Il rapporto Censis. Sicurezza, mobilità e scuola. Reggio resiste alla crisi

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Reggio Emilia si colloca al settimo posto come provincia con più di 500 mila abitanti (l’ultima stima indica un numero di 525.366 abitanti al 30 giu 2023) per punteggio e graduatoria ‘Agenda 2030 Index’ nel capitolo che riguarda riguarda la qualità dei servizi pubblici nelle province d’Italia. Sicuramente un piazzamento positivo ma che indica come e quanto ci siano ambiti che hanno ancora molto bisogno di investimenti. Esce la 58a edizione del Rapporto Censis che, numeri alla mano, interpreta i più significativi fenomeni socio-economici del Paese, individuando i reali processi di trasformazione della società italiana.

Una società che appare turbata e in profondo cambiamento, seppure attanagliata dalla “sindrome del galleggiamento”, ovvero di resistenza alle crisi. Che oggi, nonostante come italiani siamo abili a sopravvivere, forse non basta più. Reggio Emilia si colloca subito dopo Modena, in una classifica che vede sul podio le province di Trento, Udine e Padova, seguite da Bolzano, Verona e Modena. Il nord e basta, come spesso accade, la prima provincia del centro è Perugia, subito dopo Reggio Emilia mentre Lecce è la prima provincia del Sud e si colloca al 15mo posto.

Per comprendere questi piazzamenti in classifica occorre capire la strategia usata dal Censis che, nell’ambito di una collaborazione con il Cnel, ha definito un indice con base provinciale della qualità dei servizi pubblici realizzato attraverso le analisi effettuate su 7 dimensioni Sdgs dell’Agenda 2030 scelte come focus d’approfondimento e che compongono il campo d’azione complessivo. I capitoli analizzati sono stati sette e in particolare: i servizi per il contrasto della povertà e delle disuguaglianze, i servizi per la salute e il benessere, i servizi per l’istruzione, i servizi per la mobilità. le infrastrutture e le città, i servizi idrici e fonti energetiche rinnovabili, i servizi per la parità di genere, i servizi per la giustizia e la qualità delle istituzioni. Le città sono state classificate in quattro grandi gruppi, in base alla loro dimensione demografica: Città metropolitane, Province con più di 500mila come Reggio Emilia, Province tra 3mila e 500mila abitanti (come Parma che si colloca al secondo posto dietro Ancona e prima di Forlì-Cesena) e Province con meno di 300mila abitanti.

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I sette indicatori sintetici di dominio hanno tutti media 100 e scarto quadratico medio 10 e costruiscono il punteggio e classifica finale. Se analizziamo i dati della nostra provincia notiamo che siamo primi per i servizi idrici e fonti energetiche rinnovabili, sicuramente per la scelta fatta dal Reggiane Parco Innovazione di costituire la prima Comunità Energetica Rinnovabile (Cer). Inoltre il nuovo Pug (Piano urbanistico generale) individua quattro ambiti prioritari su cui investire per favorire la transizione energetica e arrivare entro il 2030 a sviluppare una potenza di oltre 200 MW di impianti a fonti rinnovabili. Terza per i servizi per la giustizia e la qualità delle istituzioni ma incredibilmente al sesto posto per i servizi legati all’istruzione e formazione di qualità che vede prima la provincia di Modena e seconda quella di Udine. Come mai la città con ‘gli asili più belli del mondo’, riconosciuta in ogni dove e continuamente presa a modello per la sua filosofia educativa (soprattutto sullo 0-6) non ottiene un piazzamento da podio? Scorrendo la graduatoria per capitoli, troviamo un settimo posto per le mobilità e infrastrutture della città, nonostante le scelte fatte negli anni di sostegno ad una mobilità sostenibile, anche se il trasporto pubblico locale sta facendo affiorare diverse criticità, tredicesima per i servizi per la parità di genere, diciassettesima per il contrasto della povertà e delle disuguaglianze e addirittura ventiduesima per quanto riguardano i servizi per la salute e il benessere.

L’Agenda 2030, sottoscritta nel 2015 da 193 Paesi delle Nazioni Unite, tra cui l’Italia, si basa su cinque concetti chiave, rappresentati da cinque ‘P’: persone, prosperità, pace, partnership e pianeta. Mancano ancora sei anni per provare a capire meglio e analizzare i numeri indicati dal Censis e cambiare qualche obiettivo. Per il bene delle persone.



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