Bergamo. Rimangono invariati i numeri dei lavoratori somministrati nella provincia, continuano a crescere collaboratori e professionisti. La ricerca di Felsa Bergamo, la categoria Cisl che si occupa di tutelare i lavoratori “atipici”, consegna uno spaccato del mondo del lavoro orobico a doppia lettura: se da un lato, la somministrazione è arrivata a rappresentare una forma sostanziosa e qualitativa dell’occupazione, quella del lavoro autonomo rimane ancora preda di possibili forme di sfruttamento, lavoro grigio e povero.
Nel primo semestre di quest’anno, gli occupati netti delle agenzie di somministrazione sono perfettamente in linea con le medie annue di 2022 e 2023, crescendo copiosamente rispetto al periodo Covid e post Covid.
“Osservando i dati – dice Alessia Cozzi, responsabile dell’ufficio Felsa Cisl di Bergamo -, possiamo constatare che l’andamento ha subito una crescita esponenziale dal 2020 ad oggi , con una tendenza piuttosto lineare dal 2023. Analizzando i dati a nostra disposizione, circa il 45% della media occupati netti in somministrazione nella bergamasca risulta essere composto da donne. Se prendiamo in considerazione gli anni 2022 e 2023 (dove effettivamente si è potuta evidenziare una ripresa post pandemia ) notiamo che la percentuale rimane pressoché invariata , confermando il fatto che la somministrazione incide in maniera importante sull’occupazione femminile”.
Un altro dato interessante è quello relativo alla tipologia contrattuale. Dal 2020 ad oggi il rapporto tra assunti in somministrazione a tempo indeterminato rispetto agli assunti in somministrazione a tempo determinato è notevolmente aumentato : in questo caso, la crescita è di oltre 6 punti percentuali, e a oggi circa il 30% dei lavoratori è assunto dall’agenzia a tempo indeterminato. “Il principale motivo potrebbe essere dato dalla crescente necessità delle aziende di reperire profili sempre più qualificati , spingendo quindi le agenzie a stabilizzare i propri lavoratori”.
Nel 2024, la fascia d’età più coinvolta nella somministrazione è quella compresa tra i 18 e i 24 anni (il 22% rispetto alla media degli occupati netti; nel 2020 era circa il 18%); la fascia intermedia (35-39 anni ) rimane in linea con i dati del quadriennio ( 11% rispetto agli occupati netti). La fascia che comprende i lavoratori tra i 50 e i 65 anni ha subito un lieve aumento nel tempo: dal 13% del 2020, al 16 di oggi. Inoltre, si segnala un lieve aumento nell’utilizzo di lavoratori stranieri nel 2024. Dal 33% di quattro anni fa si è arrivati al 42% dell’anno in corso. Infine, il settore con la maggior concentrazione di lavoratori somministrati resta il settore metalmeccanico, che vede circa il 30 % di lavoratori impiegati, poi quello di chimica, tessile , gomma plastica ( circa il 20%) . L’ambito del turismo e del commercio raccoglie circa il 12% del personale somministrato della provincia.
“Risulta pacifico come siano sicuramente in aumento le transizioni lavorative, talora necessitate per la perdita dell’occupazione, altre volte volontarie magari per inseguire un nuovo progetto di vita o le proprie inclinazioni ; quale ne sia la causa emerge sicuramente una necessità: per agevolarle c’è assoluto bisogno che i lavoratori siano messi nella possibilità di accedere a percorsi strutturati. In particolare il contratto collettivo nazionale della somministrazione di lavoro, che si trova tutt’ora in fase di rinnovo e che più di tutti si misura con gli aspetti della flessibilità e temporaneità, ha come strumento cardine la formazione prevedendo una serie di misure quali la formazione di base, la formazione “on the job”, la formazione professionale, la formazione continua e permanente. È poi previsto il “diritto mirato a percorsi di qualificazione e riqualificazione professionale”, destinata ai lavoratori somministrati che hanno cessato il loro rapporto alla dipendenza di una agenzia per il lavoro”.
Per quello che riguarda l’atra fetta di lavoratori atipici del territorio bergamasco, nel 2020 i collaboratori nella provincia di Bergamo erano 20.374, mentre i professionisti (lavoratori autonomi ) 8.254. Nell’ultimo dato disponibile, i collaboratori sono saliti a 22.360 mentre i professionisti sono diventati 10.263.
“Un aumento non indifferente – continua Cozzi -, nel quale convivono due situazioni diametralmente opposte. Sempre più lavoratori oggi scelgono di intraprendere un percorso lavorativo meno subordinato e più autonomo , che preveda una maggiore flessibilità nel gestire luoghi ed orari di lavoro , nonché una maggiore possibilità di conciliazione vita – lavoro, e questa condizione rappresenta la maggioranza dei casi; allo stesso tempo, un discreto numero di rapporto lavorativi, soprattutto giovani e donne, rappresenta le cosiddette “false partite Iva”: situazioni subordinate, ma pagate con fattura per risparmiare”.
“Come Felsa – conclude la sindacalista -, il nostro obiettivo resta quello di tutelare il lavoro indipendentemente dalla sua forma contrattuale, che sia essa di tipo subordinato, somministrato, parasubordinato o autonomo ; proprio in virtù di questo nel 2016 è nata Vivace , l’associazione della CISL , aderente a Felsa, che si occupa di tutelare il variegato mondo del lavoro autonomo , per intercettare ed aiutata quelle realtà ” non genuine ” ed assistere tutti coloro che invece vogliono intraprendere volontariamente la strada del lavoro autonomo. È importante parlare di politiche attive in tema di riqualificazione anche in merito alla partita iva: il mercato è sempre più dinamico, e formarsi e acquisire competenze è fondamentale tanto per i lavoratori subordinati quanto per i lavoratori autonomi”.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link