, spesso in cambio di denaro o favori personali.

L’origine dell’inchiesta – L’indagine trae origine da una segnalazione inviata ai carabinieri del Nas di Caserta dall’Asl, riguardante anomalie nell’utilizzo del sistema informatico interno di gestione delle presenze. Un dipendente, in qualità di coordinatore amministrativo aziendale, aveva sfruttato il proprio accesso per scopi illeciti. Le prime attività investigative, condotte anche attraverso intercettazioni, hanno permesso di raccogliere gravi indizi, rivelando numerosi illeciti. Tra questi, l’allontanamento arbitrario dal servizio di 22 dipendenti dell’Asl, per i quali, il 25 novembre 2020, era stata eseguita un’ordinanza cautelare con misure interdittive per truffa ai danni dell’Asl.

Le intercettazioni e le prove raccolte – Le indagini successive, basate su nuove intercettazioni telefoniche e ambientali, nonché sull’analisi di migliaia di atti aziendali e documenti delle imprese accreditate, hanno fatto emergere ulteriori reati. Gli investigatori hanno evidenziato un sistema di turbativa degli incanti, con l’affidamento di lavori di ristrutturazione a ditte compiacenti in cambio di denaro e regalie. Sono emersi abusi nella gestione di pazienti psichiatrici, che venivano assegnati a strutture esterne convenzionate senza una valutazione specialistica, con oneri economici a carico dell’Asl. Inoltre, è stato rilevato un sistema di corruzione legato ai servizi di emergenza del 118, con l’affidamento ad associazioni di volontariato i cui vertici garantivano regalie e assunzioni ai funzionari coinvolti.

Un sistema di corruzione ramificato – Le indagini hanno inoltre svelato un complesso sistema corruttivo. I gestori di strutture riabilitative convenzionate versavano tangenti ai funzionari pubblici per ottenere pazienti e sfuggire ai controlli. Funzionari dell’Asl gestivano occultamente strutture private convenzionate, intestandole a persone compiacenti e indirizzandovi pazienti con oneri a carico dell’Asl. Sono stati creati progetti fittizi per la cura di pazienti delle fasce deboli, mai realizzati, con il solo scopo di spartire fondi pubblici tra i dipendenti del Dipartimento di Salute Mentale. Gli incarichi legali e dirigenziali venivano affidati in modo pilotato, mentre beni strumentali per uso privato venivano acquistati con fondi pubblici dell’Asl. Infine, alcuni dipendenti si allontanavano arbitrariamente dal servizio per svolgere faccende personali o familiari.





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