PERUGIA – Una possibilità per tutti. «Condividere i risultati di un anno di cammino di un progetto non è un punto di arrivo, ma è un punto di partenza. Vedere cosa siamo riusciti a vivere con tutte le realtà coinvolte, oggi qui rappresentate, è iniziare subito a pensare quello che sarà il futuro. Non possiamo permetterci di fermarci su questa riflessione così bella e così importante che ci ha accompagnato in un progetto che è stato generativo oltre l’immaginario, generando tante occasioni e progetti, anche in piccoli ambiti, che stiamo portando avanti con passione e non limitati ad una serie di azioni messe in atto incontro dopo incontro. E’ la passione e il desiderio di continuare il prossimo anno ad ampliare diversi percorsi che hanno al centro la Giustizia riparativa e le pene alternative». A sottolinearlo è stato il direttore della Caritas diocesana don Marco Briziarelli introducendo l’incontro di presentazione dei frutti-risultati del progetto “Semi di Carità” a sostegno della Giustizia riparativa, finanziato con fondi Cei 8xmille e dalla Fondazione di Carità San Lorenzo, l’ente operativo della Caritas diocesana; progetto avviato a fine 2023 e concluso a dicembre 2024.
Un progetto dal valore sociale, inclusivo e pedagogico molto apprezzato dalle realtà territoriali coinvolte tra cui il carcere di Capanne, l’Ufficio distrettuale di esecuzione penale esterna di Perugia (Udepe), l’istituto tecnico Volta, la Provincia e il Comune di Perugia, l’Ordine provinciale degli avvocati, l’associazione Avvocati di strada, le Edizioni Frate Indovino (Efi), l’Associazione perugina di volontariato (Apv). Un incontro di “restituzione” del primo anno di “Semi di Carità” che ha fruttato l’inserimento di due detenuti come operatori di due opere segno della Caritas, l’incontro con studenti del Volta, il coinvolgimento degli insegnanti di religione cattolica nel percorso sia sulla Giustizia riparativa che sulle misure alternative alle pene in comunità, gli incontri di sensibilizzazione-informazione con i volontari dei Centri di ascolto parrocchiali, con la cittadinanza e con i decisori politico-istituzionali per una concreta maggiore programmazione degli obiettivi a supporto della stessa giustizia riparativa.
Tra gli intervenuti Maurizio Santantoni, presidente della Fondazione di Carità San Lorenzo, realtà che gestisce i progetti promossi dalla Caritas diocesana, evidenziando «il forte ruolo educativo del progetto che ha coinvolto anche numerosi studenti». Santantoni non ha tralasciato «la gestione amministrativa-contabile di questo progetto, come di tutti gli altri, improntata sul tema della trasparenza, della tracciabilità dei contributi che arrivano a vario titolo dall’8xmille e dai diversi donatori a cui va la nostra gratitudine. Come c’è da ringraziare gli operatori e il personale dipendente della nostra Fondazione, che ben al di là del ruolo di dipendenti si spendono con gratuità in questo progetto dedicando molte ore di volontariato, perché si respira un’atmosfera di amicizia e di fraternità che qualche volta non considera l’orologio e il calendario».
Molto interessanti gli interventi dei protagonisti di “Semi di Carità”, testimoni e referenti dei “frutti raccolti” e “restituiti” in meno di due ore d’incontro: da Alfonso Dragone referente area progetti della Caritas a Simona Bianconi, referente City Farm, Laboratorio di Ecologia Integrale (piccola fattoria cittadina) e da Agnese Strappaghetti, social media manager delle Edizioni Frate Indovino a Sara Capponi, consulente legale della Caritas, da Lorena Fabretti, volontaria Centro di Ascolto parrocchiale e membro dell’associazione Avvocati di Strada, a Silvia Bagnarelli, assistente sociale e responsabile del Centro di ascolto diocesano della Caritas, agli insegnanti di religione del Volta, Silvana Lentini e Anselmo De Toni, che hanno raccontato come i loro studenti si sono lasciati attrarre dal progetto parlandone alla cena dei “cento giorni” dall’esame di maturità con gli altri docenti. Sono intervenuti anche la direttrice del Carcere di Capanne Antonella Grella, l’economista Pierluigi Grasselli, coordinatore dell’Osservatorio diocesano sulle povertà e l’inclusione sociale, e il consigliere comunale e provinciale di Perugia, Riccardo Vescovi. Tutti loro hanno evidenziato il «riflesso positivo» che “Semi di Carità” ha sia per la realtà carceraria sia per le Istituzioni e la comunità locale, perché si tratta di un progetto di «riscatto e recupero sociale e lavorativo non indifferente».
I risultati di questo progetto, presentati da Alfonso Dragone, evidenziano i due percorsi di accompagnamento personalizzati di misure alternative alla detenzione, che hanno visto protagonisti una detenuta e un detenuto, coinvolgendo 74 volontari di due opere segno Caritas, la Mensa “Don Gualtiero” e la City Farm (quest’ultima visitata da nove scuole per un totale di 514 bambini accolti). Significativo anche il percorso formativo interno sulla Giustizia riparativa e misure alternative, illustrato da Sara Capponi e Silvia Bagnarelli, rivolto a 60 volontari di 19 Centri di ascolto parrocchiali, così anche l’attività di sensibilizzazione della comunità coinvolgendo 50 insegnanti di religione e 100 studenti di scuola superiore, oltre all’innovativo e importante coinvolgimento di 30 policy maker e decision maker e 20 enti-istituzioni coinvolte, realizzando 9 eventi di sensibilizzazione.
A sintetizzare gli interventi, a margine dell’incontro, è stato il direttore della Caritas don Marco Briziarelli: «Alla luce di tutti questi preziosi interventi che hanno animato questa “restituzione” di progetto, vediamo proprio come al centro ci sia l’uomo, la persona e il desiderio di poter dare una nuova possibilità, una nuova vita a tutti coloro che si trovano in una situazione di difficoltà e di fragilità relativa alla giustizia. Si può sbagliare, si può ripartire, si può ristorare questa Giustizia riparativa, che in inglese si dice restorative justice, perché si possa ritrovare un nuovo percorso che porti di nuovo alla crescita del bene comune. Cammini che possano dare una nuova vita a tante situazioni, a tante difficoltà nelle quali potremmo trovarci ognuno di noi».
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