limiti spesa Transizione 4.0 e stop software

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Cessione crediti fiscali

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Nel pacchetto di emendamenti presentati tra il 13 e il 14 dicembre 2024 alla Legge di Bilancio 2025, oltre alle modifiche relative agli incentivi del Piano Transizione 5.0, emerge un significativo correttivo al Piano Transizione 4.0. Questo intervento introduce una stretta sostanziale sugli incentivi fiscali, imponendo un limite di spesa complessivo di 2,2 miliardi di euro per gli investimenti in beni materiali 4.0 e cancellando il credito d’imposta per i beni immateriali 4.0 (come software e applicazioni) a partire dal 2025.

L’emendamento stabilisce che il credito d’imposta per i beni immateriali 4.0 sarà fruibile solo per investimenti prenotati (con ordine e acconto del 20%) entro il 31 dicembre 2024 e completati entro il 30 giugno 2025. Questo anticipa di fatto la scadenza, abrogando l’incentivo per il 2025.

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Ciò significa che le imprese intenzionate a beneficiare del Bonus Investimenti 4.0 per l’acquisto di beni immateriali, come software e applicazioni, dovranno completare i loro investimenti entro la fine del 2024.Inoltre, per gli investimenti in beni materiali 4.0, il credito d’imposta rimane fruibile fino al 31 dicembre 2025, con aliquote decrescenti in base all’importo dell’investimento

Tutte queste modifiche mirano a incentivare le imprese a pianificare e realizzare tempestivamente i loro investimenti in tecnologie avanzate, al fine di beneficiare delle agevolazioni fiscali previste

Di seguito, analizziamo nel dettaglio le principali novità del Bonus Investimenti 4.0.

Bonus investimenti 4.0, crediti di imposta entro il tetto di 2,2 miliardi di risorse

L’introduzione di un tetto di spesa di 2,2 miliardi di euro per i crediti d’imposta destinati agli investimenti in beni materiali 4.0 rappresenta una delle modifiche più significative dell’emendamento alla Legge di Bilancio 2025.

La situazione attuale prevede che i crediti d’imposta del Piano Transizione 4.0, a differenza del bonus Transizione 5.0 finanziato con risorse del Pnrr, non abbiano limiti complessivi di spesa. Di conseguenza, le imprese hanno la certezza di poter beneficiare dell’incentivo una volta avviato e completato un progetto conforme ai requisiti di legge, indipendentemente dal numero totale di richieste presentate. Questa certezza ha reso la misura molto utilizzata, nonostante i crediti 4.0 siano meno generosi rispetto alle agevolazioni previste dal Piano Transizione 5.0.

A partire dal 1° gennaio 2025, il credito d’imposta per gli investimenti in beni materiali 4.0 sarà invece soggetto a un limite complessivo di 2,2 miliardi di euro. Le risorse disponibili verranno assegnate dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) secondo l’ordine cronologico delle comunicazioni di investimento inviate dalle imprese. Questo nuovo meccanismo introduce una dinamica simile a un click-day, in cui sarà fondamentale inviare la documentazione in tempi rapidi per garantirsi l’accesso alle agevolazioni.

Questa nuova regolamentazione comporta significative conseguenze per le imprese:

  • le risorse potrebbero esaurirsi rapidamente, lasciando escluse molte aziende che, pur avendo avviato investimenti, non saranno state abbastanza tempestive nella prenotazione del credito;
  • l’obbligo di rispettare rigide tempistiche e procedure cronologiche aggiunge complessità alla gestione delle richieste, penalizzando le imprese meno rapide o meno preparate;
  • le aziende saranno obbligate a pianificare con maggiore anticipo gli investimenti per riuscire a prenotare tempestivamente le risorse.

Il rischio concreto è che, a causa della rapidità di esaurimento delle risorse, molte imprese possano trovarsi escluse, anche dopo aver avviato i propri investimenti. Tale misura, pur mirando a un contenimento della spesa pubblica, potrebbe generare incertezze e complicazioni per le imprese meno rapide nella fase di prenotazione del credito.

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Credito d’imposta 4.0: la nuova procedura con il Mimit

Il credito d’imposta Transizione 4.0, pur prorogato al 2025, sarà subordinato a una nuova procedura di comunicazione obbligatoria al Mimit. Questa misura, delineata negli emendamenti alla Legge di Bilancio 2025 presentati in Commissione Bilancio alla Camera, introduce un forte cambiamento nella gestione dell’incentivo, abbandonando definitivamente l’erogazione automatica dei crediti a favore di un sistema più controllato e meno automatizzato.

Pertanto, le imprese che vogliono ottenere l’agevolazione devono rispettare i seguenti passaggi chiave:

Invio della comunicazione al Mimit:

Valutazione e assegnazione delle risorse:

  • sulla base delle comunicazioni ricevute, il Mimit valuterà le richieste e procederà alla redazione dell’elenco delle imprese beneficiarie, specificando per ciascuna l’importo del credito d’imposta effettivamente riconosciuto.

– Trasmissione all’Agenzia delle Entrate:

  • il Mimit invierà successivamente l’elenco delle imprese beneficiarie all’Agenzia delle Entrate, che consentirà l’utilizzo del credito in compensazione fino all’esaurimento delle risorse disponibili.

Sospensione delle richieste:

  • una volta raggiunto il limite complessivo di 2,2 miliardi di euro, il Mimit ne darà immediata comunicazione mediante la pubblicazione sul proprio sito istituzionale. A partire da quel momento, l’invio delle comunicazioni per richiedere l’incentivo sarà sospeso.

NOTA BENE: Questa nuova procedura segna una svolta significativa rispetto all’incentivo automatico del passato, introducendo una gestione basata sull’ordine cronologico delle richieste. Le imprese dovranno quindi prestare la massima attenzione e agire con tempestività per inviare correttamente la documentazione ed evitare l’esclusione dall’agevolazione.

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Cancellazione del bonus per i beni immateriali 4.0 e clausola di salvaguardia

L’emendamento 2.62 alla Legge di Bilancio 2025, inserito nell’articolo 72-ter, prevede la cancellazione del bonus per gli investimenti in beni immateriali 4.0 (come software e applicazioni), abrogando il comma 1058-ter della Legge n. 178/2020. Di conseguenza, l’agevolazione fiscale non sarà più applicabile per le spese sostenute a partire dal 1° gennaio 2025 e per il primo semestre del 2026.

Tuttavia, l’emendamento introduce una clausola di salvaguardia per attenuare l’impatto di questa misura. Le imprese potranno ancora beneficiare del credito d’imposta al 15%, ma solo rispettando precise condizioni temporali:

  1. Per gli investimenti in beni materiali e immateriali effettuati entro il 30 giugno 2026:
    • l’ordine deve risultare accettato dal venditore entro il 31 dicembre 2025;
    • deve essere versato un acconto pari ad almeno il 20% del costo di acquisizione.
  2. Esclusione dal limite di spesa di 2,2 miliardi di euro:
    il tetto di spesa fissato per il 2025 non si applica agli investimenti per i quali, entro la data di pubblicazione della Legge di Bilancio 2025, risultino già soddisfatte le seguenti condizioni:
    • ordine confermato dal venditore;
    • versamento di un acconto pari al 20% del costo complessivo.

In questi casi, le imprese avranno tempo fino al 30 giugno 2025 per completare l’investimento e rendere operativo il bene, beneficiando così del credito d’imposta secondo le vecchie regole.

Questa clausola offre un periodo di transizione per le imprese che hanno pianificato in anticipo i propri investimenti, permettendo loro di cristallizzare il diritto all’incentivo fiscale senza subire le conseguenze del nuovo tetto di spesa.

Tale intervento rappresenta un cambio di rotta significativo: da un lato, si pone l’obiettivo di contenere il peso sul bilancio dello Stato e di spingere le imprese verso misure alternative, come il Piano Transizione 5.0, finanziato con risorse europee del Pnrr. Dall’altro, la cancellazione definitiva del bonus per i beni immateriali costituisce un ulteriore restringimento delle agevolazioni fiscali destinate alla digitalizzazione, obbligando le imprese a pianificare tempestivamente gli investimenti per non perdere l’ultima finestra utile entro il 2024.

Implicazioni per le imprese

Le modifiche introdotte dall’emendamento alla Legge di Bilancio 2025 comportano un cambio strutturale nella gestione del credito d’imposta Transizione 4.0, con ripercussioni significative per le imprese.

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  • La cancellazione del bonus per i software 4.0 rappresenta un colpo significativo per la digitalizzazione delle imprese, eliminando un incentivo chiave per l’acquisto di beni immateriali come software e applicazioni.
  • L’introduzione di un tetto di spesa di 2,2 miliardi di euro per i beni materiali genera un elemento di incertezza: le imprese dovranno inviare le comunicazioni al Mimit con estrema tempestività per evitare l’esclusione dall’agevolazione a causa del rapido esaurimento delle risorse disponibili.
  • La nuova procedura di assegnazione, subordinata alla verifica e gestione da parte del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), mette fine alla certezza automatica di accesso al credito d’imposta, introducendo un processo burocratico più complesso che rende la pianificazione degli investimenti più articolata e onerosa.

In sintesi, queste misure, se da un lato puntano a contenere la spesa pubblica e a incentivare l’adozione di misure finanziate con risorse del Pnrr (come il Piano Transizione 5.0), dall’altro introducono nuovi vincoli che impongono alle imprese una programmazione anticipata e un’azione rapida e precisa per poter accedere alle agevolazioni previste.

Transizione 4.0 e Transizione 5.0 a confronto

Di seguito una Tabella che mette a confronto le caratteristiche delle agevolazioni Transizione 4.0 e Transizione 5.0 sulla base delle novità emerse dagli emendamenti alla Legge di Bilancio 2025.

 
Caratteristica Transizione 4.0 Transizione 5.0
Aliquote di incentivo Aliquote fino al 20%-50%, a seconda del tipo di investimento. Aliquote fino al 45%, con possibilità di riduzione se le richieste superano le risorse disponibili.
Tetto di spesa 2,2 miliardi di euro a partire dal 2025 per i beni materiali. Risorse contingentate basate sui fondi del PNRR.
Accesso all’incentivo Procedura semplificata; eliminato il bonus automatico, richiesta al Mimit. Accesso subordinato a criteri più rigidi, con procedure articolate e verifiche puntuali.
Procedure Comunicazione ex ante al Mimit con ordine e acconto del 20%. Rigorosa: comunicazioni ex ante, ex post e integrative al Mimit.
Criteri aggiuntivi Nessun requisito energetico richiesto. Obbligo di raggiungere soglie di risparmio energetico certificate.
Cumulo con altre misure Cumulo limitato con altre agevolazioni. Possibilità di ampliamento del cumulo (in trattativa con la Commissione Europea).
Sostituzione macchinari obsoleti Non previsto. Semplificazione: presunzione di risparmio energetico per macchinari oltre 7-9 anni di ammortamento.
Vincoli DNSH Non applicato. Vincoli rigorosi; possibile inclusione di macchinari con uso prevalente o esclusivo di biocarburanti.
Transizione 4.0 → 5.0 Nessuna previsione di passaggio automatico. Possibilità di conguaglio per investimenti avviati con Transizione 4.0 e convertiti a 5.0.



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