La crisi della scuola e il ruolo dei genitori

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Nel giro di poche ore, il Censis prima e l’Ocse dopo, hanno demolito il nostro sistema scolastico certificando la situazione drammatica in cui versa il nostro paese. Nella clssifica Ocse l’Italia risulta sestultima per capacità di lettura e comprensione del testo, quartultima per abilità di calcolo, terzultima per analisi dei problemi.

Qualche settimana fa ha destato scalpore l’attacco alle famiglie da parte della preside del Liceo Scientifico “Gaetano Salvemini” di Bari la quale, in occasione dell’Open day, ha pubblicamente rimproverato i genitori al loro compito di educatori accusandoli di incoraggiare i propri figli a coltivare il mito del denaro e del successo facile. Tutte le inchieste degli ultimi anni hanno posto all’attenzione dell’opinione pubblica il disagio adolescenziale e l’incapacità del sistema scolastico di dare una risposta alla noia crescente degli alunni che i docenti registrano quotidianamente nelle classi.

Su queste colonne abbiamo più volte dedicato riflessioni e proposte sull’istruzione italiana evidenziando le basse retribuzioni dei docenti, l’esigenza di sperimentare didattiche più innovative, la progressiva burocratizzazione della funzione docente. Di fatto, tutti concordano sulla necessità di riformare un sistema scolastico ormai stantio, inadeguato e incapace di formare un cittadino in grado di interpretare criticamente i modelli culturali imposti dalla società e dai media. Inutile nasconderlo, la scuola italiana ha perso il confronto con la televisione e i social i quali hanno surrettiziamente forgiato nuovi modelli di comportamento, modi di pensare e gerarchie valoriali del tutto inedite che la scuola ha colpevolmente sottovalutato. In tutto l’Occidente, e non solo in Italia, il mondo della scuola non ha avuto la chiara percezione di questa sorta di “guerra non dichiarata” sferrata dalle nuove tecnologie che avrebbero dovuto allertare tutti gli attori dell’universo scolastico i quali, di contro, sono rimasti passivi e silenti.

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Con il passare degli anni, la televisione commerciale e i social hanno silenziosamente svilito il ruolo della scuola la quale si è vista travolta dalla velocità possente del messaggio digitale e dalla capacità seduttiva delle immagini: incredibile ma vero, nella nuova dimensione umana, “video” e “cogito” rappresentano, ormai, due attività sensoriali strutturalmente incompatibili. Questa è, esattamente, la percezione vissuta dai nostri ragazzi. In quest’ottica, la lezione tradizionale dell’insegnante, inficiata dalla lentezza della comunicazione verbale, rappresenta il retaggio di una didattica anacronistica e obsoleta. Risulta, pertanto, incontrovertibile una verità che è sotto gli occhi di tutti: il sistema scolastico italiano è totalmente da ripensare.

A questo punto torniamo al problema posto dalla preside barese che ha per oggetto il ruolo dei genitori i quali, va detto, non sono da ritenere meno inadempienti della scuola. Le responsabilità delle famiglie italiane cominciano, innanzitutto, nell’aver sottovalutato l’importanza dello sviluppo culturale dei propri figli. Non è una responsabilità da poco. Oggi i ragazzi dedicano pochissimo tempo allo studio pomeridiano e alla lettura perché l’interesse prioritario è rappresentato dal conseguimento della sufficienza. Il voto, infatti, costituisce l’unica preoccupazione di ogni studente con l’avallo dei genitori a molti dei quali interessa soltanto la promozione, anche carpita in extremis, con la benevolenza di qualche insegnante oppure, perché no, con l’espediente di una generosa certificazione, truffaldina e rivelatrice di un comportamento sociale sempre più diffuso che tutti fingono di non vedere. Nel giro di poco tempo siamo passati dai genitori intransigenti e complici dell’insegnante (il quale aveva ragione a prescindere), ai genitori iperprotettivi e complici dei figli di cui viene accolta ogni richiesta per sottrarsi al ricatto di una solitudine che appare loro incomprensibile. Vedendo i ragazzi, si capisce chiaramente che, nella nostra società, si è rotto qualcosa. Forse è arrivato il momento di capire che alla famiglia spetta il compito di educare e alla scuola quello di istruire. Non sarebbe male, per tutti, riscoprire il senso del proprio ruolo.

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