I regolamenti UE “impongono di procedere all’abbattimento immediato di tutti gli animali detenuti nello stabilimento ove si è manifestato il focolaio di PSA”. Questa la corretta posizione tenuta dalla ATS di Pavia, da Regione Lombardia e dal costituito Ministero della salute secondo il Tar Lombardia. La soppressione dei capi “non è una opzione facoltativa, bensì è imposta dalla stessa normativa europea, quale prima misura da attuare all’interno del presidio in cui si è manifestata la malattia”.
Il Giudice Amministrativo della Lombardia- con sentenza pubblicata oggi- ha respinto il ricorso dell’associazione Cuori Liberi e delle altre associazioni di protezione animale che chiedevano un risarcimento per l’abbattimento dei maiali detenuti nel “santuario” di Zinasco. Il TAR ha condannato le ricorrenti a rifondere le amministrazioni, ATS di Pavia e Regione Lombardia, delle spese di giudizio.
Sofferenze evitabili – La velocità di diffusione del virus, che dal 2 settembre 2023 (data del primo decesso) al 20 settembre 2023 (data di esecuzione dell’ordinanza dell’ATS) ha determinato la morte di trentuno suini, che – ove l’ordine di abbattimento fosse stato prontamente eseguito scrive il magistrato lombardo– avrebbero potuto essere soppressi mediante eutanasia anziché patire le sofferenze della malattia, nonché tenendo in considerazione che il rifugio gestito da Progetto Cuori Liberi si trovava già all’interno di una zona di protezione dalla PSA, dilagante nel pavese, e dell’evidente rischio di estensione dell’infezione alle aree limitrofe ove il focolaio non fosse stato immediatamente eradicato”.
Illazioni contro l’ATS- “Non persuade il tentativo delle ricorrenti di rappresentare la misura soppressiva come cruenta, dinanzi a una evidente assenza di cure per gli animali malati né di certe misure di prevenzione dei capi venuti in contatto con i suini infettati”. Il TAR non accoglie la mancata verbalizzazione delle operazioni, come “fonte di sospetto” che l’abbattimento degli ultimi nove capi rimasti in vita (anch’essi, nel frattempo, risultati sintomatici alla PSA) non sia stato eseguito mediante sedazione profonda o con modalità idonee a preservare gli animali dal dolore. “Non vi è alcun elemento concreto da cui infierire che gli operatori che hanno proceduto materialmente all’abbattimento si siano discostati dai protocolli della scienza veterinaria, di tal che la velata accusa di crudeltà mossa a costoro rimane una mera illazione”.
I fatti risalgono al 2023- L’associazione Progetto Cuori Liberi gestisce un rifugio per animali provenienti da sequestri e da abbandoni nel comune di Zinasco, in provincia di Pavia. Con ricorso depositato il 7 settembre 2023, l’associazione ha chiesto, insieme ad altre associazioni protezioniste- l’annullamento dell’ordinanza dell’ATS di Pavia che, due giorni prima- avendo riscontrato un focolaio di peste suina africana (in breve PSA) – disponeva l’abbattimento, sotto controllo ufficiale, di tutti i suini del rifugio (trentasette, al netto dei tre già deceduti), con distruzione delle carcasse, pulizia e disinfezione dei locali. L’ATS disponeva anche il sequestro del presidio. L’ATS di Pavia, acquisiti – dal Ministero della salute, dalla Regione Lombardia e dal Commissario straordinario per il contrasto della PSA – pareri contrari all’applicazione di misure alternative all’abbattimento, ha portato coattivamente ad esecuzione la propria ordinanza il 20 settembre 2023, attraverso la soppressione dei nove suini – sugli originari quaranta – ancora in vita, gli altri essendo frattanto deceduti per PSA. Sui fatti il TAR Lombardia si era già pronunciato a febbraio giudicando “veritierie” le dichiarazioni della ATS.
La vicenda aveva sollecitato reazioni all’interno della categoria veterinaria e una presa di posizione del SIVeMP a tutela dei Veterinari ufficiali.
Ricorso al Consiglio di Stato– Le associazioni ricorrenti hanno annunciato che ricorrerrano al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar Lombardia.
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