L’Ampelografa, i Cavalieri vitigni rari del Piemonte

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L’Ordine dei Cavalieri di San Michele del Roero è un Associazione no profit, fondata nel 1982, che conta attualmente 600 soci e che opera  per la valorizzazione del Roero. 

Per questo l’Ordine organizza visite, concorsi enologici e convegni come quello recentemente tenutosi a Canale e dedicato alle ”Suggestioni e prospettive per la viti-enologia del Roero” con tre relatori di eccezione molto legati alle attività di GRASPO.

La dott.ssa Anna Schneider dell’Istituto per la Protezione Sostenibile del CNR di Torino protagonista della ricerca ampelografica italiana e punto di riferimento per la preservazione dei vitigni rari, il prof. Vincenzo Gerbi del Dipartimento Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino e l’avvocato Massimo Corrado, presidente di Go Wine e da sempre vicino ad ogni progettualità di GRASPO.

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Un’occasione imperdibile quindi per presentare iil nostro ultimo libro “ 100 Custodi per 100 vitigni, la Biodiversità Viticola in Italia” dove il capitolo relativo al Piemonte si apre proprio con la testimonianza di Anna Schnaider.

Anna Schneider e Aldo Lorenzoni

“Il recupero di vitigni rari e in via di abbandono nei territori tradizionalmente viticoli è un’attività che sembra semplice ma in realtà ha una sua complessità e, per essere efficace, richiede conoscenze e competenze abbastanza differenziate” spiega Schneider “Va ricordato a chi vuole oggi operare nella raccolta e nella conservazione delle risorse genetiche a rischio di scomparsa, che l’attuale recupero di tale prezioso patrimonio è stato reso possibile grazie alla cura e alla custodia che gli agricoltori locali hanno esercitato nel tempo con ostinazione, mantenendo in vita qualche pianta.

La viticoltura delle nostre Alpi, per esempio, si fondava originariamente solo su vitigni minori oggi quasi sconosciuti, presenti su superfici esigue, o addirittura in via d’abbandono e prossimi alla scomparsa.

Massimo Corrado, presidente di Go Wine

Si tratta di cultivar significative spesso soltanto per l’area alpina, che i testi del ‘700 e dell’800 indicavano come coltivati da tempo in quegli ambienti.

Nel Ticinese era diffusa la Bondola, in Valle d’Aosta l’Oriou (probabilmente l’attuale Petit rouge) e il Cornalin, in Valle di Susa l’Avanà e il Becuet, ma anche la Grisa (da uva rossa) e il Carcairun; a Pomaretto, in Val Chisone, il Neiret, il Bian ver e il Preveiral, in Val Maira la Blancio.

da sx Fasano, Paolo Rosso e Lorenzoni

Il recupero e lo studio di questi vitigni hanno dimostrato che molti di essi si ritrovano anche in altre regioni alpine, su opposti versanti e spesso con nomi diversi.

La Bundula recuperata in Val d’Ossola corrisponde alla Bondola ticinese, oggi oggetto di rivalutazione oltralpe.

L’Avanà valsusino è l’Hibou noir dei francesi, una cultivar che per il grande vigore si allevava in Savoia con forme alte ed espanse.

Il nostro Becuet, un vitigno minore capace di conferire corpo e struttura al profumato ma più debole Avanà, era coltivato con il nome di Persan in Savoia, dove i suoi vini a fine ‘800 erano rinomati per l’incredibile longevità.

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da sx Fasano, il Presidente dell’Enoteca Perosino e Lorenzoni

La Grisa ad uva rossa non è che il Grec rouge, uno dei vitigni più diffusi in Francia nel Medioevo per uva da mensa, essendo una delle più belle e decorative.

E ancora, il Neiret della Valchisone e del Pinerolese, presente in modo consistente in tutta la fascia pedemontana piemontese, corrisponde allo Chatus d’oltralpe, ottimo nei suoli acidi, magri e siccitosi.

La Verdesse, quasi scomparsa in Francia ma oggetto di un recente interesse enologico in Vallese per via della qualità dei suoi vini, alcolici ed equilibrati, è identica al nostro Bian ver, da cui ci aspettiamo, promettenti risultati.

da sx Massimo Corrado, Aldo Lorenzoni e Giacomino Fasano

Infine il Preveiral e la Blancio, tra loro identici, corrispondono al Gouais Blanc francese, anch’esso una delle cultivar più coltivate nei secoli bui per la sua rusticità.

“Un patrimonio di biodiversità viticola enorme sintetizzato nel vigneto-collezione di Grinzane Cavour, un museo a cielo aperto dove sono conservate tutte le varietà di vite, anche minori e rare, del Piemonte, della Liguria e della Val d’Aosta oltre a vitigni di riferimento di altre regioni, nazionali ed internazionali.

da sx il Sindaco di Canale Faccenda, Corrado, Gerbi, Schneider, Lorenzoni, Fasano e Bertini

Tra le collezioni europee orientate alla salvaguardia e allo studio dei vitigni a rischio di scomparsa, quella di Grinzane Cavour è una delle più vaste e ricche di diversità. L’impianto comprende 900 accessioni per oltre 500 cultivar anche diverse dalla vinifera ed anche selvatiche, un campo collezione che serve per preservare dalla scomparsa certa vitigni che ormai sono solo qui, ma ha tante altre funzioni, di caratterizzazione varietale, di studi sulle virosi od eventuali resistenze, ma ha anche scopi didattici e di formazione per studenti e tecnici che vengono imparare a riconoscere le varietà”.

Una giornata intensa per GRASPO anche per ringraziare della preziosa opportunità il Cavaliere Graspista Giacomino Fasano, il cerimoniere Paolo Rosso, il Gran Maestro Carlo Rista, il “padrone di casa” Enrico Faccenda sindaco di Canale e presidente dell’Associazione dei sindaci del Roero, il senatore Marco Perosino presidente dell’Enoteca del Roero, il cavaliere ed enologo Luigi Bertini ed i tantissimi produttori del Roero. 

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Il viaggio continua…

Aldo Lorenzoni e Luigino Bertolazzi

Foto di Gianmarco Guarise

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