Esplosione a Calenzano, Deposito Eni Chiuso per Due mesi: i Motivi

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CALENZANO. Per almeno due mesi il deposito Eni di Calenzano, dove lo scorso 9 dicembre si è verificata l’esplosione che ha fatto cinque morti, rimarrà sotto sequestro. Ma è probabile che il periodo di inattività si prolunghi anche oltre. Il sopralluogo compiuto lunedì mattina – 16 dicembre – dal procuratore di Prato Luca Tescaroli insieme ai sei consulenti tecnici da lui nominati nel procedimento penale nato in seguito all’esplosione è servito anche a capire come mettere in sicurezza il sito. E a cercare di prevedere “se e quando” quel deposito potrà essere restituito all’Eni. È quel “se” che potrebbe preoccupare il colosso petrolifero, che attualmente si appoggia sui depositi di Livorno e di Ravenna per assicurare la distribuzione di carburante in Toscana.

La Procura ha dato un termine di 60 giorni ai propri consulenti per redigere una perizia che dovrà accertare le cause dello scoppio e le eventuali responsabilità. Si tratta di due esperti di procedimenti esplosivi, Roberto Vassale e Renzo Cabrino (che hanno collaborato col procuratore anche nelle indagini sulla strage di Capaci), e di altri quattro periti, tra cui due tecnici delle Seingim, società leader nell’ingegneria civile e industriale in Italia. I consulenti faranno accertamenti in assenza di contraddittorio perché al momento non risultano ufficialmente indagati in questa inchiesta, che ipotizza l’omicidio colposo plurimo, il crollo di costruzione o altri disastri dolosi e la rimozione od omissione dolosa delle cautele contro gli infortuni sul lavoro. E se gli indagati ci sono, la Procura non ha alcuna convenienza a farlo sapere ai diretti interessati.

Il sopralluogo

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Lunedì, come aveva fatto sabato, il procuratore Tescaroli ha continuato a predicare prudenza e riservatezza intorno alle indagini, che non si presentano facili. Al momento vanno individuate le diverse “posizioni di garanzia”, cioè i soggetti astrattamente indagabili, e stabiliti i rischi generici e quelli specifici nell’area dove si è verificata l’esplosione. Poi bisognerà anche capire se quel deposito, costruito nel 1956 quando intorno c’era solo qualche capannone, può rimanere dove si trova adesso. Il sindaco di Calenzano, Giuseppe Carovani, tornato stamattina in via Erbosa per un omaggio alle vittime dello scoppio (Vincenzo Martinelli, Carmelo Corso, Fabio Cirelli, Gerardo Pepe, Davide Baronti), ha molti dubbi in proposito e li ha nuovamente esplicitati.

«Questo sito non è compatibile con quello che ci sta intorno – ha detto – e a Calenzano non ci sono altri spazi. Questo tema lo abbiamo posto alla Regione e pensiamo che quello che ora è un deposito di carburanti potrebbe in futuro diventare un hub delle energie rinnovabili». Una fuga in avanti al momento prematura. E sulla quale non si trova d’accordo il presidente di Confindustria Toscana Enzo Bigazzi. «Non c’è dubbio che dovremo capire se esiste la possibilità di allontanare l’attività di caricamento dei camion – ha detto ieri – ma è un problema che riguarda l’azienda e non può essere certo il presidente di Confindustria a dare una risposta del genere». E ancora: «Il problema è enorme anche perché è un deposito che serve il Centro Italia e deve essere ubicato naturalmente accanto alle vie di grande comunicazione». Quanto ai risarcimenti che verranno chiesti dalle aziende danneggiate tutto intorno al deposito, lo stesso Bigazzi tranquillizza: «Sicuramente Eni parteciperà totalmente al rimborso dei danni. Come Confindustria ci stiamo muovendo per capire quanti danni ci sono stati alle imprese in modo da attivarsi per ricevere subito gli indennizzi».

Un’altra ispezione

Intanto martedì 17 è previsto un altro sopralluogo al deposito Eni, stavolta di politici. La commissione parlamentare d’inchiesta su condizioni di lavoro, sfruttamento e sicurezza nei luoghi di lavoro, presieduta dal senatore Tino Magni (Avs) entrerà nell’area del deposito alle 11,15. Ci sarà anche l’ex segretaria generale della Cgil Susanna Camusso, senatrice del Pd. Al termine la delegazione si trasferirà a Prato dove incontrerà il procuratore Luca Tescaroli, che ha dato il via libera al sopralluogo della commissione. Fino a ieri mattina le salme degli operai morti nell’esplosione non erano state restituite ai familiari. Il Comune e la Diocesi di Prato si sono messi a disposizione delle famiglie per organizzare una cerimonia unica per le due vittime pratesi, Vincenzo Martinelli e Carmelo Corso, ma sembra che le famiglie preferiscano cerimonie private, anche per stare lontane dai riflettori.



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