Manovra, i tempi stretti e i nodi da sciogliere: tutte le novità del rush finale

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di
Massimiliano Jattoni Dall’Asén

Ripresi in mattinata i lavori in Commissione Bilancio della Camera: ecco le nuove misure della Manovra 2025 e gli ostacoli da superare, dall’aumento di stipendio dei ministri alla «norma anti-Renzi»

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Tempi stretti, anzi strettissimi e una serie di nodi non facili da sciogliere. Dalle 11.30 di questa mattina la Commissione Bilancio della Camera sta discutendo le modifiche al testo della Manovra, compresi gli emendamenti del governo e quelli dei relatori. Gli interventi sono di portata rilevante: si parla di più di tre miliardi di euro. I lavori proseguiranno a oltranza in modo di licenziare il testo e dare mandato già martedì al relatore previsto, per approdare il giorno dopo in Aula e passare poi velocemente in Senato, doce ci si limiterà all’approvazione senza modifiche (con l’ennesimo voto di fiducia). Tutto in tempo per chiudere prima del 31 dicembre – ormai l’obiettivo di Natale è sfumato – ed evitare l’esercizio provvisorio di Bilancio.  

L’aumento dello stipendio dei ministri non eletti

Come si diceva, i nodi sono diversi. Le opposizioni stanno protestato da ore, rilevando problemi tecnici (ma Fontana ha già rimandato al mittente le richieste), mentre è sui contenuti che le tensioni si avvertono anche all’interno della maggioranza. Il primo emendamento a creare problemi (gli utenti del web si stanno scatenando da giorni) riguarda l’equiparazione degli stipendi dei ministri non eletti a quelli dei colleghi che sono passati invece attraverso il giudizio delle urne. Un atto di giustizia, ritengono diversi esponenti della maggioranza, «una vergogna» rispondono opposizioni e i commentatori dei social network, che paragono il potenziale aumento di stipendio dei ministri di circa 7.300 euro al mese al misero euro e 80 centesimi previsto dal governo Meloni in Manovra per l’aumento delle pensioni. Se passerà, i 18 membri del governo coinvolti avranno circa 130 mila euro netti in più ogni mese. Non facile da far digerire in tempi di anti-politica come sono i nostro. Ecco che, allora, si è pensata una soluzione per salvare la faccia della premier: la proposta approderà in Aula perché presentata dai relatori e non dal governo. Il risultato, però, sarà economicamente lo stesso. 




















































La «norma anti-Renzi»

Altro tema politicamente scottante è la cosiddetta «norma anti-Renzi», che obbliga i membri del governo che abbiano incarichi presso enti o soggetti extra Ue a versare il 100% degli introiti derivanti allo Stato. Una misura, sostiene Matteo Renzi, pensata e cucita su di lui, anzi «contro di lui». Intanto, anche il Movimento 5 stelle ha presentato sul tema un suo sub-emendamento. Giuseppe Conte, riprendendo la proposta di legge a sua prima firma sul conflitto d’interessi, chiede che alla «norma anti-Renzi» vengano apportate delle modifiche.

Il finanziamento all’editoria

Altro tema, che lascia forse indifferente il grande pubblico, molto meno gli editori, riguarda i sostegni a un settore decisamente in crisi. Gli editori hanno fatto un appello direttamente al governo per un finanziamento che garantisca la pluralità dell’informazione. A sostenerli Forza Italia e il Pd, ma le chance che l’esecutivo li ascolti sono remote.

Novità per la Naspi

Novità anche per la Naspi. Un emendamento riformulato dai relatori, e ora in esame in Commissione, prevede la possibilità che il sussidio di disoccupazione, da gennaio 2025, possa andare anche a chi si dimette. La nuova norma – se approvata – prevede che i lavoratori che hanno dato dimissioni volontarie da un lavoro a tempo indeterminato nei 12 mesi precedenti avranno diritto alla Naspi in caso di licenziamento dal nuovo impiego solo se hanno almeno 13 settimane di contribuzione da quest’ultimo lavoro perso, per il quale si richiede l’indennità.  «Ha una finalità antielusiva», è stato il commento della ministra del Lavoro, Marina Calderone.

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16 dicembre 2024 ( modifica il 16 dicembre 2024 | 13:14)

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