oltre 20 milioni di persone in cerca di sicurezza e dignità

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Ogni anno, sono oltre 20 milioni le persone che si muovono all’interno dell’Africa, costrette ad abbandonare le loro case a causa di conflitti, instabilità politica ed eventi climatici estremi. Questi tragici spostamenti sono stati messi in evidenza dall’Unhcr, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, in coincidenza con la Giornata Internazionale del Migrante, celebrata il 18 dicembre. Questa giornata ha lo scopo di sollevare l’attenzione su un fenomeno che, sebbene spesso trascurato, rivela storie di sofferenza e resilienza. In Italia, Guglielmo Micucci, direttore di Amref Italia, ha sottolineato l’urgenza di dare voce a racconti come quello di Teresa Ngongi, una madre sudsudanese in cerca di un futuro migliore per i suoi figli.

I conflitti in Sud Sudan e le conseguenze umanitarie

Il Sud Sudan, che ha ottenuto l’indipendenza nel 2011, è attualmente il più giovane stato del mondo, ma è anche uno dei più colpiti da conflitti interni. Dal 2013, il paese è devastato da violenze etniche e crisi politiche che hanno causato la morte di centinaia di migliaia di persone e lo sfollamento di milioni. Su una popolazione di circa 11 milioni di abitanti, si stima che 2,2 milioni di sudsudanesi siano fuggiti verso altre regioni e 2,3 milioni abbiano cercato rifugio nei paesi confinanti. L’Uganda si è affermata come un punto di accoglienza fondamentale, ospitando oltre 1,5 milioni di migranti, grazie a politiche che favoriscono l’inclusione dei rifugiati.

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La migrazione forzata dal Sud Sudan è un fenomeno emblematico e preoccupante. Le persone intraprendono viaggi rischiosi, spesso pieni di pericoli. Molti di loro finiscono nei campi per rifugiati, dove la vita è una continua lotta per la dignità e il benessere. I racconti di coloro che scappano raccontano di cammini costellati di sofferenza, come nel caso di Teresa Ngongi, che ha vissuto una drammatica esperienza durante il suo viaggio in cerca di salvezza.

Teresa Ngongi: un viaggio di speranza e sofferenza

Teresa ha lasciato il Sud Sudan con i suoi bambini, affrontando un viaggio straziante. “Abbiamo camminato per una settimana intera, attraversando strade piene di corpi senza vita. Il rumore degli spari ci obbligava a nasconderci e a proteggere i nostri figli, pregando solo di arrivare vivi,” ha raccontato. Dopo giorni di cammino e incertezze, Teresa ha trovato rifugio in Uganda. Anche se qui ha finalmente accesso ai servizi sanitari di base, ha ben presente che la strada verso una vita serena è ancora lunga e piena di ostacoli.

Nel Rhino Camp, dove risiede, Teresa è una delle numerose donne che beneficia del centro sanitario Ofua 6, gestito da Amref nell’ambito del progetto Scorep+, sostenuto dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Qui, le assistenze mediche e le risorse disponibili possono fare la differenza nella vita di molte famiglie migranti come la sua. L’esempio di Teresa è un chiaro riflesso della realtà che vivono i rifugiati in cerca di una nuova vita.

Nema Tabu: la forza delle donne migranti

Un’altra storia di resilienza è quella di Nema Tabu, una migrante di 35 anni che vive nello stesso campo di Teresa e che, da volontaria sanitaria, ha preso parte attiva nel miglioramento delle condizioni di salute della sua comunità. Nema è arrivata in Uganda nel 2016 e, grazie alla fiducia dei leader locali, è diventata membro del Village Health Team, un ruolo chiave per fornire assistenza sanitaria. Nella sua esperienza, ha ricevuto formazione da Amref, che le consente di somministrare vaccinazioni, seguire le cure prenatali e monitorare malattie gravi come malaria e polmonite nei bambini piccoli.

Nema racconta: “Quando siamo arrivati qui, ci hanno dato un pezzo di terra e alcune risorse per iniziare una nuova vita. Il supporto di Amref ha fatto la differenza. Possiamo garantire a ogni madre un parto assistito e sicuro, riducendo così il tasso di mortalità materna e assicurando che ogni bambino riceva le cure necessarie.” Grazie al suo impegno e a quello di altri volontari, molti migranti non sono costretti a intraprendere viaggi lunghi e difficoltosi verso strutture sanitarie distanti.

L’importanza del progetto Scorep+ e le sfide future

L’ong Amref Health Africa, attiva in Africa dal 1957, sta realizzando un lavoro fondamentale attraverso il progetto Scorep+, trasformando il centro sanitario Ofua 6 in un punto di riferimento per oltre 20.000 persone. Solo nell’ultimo trimestre, più di 5.000 pazienti hanno ricevuto cure, 300 donne hanno ricevuto assistenza prenatale e 200 bambini sono stati vaccinati. Questo esempio di intervento offre supporto alle comunità vulnerabili, costruendo una rete di solidarietà e cooperazione.

Nonostante i successi, rimangono sfide significative, come la mancanza di una sala parto adeguatamente attrezzata. Ogni giorno nel continente africano, in particolare nelle zone colpite da crisi come in Sud Sudan, ci si confronta con situazioni umanitarie complesse e dolorose. Guglielmo Micucci evidenzia però che mentre spesso l’attenzione si concentra su tragedie marittime come le traversate del Mediterraneo, la maggior parte dei migranti continua a muoversi all’interno dell’Africa, affrontando esperienze traumatiche che meritano di essere ascoltate e comprese.

L’Uganda, nonostante accoglie più di un milione di migranti, deve affrontare limiti di risorse e infrastrutture. Progetti come Scorep+ mostrano come con la cooperazione e l’impegno collettivo si possano garantire servizi essenziali e costruire ponti tra comunità migranti e popolazioni locali. Ogni racconto, ogni esperienza, serve come promemoria del profondo legame umano che unisce le storie di chi è costretto a lasciare la propria terra, alla ricerca di una vita migliore, dignitosa e sicura.

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Ultimo aggiornamento il 17 Dicembre 2024 da Sara Gatti





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