Nella serata di domenica 15 dicembre è andata in onda su Rai 3 l’attesa puntata di Report, uno dei programmi d’informazione di maggior spicco sulle reti nazionali. Tra i servizi proposti in quest’occasione dalla trasmissione di Sigfrido Ranucci ve ne era uno che poneva ancora una volta una lente d’ingrandimento sulla vicenda del Termovalorizzatore di Roma (o Inceneritore di Santa Palomba, come lo abbiamo ribattezzato più volte, ndr), raccontando dubbi e stranezze procedurali di un progetto fortemente voluto da AMA, ACEA e dal Comune di Roma.
Il servizio “Santo Inceneritore” – della giornalista Claudia De Pasquale – ha ripercorso la vicenda partendo da quello che nel 2025 sarà per la città di Roma un evento di portata mondiale, che si stima arriverà ad attirare circa 32 milioni di turisti: il Giubileo. In vista di questo appuntamento (o con la scusa di questo appuntamento), tenuto conto delle enormi difficoltà della Capitale nello smaltimento rifiuti, il sindaco di Roma e Commissario del Giubileo Roberto Gualtieri è stato infatti nominato Commissario straordinario dei rifiuti del Comune, fino a dare il via libera alla costruzione di un Termovalorizzatore.
Secondo quanto riepilogato ad inizio della puntata, AMA ha acquistato i terreni nell’ottobre 2022 e affidato l’appalto per la costruzione all’unica cordata presentatasi alla gara, quella guidata dall’azienda di gestione dei servizi idrici ACEA. Report ha poi intervistato aziende agricole biologiche, imprenditori, cittadini che – tra Santa Palomba, Villaggio Ardeatino e Borgo Sorano – vivono, lavorano e producono a meno di un chilometro dall’area in cui sorgerà l’impianto (che non è neppure così distante dall’Ospedale dei Castelli e ancor più vicino alla vituperata area di Roncigliano). Senza poter peraltro poter usufruire di fonti idriche potabili…Il tutto in un terreno che per il Consorzio per lo sviluppo industriale Roma Latina è addirittura inedificabile.
La portavoce di Rete Tutela Roma Sud – che da anni continua a battersi ormai contro la costruzione dell’impianto – Elena Mazzoni ha ribadito ai microfoni del programma, direttamente dal Ponte di Ariccia: “La gita fuori porta ai Castelli che i romani fanno per venire a vedere il nostro paesaggio, li vedrà affacciarsi e trovare invece l’impianto di incenerimento rifiuti”.
Da qui Report ha iniziato ad elencare i dubbi che dovrebbero sorgere spontanei sul progetto del Termovalorizzatore. Per prima cosa, secondo quanto scritto dallo stesso Piano Rifiuti del commissario Gualtieri, la presenza di case a meno di 1000 metri è un fattore di attenzione progettuale, mentre è un fattore escludente la presenza a meno di 1000 metri di edifici quali scuole, ospedali, centri ludici, impianti sportivi e aree residenziali. E proprio a un chilometro circa dall’impianto è in costruzione un progetto di Housing sociale.
Il consigliere comunale di Albano e portavoce di Rete Tutela Roma Sud Marco Alteri ne ha raccontato lo stato di costruzione: “Il Print di Santa Palomba è un progetto di Cassa Depositi e Prestiti che prevede la costruzione di circa mille appartamenti. Non è previsto il riscaldamento dall’inceneritore. Portare qui le persone con una fonte di inquinamento così importante accanto e senza servizi è una sorta di inferno in terra. Il timore è fare un enorme ghetto all’ombra dell’Inceneritore”.
In riferimento ai centri abitati adiacenti alla zona dove dovrebbe sorgere l’impianto, la trasmissione ha analizzato un altro fattore: quello delle fonti idriche. Di fronte al Villaggio Ardeatino – che esattamente come Borgo Sorano non dispone ormai di acqua potabile – sorgeva l’ex discarica di Roncigliano e per questo da anni l’ARPA Lazio monitora lo stato delle falde acquifere nell’area. Secondo quanto ribadito dal dirigente ARPA Fabrizio Gismondi le falde sono a tutti gli effetti inquinate, tanto che ha aggiunto: “La bonifica non è stata fatta perché non è mai stata attuata una caratterizzazione”.
Proprio perciò – nell’area dell’ex discarica – il Comune di Albano aveva chiesto l’istituzione di un’area ad alto rischio di crisi ambientale. Il tutto a meno di un chilometro dal futuro Inceneritore. Il sindaco di Albano Massimiliano Borrelli ha dunque ribadito: “La legge dice che all’interno di questo perimetro delimitato non possono essere realizzati degli impianti per trattamento dei rifiuti che possano essere classificati come inquinanti. Se la legge dovesse essere applicata questo potrebbe impedire la costruzione del Termovalorizzatore“.
Il servizio di Report ha analizzato poi la forte crisi idrica che sta colpendo l’area dei Castelli Romani e del Lago Albano, abbassatosi di 6,5 metri rispetto al normale. L’ecologo Roberto Salustri ha ribadito i rischi e le conseguenze che avrà sulle risorse idriche del nostro territorio: “L’inceneritore avrà delle conseguenze perché sorgerà sopra la falda dei Castelli Romani e quindi, dato che sono previsti dei pozzi che attingono l’acqua da questa falda, questo forte consumo si aggiungerà a quelli già esistenti”.
Secondo il progetto, il Termovalorizzatore di Santa Palomba avrà bisogno di 85mila metri cubi d’acqua l’anno da cinque fonti di approvvigionamento: recupero dell’acqua piovana e delle acque di condensazione dell’impianto recupero fumi, riuso dell’acqua del depuratore di Albano, allaccio alla rete idrica e lo sfruttamento di due pozzi che verranno realizzati nell’area. Proprio quest’ultimo è un altro degli interrogativi della questione, poiché proprio secondo una legge regionale del 2009 in quest’area non sarebbe possibile realizzare nuovi pozzi.
La trasmissione ha poi spostato le sue telecamere presso la sede dell’Autorità di Bacino distrettuale dell’Appennino Centrale (AUBAC) a Roma dove – lo scorso 11 dicembre – è stato presentato il piano “salva laghi” dei Castelli Romani, ed ha incalzato il Direttore generale di Acea Ato2 Marco Salis chiedendo il perché una cordata guidata da ACEA si sia aggiudicata l’appalto per la costruzione dell’Inceneritore, quando la stessa azienda aveva chiesto alla Regione Lazio di istituire un’area di salvaguardia del campo pozzi Laurentino, che fornisce acqua a Pomezia, Ardea e al terreno in cui si dovrebbe sorgere l’impianto di Santa Palomba. Il Direttore ha glissato, replicando che la domanda andava posta agli enti preposti.
Al presidente della Regione Lazio Francesco Rocca è stato dunque demandata la questione, chiedendo appunto come mai la Regione non abbia ancora istituito l’area di salvaguardia, che farebbe sì che in tale zona non si possano più costruire impianti per i rifiuti, bloccando quindi il progetto dell’Inceneritore. Il presidente ha risposto: “La Regione sta riguardando tutto il suo Piano Rifiuti, guarderò anche questo aspetto che nessuno mi aveva portato all’attenzione”, prima di ringraziare la trasmissione e detto che avrebbe approfondito il tema.
Report ha spostato poi il focus sulla società di Ingegneria Ambientale GE.CO. che avrebbe, nell’arco di un anno, prima scritto una relazione sui vincoli sussistenti nell’area di Santa Palomba – segnalando come nell’area non vi si potessero costruire impianti di rifiuti – e poi invece cambiato subito la stessa, trasformando l’area in utilizzabile e non soggetta a vincoli. Fattore che porterà soli sei giorni dopo all’acquisto del terreno da parte di AMA. Una relazione fatta per un “favore” in circostanze sbrigative per AMA, pagata duemila euro e fatta in meno di due settimane, secondo quanto riferito dall’ingegnere di GE.CO. Matteo Rossi.
Il “mistero” allora si infittisce, perché AMA – come riportato più volte da Castelli Notizie – ha pagato il terreno circa 7 milioni e mezzo di euro, 75 euro al metro quadro, una valutazione giudicata da molti estremamente spropositata e su cui è in corso un’indagine della magistratura. Secondo quanto visto nella trasmissione, la valutazione sarebbe stata fatta da uno studio di Lanuvio e firmata dal geometra Umberto Linari, che non ha risposto alle domande poste dalla giornalista. Secondo una stima precedente fatta sul terreno da parte dell’architetto Daniele Impallara – assunto da chi ha venduto lo spazio ad AMA – il terreno sarebbe stato in parte edificabile ed in parte non, e con valore non superiore ai 3,58 milioni di euro.
Parliamo quindi di un terreno comprato al costo di 75 euro euro a metro quadro, per oltre 7 milioni di euro, “manco fossimo ai Parioli”. Con soldi pubblici, ovviamente…“Prezzo stratosferico” per il conduttore. Terreno che faceva capo ad una signora francese di 77 anni, che aveva fatto stimare quei terreni da un architetto di sua fiducia, con una stima che si aggirava proprio a 3,5 milioni di euro; cifra, chissà perché, schizzata poi a 7,5 milioni.
“Chi ha stabilito un prezzo così alto?” si è chiesta la giornalista. Ecco la risposta: una società esterna incaricata da Ama, che a sua volta ha incaricato il piccolo studio di Lanuvio, Magni – Linari, che ha stabilito che il costo fosse così alto. L’intermediazione è avvenuta attraverso un professionista, tal Andrea Meschini (immobiliarista gruppo Me.Ci.), che avrebbe incassato una provvigione di 447mila euro, e che si è indispettito quando gli è stato fatto notare che solo il 60% dell’area è edificabile, mentre nell’altra c’è fascia consortile di rispetto e non si potrebbe costruire un Termovalorizzatore. Sulla base di cosa è stato fatto quel prezzo? Sulla base di una variante che doveva essere ancora approvata, tanto che un architetto di Ama non l’ha voluta firmare, dicendo che non avrebbe retto agli occhi di qualsiasi magistrato.
Per avere un metro di paragone, basti pensare che a poche decine di metri, dall’altra parte della strada, il terreno dove è sorto il capannone di Amazon è stato venduto a meno di 13 euro, nel 2018. Forse imbarazzato, o forse no, il Sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha così sentenziato sul costo sproporzionato del terreno: “C’è un inchiesta, e sono fiducioso che emergerà che AMA abbia pagato il prezzo corretto. Mi fido molto di quanto fatto da AMA”, ha aggiunto, prima di provare ad offendere la giornalista (cui va il plauso della nostra redazione e dell’intera comunità dei Castelli Romani) in questo modo: “Lei sta dicendo cose che non hanno senso”.
La trasmissione è proseguita proprio con l’intervista al presidente di AMA Bruno Manzi, secondo cui il terreno comprato sarebbe idoneo alla costruzione del Termovalorizzatore, a cui fa da contraltare però il parere del PTPR (Piano territoriale paesaggistico regionale) che impedirebbe la realizzazione di nuovi impianti. Opinione condivisa, secondo gli strumenti urbanistici oggi vigenti, anche dall’ingegnere di GECO precedentemente intervistato.
Un’altra questione analizzata dalla trasmissione di Report è quella di un piccolo corso d’acqua che scorre all’interno dell’area di Santa Palomba, chiamato Fosso della Cancelliera. Corso d’acqua – secondo quanto riferito dal servizio – non citato dalla perizia dello studio di Lanuvio. Intervistato, l’urbanista ed ex assessore al Comune di Roma Paolo Berdini ha ribadito duramente le sue idee: “Il Comune di Roma ha un ufficio stime pieno di persone competenti. Potevano chiedere a loro. Non lo fanno e incaricano un privato che non si degna nemmeno di citare che l’area è attraversata da un fosso.
Non lo dice e danno un valore di stime di un’area che apparentemente non presenta al corso d’acqua al suo interno? Ma vogliamo scherzare? Cioè ma ci sarà una differenza di valore tra un terreno che non è attraversato da un fosso e un terreno che lo è? Se un fosso è naturale non lo decide lo studio legale di chi è pagato per farci il Termovalorizzatore. Abbiamo completamente stravolto il sistema legale della funzione pubblica. È il privato che dice che ora lì non c’è più naturalità. Il Termovalorizzatore di Roma è un inedito per quanto riguarda la procedura”.
Il fosso non verrebbe citato neanche nella seconda relazione della società GE.CO.. “Non ci hanno richiesto di approfondire la presenza di un fosso”, ha ribadito l’ingegner Matteo Rossi, provando a cavarsela così. Secondo delle immagini di Report, che mostrano la visuale dall’alto dell’area interessata dal Termovalorizzatore, il Fosso della Cancelliera tra il 2002 e il 2009 sarebbe stato deviato artificialmente, mentre nelle mappe catastali allegate agli atti di vendita questo seguirebbe ancora la direzione originale. Secondo ACEA invece, dal 2022, dato che la Fossa sarebbe stata deviata muterebbe la sua natura da “corso d’acqua” a “opera idraulica”.
Secondo l’ingegnere Andrea Schiavone – che aveva ribadito con certezza che il corso d’acqua era stato deviato in maniera abusiva – “ACEA avrebbe presentato tale definizione prima della messa a bando della gara, quasi come fosse stato necessario introdurre nei documenti ufficiali di gara una giustificazione di un problema che era emerso dopo l’atto di compravendita. È un fosso o – come dicono gli avvocati – è stato declassato a opera idraulica?”.
Bruno Manzi, il presidente di AMA, ha aggiunto: “Che ci sia un fosso era un dato di fatto incontrovertibile”, ha glissato, incalzato dalla giornalista, che lo ha però incalzato ulteriormente, ridicolizzando i suoi interlocutori: “Dopo aver pagato uno studio di geometri e una società di consulenza, nessuno si è accorto che il fosso fosse deviato abusivamente? Soprattutto dopo aver pagato tante volte di più?”. In sostanza da fosso quel tratto è diventato un’opera idraulica, quasi come trasformare l’acqua in vino…
Insomma, il servizio che potrebbe aver inferto una picconata ai propositi dei fautori dell’Inceneritore, si è concluso così, con un riepilogo del conduttore Sigfrido Ranucci che, infine, ha posto interrogativi ai quali qualcuno prima o poi dovrà rispondere. Risposte che anche i cittadini dei Castelli Romani vorranno sentire dagli organismi competenti, in una vicenda che sempre più – come ripetuto in un post dalla Rete Tutela Roma Sud – assomiglia sempmre più ad uno scontro in stile “Davide contro Golia”.
Durante la trasmissione non è mancata una dichiarazione del Sindaco di Lanuvio e deputato, on. Andrea Volpi, che ha ribadito la sua contrarietà ufficiale al Termovalorizzatore, lui che nei mesi scorsi ha partecipato anche al banchetto della raccolta firme contro l’impianto.
“L’unico che può rompere le scatole, le uova nel paniere – ha concluso Ranucci – è a questo il Presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, che può intervenire su due istanze presentate, quella relativa all’area di Roncigliano e quella legata alla falda acquifera inquinata. Rocca, che avrebbe il potere di fermare il termovalorizzatore, ci ha riferito che non sapeva tutte queste cose, e ha aggiunto che verificherà e ci farà sapere”.
Dopo la trasmissione in tanti si sono detti indignati da quanto scoperto, anche molti di quei cittadini che in questi anni, va detto, si sono girati dall’altra parte, come se la cosa non li toccasse. E dire che nella trasmissione si è toccata, forse, solo la punta dell’iceberg di un progetto che fa acqua da tutte le parti. Si riuscirà a fermarlo? Vedremo, fatto sta che da ieri sera, tutta Italia ha cominciato a scoprire cosa si cela dietro il Termovalorizzatore di Roma…
Per chiunque volesse rivedere il servizio o la puntata completa di Report, è disponibile sul sito e l’app di RaiPlay.
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