Manovra, i paletti delle banche al governo sull’Ires premiale

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Ultim’ora news 11 dicembre ore 20

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Ancora qualche ora. In vista della presentazione degli emendamenti alla manovra in commissione Bilancio della Camera in programma venerdì 13 dicembre, il governo continua a trattare con le banche per un ulteriore «contributo» da 400 milioni, se non di più, a copertura dell’Ires premiale.

Il monito di Gros-Pietro

A mettere i paletti è intervenuto, nelle ultime ore, il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro: «Siamo abituati a fare in modo che si possa contribuire al benessere collettivo ma in modo da non compromettere la forza del settore bancario che è anche la forza del Paese, perché qui ci sono i risparmi degli italiani».

A beneficiare del taglio di quattro punti dell’Ires (oggi al 24%) sarebbero le aziende che rispettano precisi requisiti: rinuncia alla cassa integrazione per il biennio 2024-25; media di occupati nel periodo 2022-2024 non inferiore a quella del 2025; aumento dell’1% dell’occupazione; mantenimento dell’80% degli utili in azienda reinvestendo almeno il 30% in beni strumentali di Transizione 4.0 e 5.0.

Cripto-tassa: verso aumento nel 2026

Tra le altre proposte in arrivo dal governo, c’è attesa per la revisione della cripto-tassa. In assenza di un testo, l’ipotesi è che il prelievo resti al 26% nel 2025 per salire al 30% nel 2026, anche se nelle ultime ore è emersa l’ulteriore suggestione di un rialzo al 33% o la rimozione del minimo esentasse di 2 mila euro. Prioritario, per la Lega, scongiurare la stangata il prossimo anno. «Dal 2026 potrebbe crescere ma per il ‘25 resti invariata», ha detto il capogruppo alla Camera, Riccardo Molinari.

Fronte web tax, invece, l’ipotesi che si fa largo è quella, confermata a MF-Milano Finanza da fonti Fi, di ripristinare solo la soglia di 750 milioni di ricavi globali accantonando quella di 5,5 milioni in Italia.

Altro tema scottante, l’automotive. Se martedì 10 il vicepremier Antonio Tajani aveva assicurato «circa un miliardo per sostenere l’industria dell’auto», mercoledì 11 il ministro del Made in Italy Adolfo Urso ha ribadito che «le risorse saranno pari o superiori ai 750 milioni previsti in origine per il 2025 e saranno destinate al sostegno degli investimenti».

Accanto a sé, al tavolo Stellantis in programma il 17 dicembre, Urso ha chiamato i ministri del Lavoro, Elvira Calderone, e dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, atteso mercoledì 11 alla Camera per il Question Time annullato dopo il ritiro dell’interrogazione della Lega sull’accesso al credito bancario da parte delle pmi. Nel tardo pomeriggio di giovedì 12 il titolare del Mef è atteso ad Atreju, la kermesse di FdI in corso al Circo Massimo a Roma.

Camera: continua l’esame della manovra

Mercoledì, intanto, al netto della pausa durante la visita alla Camera dei reali di Spagna, la commissione Bilancio ha proseguito l’esame dei correttivi alla manovra. Prima vittima del disboscamento dell’agenda per far spazio alla legge di bilancio, la riforma della Corte dei Conti che, complice la contrarietà delle opposizioni al progetto, slitterà a gennaio.

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Tra gli emendamenti bocciati, i due di Avs sulla patrimoniale per i grandi redditi. Sulla proposta di rinvio al 2026 della sugar tax, ritirata ieri, Fi punta invece al rilancio nel Milleproroghe.

Alta tensione governo-opposizioni

Altra sospensione dei lavori si è resa necessaria dopo la protesta delle opposizioni per l’arrivo a sorpresa di una bozza di emendamento del ministero dell’Istruzione per l’assunzione di 5 mila nuovi insegnanti di sostegno nel prossimo biennio.

A scatenare il nervosismo, parrebbe, il mancato rispetto da parte del governo dell’impegno a limitarsi a recepire le sole intese raggiunte nel vertice di maggioranza di lunedì 10. Stesso discorso per il correttivo del ministero della Difesa che incrementa il Fondo missioni internazionali di 225 milioni nel 2025.

A fare personalmente ammenda a nome dell’esecutivo il sottosegretario Mef, Federico Freni: «Si tratta di temi che non sono in alcun modo autorizzati dal governo, ma è giusto scusarsi con il Parlamento». (riproduzione riservata)



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