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L’ex ministro della Giustizia, sconfitto da Bucci in Regione, al Parlamento preferisce la battaglia sul territorio
Andrea Orlando ha deciso che lascerà il Parlamento resterà nel consiglio
regionale della Liguria per «proseguire la battaglia» iniziata con la
sua candidatura in regione «contro una destra arrogante, opaca e che fa interessi di pochi. Una decisione che nasce anche dall’idea
che vengono prima le istituzioni delle pur legittime ambizioni di carattere personale. E che anche dal livello territoriale si possa dare un contributo per costruire una battaglia per l’alternativa a livello nazionale».
Orlando il 27 e 28 ottobre scorsi aveva sfidato nella corsa alla presidenza della Liguria il sindaco di Genova Marco Bucci, poi risultato vincitore con il 48,77% contro il 47,36%. C’è chi legge nella scelta dell’ex ministro della Giustizia la possibilità che possa candidarsi a sindaco di Genova, città che l’anno prossimo sarà chiamata a scegliere il successore dello stesso Bucci.
«È stata la prima idea che ho avuto all’indomani delle elezioni – ha detto
Orlando – e tuttavia in molti, a partire dalla segretaria nazionale, mi hanno
chiesto di riflettere, di pensare sull’opportunità di rimanere in Parlamento,
per dare un contributo importante alla battaglia a livello nazionale.
Riflessioni e ragionamenti che mi hanno impegnato le scorse settimane, ma non ho cambiato idea. Credo che sia importante proseguire la battaglia che ho iniziato candidandomi alla guida della regione Liguria, contro una destra arrogante, che non sa fare i conti con i limiti e le opacità delle esperienze precedenti, che rischia di compromettere il futuro della nostra regione, soprattutto delle nuove generazioni».
«Costruiamo un’opposizione basata sulle parole d’ordine – spiega
Orlando – che abbiamo messo al centro della nostra campagna elettorale: difesa della sanità pubblica, reindustrializzazione sostenibile, lavoro di qualità, tutela dell’ambiente e del territorio, diritti di tutte e di tutti, contrasto delle diseguaglianze. Non sarà un percorso semplice, ma non dobbiamo perderci d’animo. Ne parleremo venerdì 20 al Teatro di Stradanuova per definire un percorso che consegni questo patrimonio a chi dovrà intraprendere la sfida per le prossime elezioni comunali a Genova».
«Dobbiamo tornare a incontrare tutte le persone con le quali siamo riusciti a parlare soltanto qualche minuto in campagna elettorale; ascoltare le loro ragioni, i loro bisogni, le loro speranze. Se faremo tutto questo, davvero, le cose potranno cambiare. Il mio impegno, le mie capacità e il mio lavoro saranno a disposizione di questo progetto. Questa mia decisione nasce anche dall’idea che vengono prima le istituzioni delle pur legittime ambizioni di carattere personale. Non credo che questa mia scelta sarà risolutiva, però credo che nei confronti della destra dobbiamo saper opporre anche un’idea radicalmente diversa delle istituzioni, del modo in cui vengono gestite e vissute. E credo che anche dal livello territoriale si possa dare un contributo alla battaglia per costruire un’alternativa a livello nazionale».
«Ringrazio molto Andrea Orlando per il contributo che ha portato al lavoro del gruppo parlamentare in questi anni e gli faccio un grande in bocca al lupo per la scelta di coerenza che ha fatto rispetto all’impegno che ha preso con i liguri nella campagna elettorale regionale». Lo dice la segretaria Pd, Elly Schlein. «Credo che sarà un contributo molto positivo il suo nell’opposizione alla giunta regionale della Liguria che, nel modo di gestire il potere, già si dimostra in piena continuità rispetto a quella uscente di Toti», aggiunge Schlein. «Penso che la presenza di Orlando lì ci aiuterà anche in vista di partite importanti che si profilano nei prossimi mesi. Gli ho già chiesto di continuare a contribuire alla costruzione del progetto per l’Italia, in particolare guidando il forum per le politiche industriali, che ci vedrà anche andare in giro insieme per attraversare i luoghi della vocazione industriale del Paese, delle eccellenze, ma anche delle crisi e dei rischi di industrializzazione che vogliamo contrastare con un nuovo piano di
politiche industriali».
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