Dopo essere stato approvato dalla Camera lo scorso 21 novembre, il decreto “Salva Milano” è stato incardinato in commissione Ambiente al Senato per un voto che verosimilmente avverrà a gennaio. La norma, com’è noto, è stata pensata per risolvere il problema dei grattacieli costruiti nel capoluogo lombardo senza permessi adeguati e per questo, così come per i possibili scenari extra milanesi che aprirebbe, viene fortemente criticata da associazioni, comitati ambientalisti e addetti ai lavori. L’ultima in ordine di tempo è una lettera-appello firmata da oltre 140 professori universitari, urbanisti, giuristi, costituzionalisti, economisti, storici, sociologi, geografi, che chiedono “ai Senatori della Repubblica” di non approvare la proposta di legge. Nata “come un condono per sanare le irregolarità del passato”, si legge, la legge “è stata trasformata in provvedimento ‘di interpretazione autentica’ che, se approvato definitivamente, imporrà come legge in tutta Italia e per sempre la pratica dell’urbanistica seguita a Milano, abrogando le disposizioni che impongono la pianificazione attuativa delle città, a garanzia dei servizi dovuti a tutti i cittadini”. Lo spazio urbano, spiegano i firmatari, “potrà essere occupato da edifici senza un disegno unitario, senza un piano, senza una visione di città, se non quella degli operatori e dei fondi immobiliari”. Tra i firmatari dell’appello Paolo Maddalena, vicepresidente emerito della Consulta, Salvatore Settis, Accademico dei Lincei, Angela Barbanente, presidente della Società Italiana Urbanisti, e Tomaso Montanari, rettore dell’Università per stranieri di Siena.
Ecco il testo completo:
Dicembre 2024
Il Senato sta discutendo, dopo l’approvazione alla Camera dello scorso 21 novembre, la proposta di legge numero 1987, ora 1309. È stata chiamata “Salva-Milano” ed è la risposta politica alle indagini giudiziarie sull’urbanistica milanese. Nata come un condono per sanare le irregolarità del passato, è stata trasformata in provvedimento “di interpretazione autentica” che, se approvato definitivamente, imporrà come legge in tutta Italia e per sempre la pratica dell’urbanistica seguita a Milano, abrogando le disposizioni che impongono la pianificazione attuativa delle città, a garanzia dei servizi dovuti a tutti i cittadini.
Questa proposta di legge cambierà radicalmente il futuro delle nostre città, rendendole sempre più congestionate ed elitarie. Toglierà ai Consigli comunali il potere di controllare che i costruttori e i fondi immobiliari facciano l’interesse pubblico, e cioè realizzino, insieme ai nuovi palazzi, anche i servizi per la città, edilizia sociale, parcheggi, marciapiedi, piste ciclabili, parchi, scuole, biblioteche eccetera. Lo spazio urbano potrà essere occupato da edifici senza un disegno unitario, senza un piano, senza una visione di città, se non quella degli operatori e dei fondi immobiliari. Verrà inoltre ampliata a dismisura la categoria della ristrutturazione edilizia, nella quale rientreranno anche le nuove costruzioni senza alcun rapporto con quanto demolito, riducendo così di molto le disponibilità finanziarie dei Comuni per la realizzazione della parte pubblica delle città.
Non è vero che la “rigenerazione urbana” si possa fare senza piano e con oneri ridotti nelle aree già urbanizzate, perché queste sono già infrastrutturate e ricche di servizi: tutti i cittadini sanno quanto verde, quanti parcheggi, quanta edilizia sociale e quanti servizi manchino proprio lì dove la città già esiste, eppure si intende densificarla, aumentando i carichi urbanistici.
Se approvata, questa legge impedirà di promuovere politiche di vera “rigenerazione” e riqualificazione delle nostre città e delle periferie, ridurrà verde e servizi, innescherà dinamiche finanziarie che aumenteranno i prezzi dell’abitare e accresceranno le disuguaglianze nelle città.
Rileviamo in questa legge forti profili di incostituzionalità. Non è infatti una misura “di interpretazione autentica”, perché questa è possibile soltanto quando la legislazione su cui interviene sia davvero contraddittoria e di difficile interpretazione, mentre sono chiarissimi i principi fondamentali della legislazione statale, più volte confermati da pronunce della Corte di Cassazione, del Consiglio di Stato, della Corte costituzionale. Questa è invece una riscrittura delle norme urbanistiche, con una evidente intromissione del potere legislativo volta a vanificare le inchieste giudiziarie in corso.
Per questi motivi, noi professori appartenenti alla Accademia italiana, urbanisti, giuristi, costituzionalisti, economisti, sociologi, ecologi, territorialisti, geografi, ci appelliamo ai Senatori della Repubblica affinché non approvino la proposta di legge numero 1309.
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