La Calabria presenta “livelli di benessere modesti” rispetto al complesso delle province italiane valutate sugli 11 domini del Bes dei territori. E’ quanto emerge dal Rapporto Bes della Calabria diffuso dall’Istat.
Infatti, considerando le distribuzioni di 64 indicatori provinciali in 5 classi di benessere relativo (bassa, medio-bassa, media, medio-alta e alta) nell’ultimo anno disponibile , il 63,1 per cento delle misure colloca le province calabresi nelle classi di benessere bassa e medio-bassa e solo il 21,3 per cento le colloca nelle classi alta e medio-alta (gli stessi valori calcolati su tutte le province italiane sono rispettivamente del 35,6 per cento e 41,8 per cento).
Nel confronto con le altre regioni del Mezzogiorno, la Calabria mostra il profilo meno brillante seguita dalla Sicilia (con il 61,8 per cento di misure provinciali nelle classi bassa e medio-bassa e il 22,3 nelle classi alta e medio-medio). La provincia di Crotone e la Città Metropolitana di Reggio di Calabria, presentano le maggiori frequenze di posizionamenti nelle due classi più basse (rispettivamente 68,8 e 67,7 per cento); quest’ultima, insieme a Cosenza, presenta anche la minore incidenza nelle due classi più alte (19,4 per cento). Catanzaro è la provincia meno sfavorita con il 25,8 per cento dei posizionamenti nelle classi di testa e il 56,4 per cento in quelle di coda, seguita da Vibo Valentia (21,8 e 60,9).
Dal confronto tra gli 11 domini del Benessere, i domini Sicurezza e Ambiente rappresentano gli ambiti nei quali la regione e le rispettive province detengono i vantaggi più evidenti, con quote pari rispettivamente al 73,3 per cento e al 41,0 per cento di posizionamenti nelle classi alta e medio-alta e al 10,0 e 38,5 per cento in quelle bassa e medio-bassa. Nel 2022 in Calabria le denunce di furto in abitazione sono 91,4 per 100 mila residenti, meno della metà rispetto al dato italiano, le denunce di borseggio (17,1 per 100 mila) sono meno di un decimo di quelle nazionali e le denunce di rapina (11,4 per 100 mila) corrispondono a quasi un quarto della media-Italia. In tutte le province calabresi le denunce dei reati predatori sono nettamente meno frequenti rispetto al Mezzogiorno e all’Italia.
La regione conserva un vantaggio oramai consolidato rispetto alle medie di confronto anche per la quota di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, che nel 2022 si attesta al 76,4 per cento dei consumi totali, più del doppio della media nazionale. Anche in ragione della localizzazione e della capacità degli impianti, il contributo di ciascuna provincia è molto differenziato: si passa dal 12,8 per cento di Reggio di Calabria al 280,7 per cento di Crotone, che rimane la provincia più produttiva della regione.
Un altro risultato positivo riguarda la quota di superficie territoriale coperta da aree naturali protette, che in Calabria nel 2021 è pari al 26,6 per cento, superiore alla media nazionale di 4,9 punti percentuali. Tuttavia l’incidenza delle aree protette varia notevolmente fra i territori: si passa dall’8,9 per cento della provincia di Catanzaro al 43,0 per cento di Crotone. La Calabria è meno penalizzata delle medie di confronto anche per la produzione di rifiuti urbani, nel 2022 pari a 399 Kg per abitante, circa 50 kg in meno del Mezzogiorno e quasi 100 kg in meno dell’Italia. Tutti gli altri domini segnalano svantaggi netti e diffusi delle province calabresi.
Il dominio Benessere economico presenta la totalità degli indicatori provinciali nelle due classi di coda. Nel 2022 la provincia di Vibo Valentia registra il risultato peggiore relativamente alla Retribuzione media annua dei lavoratori dipendenti (12.923 euro) e Crotone per gli indicatori relativi ai redditi pensionistici: 15.333 l’importo medio annuo pro-capite e 16,8 per cento la quota di pensionati con reddito di basso importo, a fronte di valori medi nazionali rispettivamente di 20.312 euro e 9,2 per cento. La provincia di Catanzaro riporta l’incidenza più elevata del tasso di ingresso in sofferenza dei prestiti bancari alle famiglie (1,9 per cento, 0,6 la media-Italia nel 2023).
Nel dominio Innovazione, ricerca e creatività, l’indicatore di mobilità dei laureati italiani (25-39 anni) conferma la difficoltà della Calabria di attrare e trattenere capitale umano giovane e qualificato: a fronte di un saldo nazionale negativo (con una perdita verso l’estero di 4,5 giovani laureati per mille residenti di pari età e livello di istruzione), l’indicatore in Calabria registra un -42,5 per mille. Il dettaglio territoriale, che tiene conto anche dei flussi interprovinciali, rivela un gap tra Catanzaro, la provincia meno penalizzata (con 36,6 nuovi laureati che lasciano la provincia ogni mille laureati di pari età) e Crotone, quella con le perdite relative più ingenti (-56,3 per mille).
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