Germania, sfiducia a Scholz. Si va al voto, Merz vuole abbassare le tasse, la Spd il taglio dell’Iva

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La sfiducia pilotata porta alla caduta del governo Scholz: si voterà il prossimo 23 febbraio. L’ultimo dibattito intorno al governo è anche l’inizio ufficiale della campagna elettorale: AfD fa campagna contro la Cdu, i cristianodemocratici promettono di rilanciare l’economia, mentre i socialdemocratici vogliono lasciarsi alle spalle il freno al debito

Ultimo atto del governo Scholz. Sull’esecutivo che fu di Spd, Verdi e Fdp, poi da inizio novembre è rimasto solo rossoverde, è calato definitivamente il sipario. Con una sfiducia pilotata come la prevede la democrazia tedesca il cancelliere uscente ha dato seguito alla sua volontà di «liberare la strada per le elezioni anticipate», rivolgendosi al Bundestag, ma di fatto chiedendo di essere sfiduciato. Alla fine, hanno espresso la fiducia al cancelliere solo 207 deputati, hanno votato contro 394 e si sono astenuti in 116. 

Si tratta dell’inizio formale della campagna elettorale. Per socialdemocratici e Verdi l’occasione per rivendicare le proprie conquiste maturate durante la legislatura, per le opposizioni l’occasione di mettere il dito nella piaga su tutto quello che secondo Cdu e AfD (e Fdp) i rossoverdi non hanno portato a dama. 

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Ma il dibattito è anche l’occasione per gli ex partner di maggioranza di togliersi gli ultimi sassolini dalle scarpe. Scholz parla della necessità di portare «maturità e responsabilità» in un’esperienza di governo e accusa di «sabotaggio» i liberali. Ma il punto centrale del suo intervento sono le promesse di campagna elettorale: dal fatto di continuare a «recuperare» quel che non è stato fatto in passato, agli investimenti.

La Spd spinge per un nuovo programma di incentivi per dare seguito alle richieste degli organismi internazionali, imprenditori e sindacati. «Gli altri paesi del G7 hanno tutti un indebitamento pubblico superiore al 100 per cento» dice il cancelliere: l’ultimo screzio con il ministro delle Finanze riguardava la rigidità di quest’ultimo sui nuovi debiti da prendere per finanziare nuovi investimenti. Ma Scholz rivendica anche i suoi successi: dal superamento della crisi energetica dovuta all’invasione dell’Ucraina al mantenimento del benessere nonostante l’inflazioni e le conseguenze della guerra sull’economia tedesca. E poi, la raccomandazione di non lasciare il paese in mano a partiti che non condividono «la conservazione delle conquiste» della Germania. 

Il dibattito 

Una palla alzata per il capo dell’opposizione, Friedrich Merz, che chiede una campagna elettorale dura nel merito ma rispettosa nei toni. Certo, lo fa a valle di un intervento durissimo, in cui elenca tutte le occasioni perse – dal suo punto di vista – da parte del cancelliere. Come quella della Zeitenwende, la svolta epocale per la Bundeswehr, o a fine novembre 2023, quando la corte costituzionale ha ritenuto illegale la strategia del cancelliere di aggirare il freno al debito con un bilancio parallelo. Di nuovo il freno al debito, su cui Christian Lindner non ha mai voluto cedere. Un niet che però non ha fatto la differenza, dice Merz, quanto il fatto che il cancelliere non sia stato capace di tenere assieme una coalizione troppo variegata. E, come tutte le opposizioni, può replicare alle proposte per il futuro di Scholz chiedendo perché non le abbiano portate in parlamento finora. Ma il capo della Cdu non risparmia altri colpi: accusa Scholz di portare vergogna alla Germania all’estero, ma ne ha anche per Robert Habeck, che correrà da cancelliere per i Verdi. «È il suo – dice Merz – il volto della crisi economica», accusandolo di fingersi dubbioso e ingannare gli elettori con «l’imperativo intellettuale» che orienta i suoi «discorsi alti». Anche lui parla del merito della sua campagna elettorale: irride chi propone tasse più alte o peggio – come i Verdi – una patrimoniale, propone di cambiare il sistema di assistenza sociale e di riprendere in mano tutte le forme di energia. Come si finanziano le misure, però, resta un dilemma. 

Aggressiva Alice Weidel di AfD, che punta soprattutto a colpire la Cdu, il suo concorrente più diretto. Se i cristianodemocratici guideranno il prossimo governo, è il suo messaggio, non cambierà assolutamente niente, anzi. Il ministro della «distruzione dell’economia» Habeck resterà al suo posto. Weidel ha bisogno che gli elettori più conservatori di Merz la considerino una vera alternativa alla Cdu, altrimenti il suo destino è, anche da secondo partito più forte, l’insignificanza. E allora, l’accusa al capo dell’opposizione di non aver sfruttato le ultime settimane per portare avanti progetti condivisi con un’inedita alleanza con AfD, che l’arco parlamentare continua ad abborrire. Per il gusto della polemica, poi, la leader ha dato mandato a tre dei suoi deputati di votare per Scholz. Il gusto di mettere i bastoni fra le ruote alla democrazia. 

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