Il BAVAGLIO alla Stampa è legge: ma noi non la rispetteremo

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Venite pure avanti, voi con il naso cortoSignori imbellettati, io più non vi sopportoInfilerò la penna ben dentro al vostro orgoglioPerché con questa spada vi uccido quando voglio

Non potevamo non usare le parole del maestro Guccini (il quale già si è espresso sui gusti della Presidente del Consiglio dei Ministri) per mettere le cose in chiaro. Non è la prima volta che questo Governo, guidato su questi temi dal Minestrone Nordio (lo vediamo meglio in una Trattoria che in un Ministero importante), si spinge oltre su tematiche importanti, che riguardano l’opinione pubblica. L’ennesimo bavaglio alla stampa, almeno con noi, non funzionerà. Il loro obiettivo è silenziare i fatti. Noi siamo nati per raccontarli. Senza filtri e senza paura. E lo faremo, come se lo faremo.

I Governi passano ma la dignità resta. La restrizione di una libertà sancita nella nostra Costituzione antifascista (scritta con il sangue degli antifascisti) non sarà certo messa in pericolo da chi nemmeno la pronuncia questa parola magica (“antifascismo”). Non ne conoscono il significato, non hanno nemmeno letto la Carta Costituzionale, su cui giurano.

Lo abbiamo scritto sin da subito sotto il nome della nostra testata: il Giornalismo è il cane da guardia del Potere. Non può essere ammansito con leggi ingiuste. Noi ci ribelliamo e le stracciamo queste norme. L’unico nostro padrone è il lettore, colui che deve essere messo a conoscenza di tutto. Ciò che accade nei Palazzi di Giustizia deve essere pubblicato. Esiste il diritto di cronaca, sacrosanto in un Paese civile e noi lo eserciteremo. Quest’ultimo divieto, se non fosse reale, sarebbe una barzelletta. Insieme alla serie di riforme del Nordio, già magistrato di questa Repubblica.

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Una norma bavaglio che pretende di imporre i tempi a noi giornalisti. Dovremmo attendere, secondo loro, la fine delle indagini e l’udienza preliminare. Mesi di inutile (e dannosa) attesa per informare sulle malefatte, soprattutto dei politicanti di turno.

Venite pure avanti poeti sgangheratiInutili cantanti di giorni sciaguratiBuffoni che campate di versi senza forzaAvrete soldi e gloria, ma non avete scorzaGodetevi il successo, godete finché duraChe il pubblico è ammaestrato e non vi fa pauraE andate chissà dove per non pagar le tasseCol ghigno e l’ignoranza dei primi della classe

Una censura di Stato per proteggere i potenti. Un divieto imposto alla pubblicazione degli atti depositati (a conoscenza degli indagati) per tutte le ordinanze che applicano misure cautelari personali. Andranno a farsi fottere i virgolettati, i dettagli contenuti nei provvedimenti. Vogliono abolire gli scandali degli infedeli, dei corruttori,  degli spioni, dei corrotti, degli evasori fiscali.

Facciamola finita, venite tutti avantiNuovi protagonisti, politici rampantiVenite portaborse, ruffiani e mezze calzeFeroci conduttori di trasmissioni falseChe avete spesso fatto del qualunquismo un arteCoraggio liberisti, buttate giù le carteTanto ci sarà sempre chi pagherà le speseIn questo benedetto, assurdo bel paese

«Si tratta del divieto di pubblicazione – ha affermato il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli – anche dei provvedimenti di sequestro e di perquisizione, nonché delle interdittive fino alla chiusura delle indagini preliminari o fino al termine dell’udienza preliminare. Atti non coperti dal segreto in quanto notificati ai diretti interessati. I cittadini non potranno più sapere se le forze di polizia sequestrano immobili ad esponenti della criminalità organizzata o ad evasori fiscali. Si vuole utilizzare il paravento della privacy e della presunzione d’innocenza per coprire le notizie scomode, sulle quali calerà il silenzio. I cittadini hanno il diritto ad ottenere un’informazione precisa, completa e tempestiva sull’attività giudiziaria che riveste un rilevante interesse pubblico. La trasparenza su misure cautelari, sequestri e interdittive è dovuta anche a garanzia degli indagati e della correttezza dell’azione giurisdizionale».

“C’è qualcuno che vuole mettermi il bavaglio! Io non li temo”, diceva il cantautore calabrese Rino Gaetano nel 1978.

Non ci riuscirete.

Oh governanti, ma la lotta alle mafie dove è finita? Dove sono i provvedimenti duri nei confronti del malaffare?

 

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