La morte, alcuni giorni fa, di una bimba romana di 9 anni, causata da uno shock anafilattico, insorto dopo aver mangiato un piatto di gnocchi, ha suscitato paure, confusione, alimentate da termini fuorvianti, che hanno collegato allergia, celiachia, intolleranza. Preoccupazioni specie in soggetti con celiachia e loro famigliari.
A tranquillizzare, le parole del prof. Claudio Romano presidente e Società Italiana gastroenterologia epatologia e nutrizione pediatrica: “uno shock anafilattico per allergia al frumento causa del decesso, non può essere dovuto a celiachia (colpisce circa 1% della popolazione): non c’entra. “L’allergia alimentare al grano, o frumento, è una condizione piuttosto rara ma la celiachia ha una azione e conseguenze molto diverse. Nel celiaco – dice la prof. Renata Auricchio, università Federico II, Napoli) – infatti, si sviluppa una reazione immunomediata lenta legata all’assunzione cronica del glutine, una delle proteine del grano (in soggetti geneticamente predisposti).
Per ammalarsi, il celiaco deve assumere una quantità visibile di glutine in maniera prolungata nel qual caso, si sviluppano autoanticorpi anti-transglutaminasi nel sangue e danno intestinale con sintomi di diarrea, vomito, mal di pancia, problemi di crescita, carenza di ferro ecc. Il celiaco quindi non è a rischio di uno shock anafilattico per il frumento. Un soggetto con allergia al frumento non può assumere dietoterapeutici che possono contenere tracce minime (20 parti per milione) di grano,”. “Insomma – conclude il prof.Romano – lo shock anafilattico sembra essere stato scatenato dal frumento – che è effettivamente presente negli gnocchi – ma a causa di un’allergia, fenomeno completamente diverso dall’intolleranza al glutine.
La celiachia non può determinare uno shock anafilattico mortale. Questa è la cosa che noi, pediatri gastroenterologi dobbiamo soprattutto chiarire prima che si diffondano paure infondate… intolleranza al frumento non va confusa con la celiachia che è solo una condizione di permanente mancata tolleranza al glutine”.
La causa di una eventuale intolleranza al frumento (che può essere anche temporanea) va ricercata in uno dei componenti del grano da individuare con l’aiuto del medico curante o specialista. La sintomatologia (nausea, vomito, aerofagia con senso di gonfiore e dolore addominali, a volte diarrea o stipsi, eritemi o altre alterazioni cutanee, ecc,) è collegata all’assunzione di grissini, pane, pasta secca o fresca, biscotti, taralli, pizza, nonché birra e whisky, salse, gelati, ecc. Comunque leggere sempre le etichette. Un rimedio semplice è il ricorso a farine “alternative” come quelle di mais, riso, avena, grano saraceno (che, a dispetto del nome, non è frumento), la farina di ceci o cecinata (anch’essa non frumento: ai tempi di Orazio, era venduta per strada ed anche ceci già cotti immessi in termos – thermophila, trovati a Pompei), ecc. L’allergia, ovvero reazione immunologica irregolare (“sensibilità immunomediata”) si presenta dopo contatto alimentare, cutaneo, inalatorio, ecc, con prodotti che contengano comunque frumento. I sintomi sono molteplici come orticaria, congiuntivite, edema intorno agli occhi, possibile crisi di asma bronchiale. Quadro più accentuato è l’anafilassi sistemica (nausea, vomito, mal di pancia, diarrea, orticaria e, progressivamente edema della glottide e laringospasmo prodromi di collasso cardiocircolatorio (shock anafilattico).
Sintomi, questi, che possono manifestarsi distanziati nel tempo e con minore intensità, anche nell’intolleranza alimentare che il prof Allen P. Kaplan (Medical University of South Carolina in Charleston, South Carolina) definiva “non-allergic allergy = allergia non allergica, sottolineando che essa può avere origine genetica (40-60” di casi in nati da genitori ambedue sofferenti di intolleranze alimentari), da allattamento con latte vaccino o vegetale, svezzamento precoce, deficit enzimatici (lattasi. ecc.), formaggi fermentati o stagionati, salmone, aringhe, sardine, tonno, acciughe, sgombro, insaccati, fegato di maiale, pomodori, spinaci, bevande fermentate o liberatori di istamina (pomodori, fragole, crostacei e frutti di mare, albume d’uovo, cioccolato, alcuni tipi di pesce ed alimenti in scatola coloranti ed additivi, sostanze nervine in alimenti o farmaci per i quali può anche aversi ipersensibilità, da stress protratto. Inoltre le Intolleranze alimentari possono aprire la porta da allergie ad inalanti. Rivolgersi al medico per individuare a mezzo test (vari) le particolarità e suggerire diete apposite. Diffidare da rimedi capotici suggeriti da chiunque altro.
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