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Se qualche pioggia potrebbe fare indulgere a rassicuranti entusiasmi, ci pensano i dati di sistema a riportare tutti ad una realtà idrica, che permane grave in molte regioni d’Italia: è questa la settimanale fotografia redatta dal report dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche in un anno, che risulterà il più caldo della storia (fonte: Copernicus), registrando lo sfondamento della soglia psicologica del +1,5° rispetto ai livelli preindustriali ed indicato come limite invalicabile per garantire le fin qui conosciute condizioni climatiche.
In questo quadro di crescente “alert” idrico, un segnale positivo arriva dalla Basilicata dove, per la prima volta da 7 mesi, i volumi idrici, complessivamente trattenuti dalle dighe, registrano un incremento dovuto ai consistenti apporti pluviali, che hanno interessato la regione: i 6 milioni di metri cubi d’acqua, confluiti nei bacini in una settimana, ristorano i territori dipendenti dai serbatoi di Pertusillo e monte Cotugno , ma lasciano inalterate le punte di crisi in territori, le cui popolazioni subiscono, da mesi, limitazioni e turnazioni nelle erogazioni idriche, giacchè hanno rimpinguato solo marginalmente le esangui riserve negli invasi Camastra e Basentello, incrementate di solo 200.000 metri cubi.
Anche nella confinante Puglia si è registrato un incremento nei livelli idrometrici dei bacini, limitato però a soli 320.000 metri cubi, ininfluenti sull’enorme deficit idrico della regione, stimato in oltre 103 milioni di metri cubi rispetto al 2023 e addirittura in quasi 300 milioni rispetto ai volumi di riempimento autorizzati (!!!).
In Sicilia, nella speranza di piogge diffuse e non violente, le disponibilità idriche continuano a ridursi, segnando un’ulteriore contrazione di 2.400.000 metri cubi nelle recenti due settimane: a segnalarlo è l’Autorità di bacino distrettuale della Sicilia che, in contrasto con annunci ottimistici e dimenticata dall’attenzione mediatica, registra un’ulteriore contrazione di 272.000 metri cubi negli esangui volumi trattenuti dalla diga dell’Ancipa e già oggetto di contrasto fra comunità locali.
La condizione idrica permane molto difficile in Sardegna, dove per oggi è stata diramata l’allerta arancione per maltempo sulla fascia meridionale dell’Isola,Calabria ed Abruzzo, dove comunque i 40 centimetri di neve, caduti sulle vette più alte dell’Appennino, sono di buon auspicio per la ricarica degli acquiferi stressati dalla siccità, che perdura da un anno; sul versante appenninico del Molise il manto nevoso non supera però i 15 centimetri.
Risalendo la Penisola, in Campania sono da segnalare le ottime performances dei fiumi Volturno, Garigliano, ma soprattutto Sele, le cui portate alla foce sono superiori a quelle registrate nel recente passato. Sui monti irpini e del Matese la neve caduta nei giorni scorsi risulterà provvidenziale per la ricarica dei bacini artificiali dopo mesi di grande sofferenza (a Novembre, il bacino di Conza era al 27% di riempimento).
Nel Lazio crescono le portate dei fiumi Tevere ed Aniene, seppur con valori troppo bassi per eguagliare quelli medi storici (entrambi sono circa al 38% rispetto al consueto), mentre il Velino, nell’Alta Sabina, nonostante una contenuta crescita negli scorsi giorni risulta idricamente deficitario di circa il 46%. Sul Terminillo è presente una coltre di neve di quasi 30 centimetri; cm. 20 si registrano invece sui monti Ernici nella provincia di Frosinone.
In Umbria, mentre tarda l’auspicata ripresa dei livelli del lago Trasimeno, crescono le portate dei fiumi Chiascio e Paglia; decresce invece l’altezza idrometrica del Topino.
Nelle Marche tornano finalmente a crescere le altezze idrometriche dei fiumi, che però sono ancora deficitarie per Potenza, Esino e Nera; sono in aumento anche i volumi invasati dalle dighe e la neve imbianca alcune vette dei monti Sibillini così come dell’Appennino al confine con l’Emilia-Romagna.
In Romagna, i circa 80 millimetri di pioggia, caduti in 3 giorni sulla pianura, hanno rinvigorito le portate dei fiumi Savio (da poco più di 1 metro cubo al secondo a quasi mc/s 100) e Lamone. Nell’Emilia centrale si registra l’ottima performance della Secchia, che in una settimana incrementa la sua portata del 787%, superando mc/s 77; in crescita è anche il Taro la cui portata, al pari degli altri bacini fluviali dell’Emilia occidentale, rimane però inferiore alla media mensile (fonte: ARPAE).
In Toscana una decisa impennata dei livelli idrometrici viene registrata dai fiumi Arno, Sieve ed Ombrone, i cui flussi si mantengono però al di sotto del consueto.Sul monte Amiata sono presenti oltre 25 centimetri di neve, mentre sul versante appenninico si raggiungono i 35 centimetri.
In Liguria sono in crescita i livelli dei fiumi Magra ed Entella; stabili quelli del Vara, mentre a Ponente decresce l’altezza idrometrica dell’Argentina.
Al Nord i livelli dei laghi sono in calo, con la sola eccezione del Benaco; i bacini lacustri d’Iseo e di Como hanno percentuali di riempimento, inferiori alle medie (rispettivamente 32,9% e 21,8%).
In Veneto, Novembre 2024 è stato il più secco da 30 anni con soli 10 millimetri di pioggia (in alcune località la cumulata ha raggiunto appena mm.1) su una media storica di mm.135, con un deficit pluviometrico pari quindi al 93% (96% sui bacini di Piave e Livenza) ed una temperatura media, superiore di ben 2,2 gradi alla media (la prima decade ha registrato l’anomalia termica più alta dal ’96) con conseguente riduzione drastica delle portate dei fiumi scesi, fatta eccezione per Adige e Livenza, al di sotto del flusso medio mensile storico. Nella scorsa settimana Piave e Brenta (il cui flusso in alveo è sotto media del 36%) hanno subito un’ulteriore flessione dei livelli idrometrici, mentre incrementi di portata si sono registrati per Bacchiglione e Muson dei Sassi (fonte: ARPA Veneto).
In Lombardia, la carenza di neve ed i livelli dei laghi inferiori alle medie determinano un deficit di riserva idrica del 29% sulla media e di oltre il 41% rispetto al 2023.
In Piemonte, portate fluviali in crescita solo nel Tanaro, il cui flusso idrico rimane però scarso (-59% rispetto alla media); anche se decrescente la portata della Stura di Demonte registra un surplus del 23% sul consueto a differenza della Stura di Lanzo, caratterizzata dall’esiguità dei flussi, che risultano del 70% più scarsi della media.
In Valle d’Aosta sia Dora Baltea che torrente Lys subiscono leggerissimi decrementi nei flussi idrici.
Decrescenti infine sono i livelli idrometrici del fiume Po lungo il tratto piemontese, mentre incrementi di portata vengono registrati nelle stazioni di rilevamento lombarde ed emiliane, pur rimanendo al di sotto di quelli medi di riferimento: a Pontelagoscuro il deficit idrico si attesta al 4,4%.
“E’ l’arrivo della neve, il dato nuovo della settimana soprattutto al Centro Sud, mentre al Nord si registra un clima secco. Speriamo di non dover rimpiangere, nei mesi a venire, la tanta acqua rilasciata a mare per mancanza di invasi” commenta Massimo Gargano, Direttore Generale dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).
“Per questo – conclude il Presidente di ANBI, Francesco Vincenzi – chiediamo che i 7 miliardi di lavori definanziati per manifesta impossibilità di rispettare le tempistiche del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza siano destinati anche ad avviare il Piano Invasi, per il quale i Consorzi di bonifica ed irrigazione, che stanno invece rispettando i cronoprogrammi europei, hanno circa 400 progetti in attesa di finanziamento e rapidamente cantierabili.”
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