Le mani di Fratelli d’Italia su cultura, spettacoli ed eventi in Sicilia

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 Ma chi l’ha detto che con la cultura non si mangia? Fratelli d’Italia, da quando sta governando la Sicilia dimostra che non è proprio così. Con la cultura si mangia, eccome. Ma anche con gli spettacoli. Il teatro, il jazz, innanzitutto. Gli eventi, piccoli e grandi. E tutto ciò che è legato al turismo. Infatti il partito della presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha occupato progressivamente tutte le caselle legate agli spettacoli e alla cultura in Sicilia, scoprendo in un colpo solo che è facile creare consenso in maniera capillare. Il regista di questa operazione è Manlio Messina, oggi numero due di Fdi alla Camera dei Deputati, ma fino al 2022 assessore regionale al Turismo.


A lui sono legati un paio di scandali niente male. Il primo è quello che è rimasto alle cronache come il caso Cannes, ovvero la contrattazione per l’allestimento della mostra “Sicily, Women and Cinema” a Cannes. Budget: 2,2 milioni del 2022 e tre milioni e settecentocinquantamila euro per il 2023 con risorse del Piano Sviluppo e Coesione. Schifani, appena insediatosi da presidente della Regione, venne a sapere dell’iniziativa dai giornali. Ne nacque un battibecco proprio con lo stesso Messina.

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Ma Messina, vero e proprio capo di Fdi in Sicilia, è anche l’ideatore dell’operazione See Sicily, il programma che avrebbe dovuto garantire una ripresa dei flussi turistici, principalmente mediante l’omaggio di una notte ogni tre sull’Isola. È finito con un buco nel bilancio della Regione. La Commissione Europea, attraverso una comunicazione ufficiale, ha confermato un buco finanziario di ventuno milioni di euro, aggravato da un ulteriore ammanco di duecentoquarantasettemila euro rispetto ai 10,7 milioni già non certificati e parzialmente restituiti a Bruxelles.

Messina è lo sponsor politico del principale protagonista della fase due di questo filone di contributi a pioggia e sprechi: Carlo Auteri, deputato regionale, sempre di Fdi; e, attenzione, giovane «imprenditore della cultura», come si definisce.


E così, nel calderone dei finanziamenti, finiscono anche le associazioni a lui riconducibili, Associazione Teatrale (duecentotrentaseimila euro), Abc Produzioni Srl (novantacinquemila euro) e Progetto Teatrando (trecentotrentamila euro di contributo. Sede: a casa di sua madre). Senza contare, poi, la galassia di associazioni culturali e teatri che, a vario titolo, risultano sempre vicini ad Auteri, pure loro destinatarie di fiumi di soldi pubblici erogati senza bando.

Ma il giro è più largo, non riguarda solo Auteri, e comprende tutto: carnevali, feste di Natale, gare di pesca, concerti, e tanta tantissima promozione dell’enogastronomia locale. Voci che una volta erano nella famigerata “tabella H” con cui, a fine anno, si dividevano contributi tra tutti i deputati regionali per foraggiare le clientele nelle varie province siciliane. Si chiamava così, perché era una tabella allegata alla legge finanziaria di fine anno. La “tabella H”, vista come simbolo della prima repubblica arraffona, è stata abolita.


Ma il sistema è rimasto: dare contributi senza alcun criterio obiettivo e trasparente nella scelta dei destinatari. Con la differenza che, fin quando c’era la Tabella H (fu abolita con il governo Crocetta, nel 2013), tutto era misurabile. L’ultima edizione vide centotrentacinque enti spartirsi circa ventiquattro milioni. Adesso, invece, ci si perde tra le pieghe di maxi emendamenti alla Finanziaria, contributi di questo o quell’assessorato, mentre il Furs, il Fondo Unico Regionale per lo Spettacolo, che dovrebbe ufficialmente e con trasparenza finanziare le attività legate al mondo dello spettacolo, è stato via via svuotato. Morale: per chi segue le regole, ci sono le briciole. Per chi fa parte dell’élite, invece, la pacchia.

Solo l’Ars in un anno, ha assegnato otto milioni a ottanta soggetti privati, a vario titolo, con finanziamenti da centomila a trecentomila euro. Il governo regionale, invece, passa dai cinque milioni e seicentomila euro «рег la realizzazione di interventi e programmi di promozione turistica e culturale», ad altri sette milioni per «interventi di promozione» divisi tra sedici privati. Fino a 8.555.400 euro in Agosto per «contributi straordinari per interventi nel settore del turismo» con cinquanta associazioni a fare la parte del leone.

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In questa distribuzione la galassia di Auteri fa la parte del leone. Ci sono finanziamenti a cartelloni teatrali che propongono spettacoli prodotti dall’associazione culturale a lui vicina, ad associazioni di suoi amici – come racconta in una dettagliata inchiesta il quotidiano “La Sicilia” – e collaboratori.

L’obiettivo è, in teoria nobile: alzi la mano chi è contro la promozione turistica della Sicilia. Ma in questi casi è evidente che si tratti di un mero artificio per aggirare la burocrazia. A meno che, davvero, alla Regione c’è chi pensa che sia strategico per la Sicilia investire per spettacoli ed eventi centocinquantamila euro nello sperduto comune di Castel di Lucio, milleduecento abitanti, in provincia di Messina (in questo caso si tratta di due finanziamenti per due associazioni vicine a un deputato di Forza Italia …).

In questi elenchi c’è di tutto, e il sistema è facile e veloce, perché i contributi a pioggia sono assegnati senza bando né alcuna procedura pubblica, o alcuno dei rigidi requisiti previsti dal Furs. Anzi, ci sono associazioni che risultano costituite poche settimane prima del finanziamento per gli eventi da organizzare, ci sono molte rassegne uguali, doppiate e triplicate nelle varie province. E tante manifestazioni pagate con anticipi dell’ottanta per cento da parte degli assessorati ma che ancora non si sono svolte.

Tornando a uno dei principali protagonisti di questa storia, l’onorevole Auteri, quando il suo collega deputato regionale, ma dell’opposizione, Ismaele La Vardera, solleva pubblicamente il caso del suo conflitto di interesse, la reazione del diretto interessato è elegante, da gente di cultura: «Ti do legnate. Ti butto di sotto», dice Auteri a La Vardera. Insomma, il dibattito ha raggiunto punte di grande civiltà.

«Non è una novità, ma mai si era toccato un livello così basso», commenta Pompeo Benincasa. Fondatore e direttore di Catania Jazz e profondo conoscitore del panorama culturale siciliano, Benincasa ha sottolineato la discrezionalità con cui vengono distribuiti fondi di valore ingente rappresenta un problema sistemico: «Questi fondi sono spesso cinque volte superiori rispetto a quelli regolati da leggi per il teatro, la musica e la danza, ma vengono assegnati direttamente, senza criteri chiari».

Il manager è tra i firmatari di un documento unico nel suo genere, e del quale, fino a quando non è scoppiato lo scandalo Auteri, non ha parlato nessuno: un esposto, firmato da centocinque associazioni culturali siciliane, che denunciava, in tempi non sospetti, il meccanismo di assegnazione dei fondi alle solite associazioni e agenzie di spettacolo.

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Dopo le polemiche, che, soprattutto dentro Fratelli d’Italia, sono state aspre e sanate solo da un intervento conciliatorio di La Russa, dal centrodestra siciliano fanno giurin giuretta che non succederà più e che adesso la gestione dei contributi per gli eventi sarà affidata secondo criteri di trasparenza. Detto, fatto: già nella Finanziaria di fine anno, in discussione all’Ars, ci sono in vista contributi vari per tre milioni e mezzo di euro. Turismo e cultura come volano di consenso. L’esperimento siciliano di Fratelli d’Italia continua.





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