A quelli che, con disinvolta superficialità, si lamentano della severità del nuovo Codice della Strada dico subito che, tra le statistiche più drammatiche del 2024, c’è proprio quella relativa alla sicurezza sulle strade italiane. Gli ultimi dati diffusi dall’Istat denunciano un quadro terribile: non è aumentato soltanto il numero degli incidenti, ma soprattutto quello delle vittime. Anzi, sono proprio le vite spezzate lungo le nostre strade ad essere cresciute di più: ogni giorno in questa guerra non dichiarata e senza senso, sono cadute 11 vittime, per lo più pedoni, con un incremento degli incidenti mortali nelle strade urbane addirittura dell’8%. In Campania, dall’inizio dell’anno, sono già 49 i morti. Donne, giovani, anziani e molti bambini la cui esistenza è stata spezzata all’improvviso da auto, moto o pesanti autocarri condotti in maniera distratta, ad elevata velocità, o, peggio, da criminali alla guida sotto l’effetto di alcol e droga. La verità è che tutte queste non sono morti per fatalità e senza un “perché” ma, al contrario, sono il frutto, avvelenato, di comportamenti scellerati. E, a coloro che leggono distrattamente cifre e numeri, ricordo che queste non sono fredde statistiche, ma storie di un dolore destinato a non spegnersi mai. Penso a Valeria, giovane mamma che, dopo aver accompagnato i due figli piccoli a scuola, all’altezza del parcheggio “Brin” a Napoli, è stata falciata sulle strisce pedonali da un bolide condotto da un ventiduenne che si pavoneggiava su di una macchina che non poteva neppure guidare. O a Morena che, a soli sedici anni, è tornata a casa senza una gamba, dopo mesi in ospedale e 20 dolorosi interventi. La sua vita è stata cambiata per sempre da un criminale che correva al doppio della velocità massima consentita. E lo chiamo criminale perché non c’è altro modo per descrivere un individuo che abbandona per strada una ragazzina piena di sangue che urla dal dolore. E quando, dopo un lavoro certosino, le forze dell’ordine – cui va ancora una volta tutta la nostra gratitudine – lo hanno beccato, s’è scoperto perfino che gli era già stata ritirata e revocata la patente. Però, con il codice in vigore al momento di questo crimine – mi rifiuto di utilizzare il termine tragedia, perché con questi reati la fatalità non c’entra nulla – il delinquente tutt’oggi può ancora girare liberamente per strada, mentre Morena ha dovuto rinunciare al suo sogno di diventare una ballerina. Sono due delle mille storie che, come è capitato a me, potreste sentirvi raccontare, con animo rotto dal dolore, dai genitori, dai figli, dai mariti o dalle mogli di ciascuna delle vittime della strada. Storie tutte sempre diverse, ma tutte con lo stesso terribile finale di un lutto senza fine, rispetto alle quali l’unica risposta che lo Stato era chiamato a dare è quella di invertire il corso, di cambiare le regole, di mettere un freno alla strage. Ecco perché sono particolarmente grato a Matteo Salvini, dopo decenni di “diremo” e “faremo” della politica, di aver dimostrato prima di tutto alle vittime e ai loro parenti che, più delle parole, devono contare i fatti. E i fatti sono necessariamente concreti. Ecco, questo è il senso e la ragione più autentica che c’è dietro il nuovo Codice della Strada, entrato in vigore lo scorso sabato. Una legge che in primo luogo scandisce con forza il principio della prevenzione e getta finalmente le basi concrete per introdurre l’educazione stradale fin dai banchi di scuola, con regole adeguate ai nuovi fenomeni criminali, come quelle “challenge”, tanto diffuse sui social, che sono costate molte vite, come quella, tenera, di Manuel, ucciso a soli 5 anni a Casal Palocco da due giovanissimi idioti a caccia di follower. Di fronte a storie agghiaccianti come questa sarebbe davvero indegno contestare norme – come quelle ora varate – che prevedono la “tolleranza zero” nei confronti di chi, deliberatamente e consapevole del pericolo che rappresenta, si mette alla guida per esempio dopo aver consumato alcol o sostanze stupefacenti. O, ancora, chi può negare la forte valenza anche educativa dell’aumento delle multe per chi occupa il posto riservato ai disabili, per chi parcheggia in prossimità degli incroci, aumentando il rischio di incidenti, o negli spazi per la sosta degli autobus? Invece, a chi parla di severità eccessiva della disposizione che prevede il ritiro per sempre della patente ai recidivi beccati di nuovo alla guida, dopo aver causato incidenti mortali, ubriachi o drogati, dico solo di guardare uno ad uno i volti di uno dei tanti “muri del pianto” eretti virtualmente sui social dalle associazioni dei parenti delle vittime della strada. E sono ancora più sdegnato nei confronti di chi fa politica anche sul sangue e prova a diffondere fakenews sulle nuove regole. Per me, e per fortuna per la stragrande maggioranza delle persone, l’assunzione di alcol e droga – che annebbia i sensi, deforma la percezione della strada e riduce il senso del pericolo che si corre e che si fa correre agli altri in queste condizioni – è in antitesi con la guida. Ben venga allora l’introduzione, proprio per i recidivi, dell’“alcolock”, il dispositivo che impedisce l’accensione del veicolo in caso di positività al tasso alcolemico del conducente. Personalmente, poi, sono particolarmente contento dell’aumento di un terzo della pena per chi si macchia del crimine di abbandonare un animale in strada, anche nel caso in cui non si provochino incidenti, con la sospensione della patente da 6 mesi a un anno se per l’abbandono viene utilizzato un veicolo. Il Codice contiene una risposta anche alla più frequente causa di incidenti: l’uso del telefono mentre si guida. Oltre alla sanzione, c’è il ritiro della patente per un periodo da 7 a 15 giorni. Un capitolo a parte meritano infine le nuove regole sull’uso dei monopattini. Non so a voi, ma a me, in pieno centro, è capitato varie volte di riuscire a evitare, solo per un caso, l’investimento da parte di uno di questi “innocui” veicoli green. Non sono stati così fortunati i 3.300 cittadini che hanno riportato ferite nel solo 2024 dopo un incidente causato dai monopattini. Ora, con l’introduzione dell’obbligo di targa, assicurazione e casco per chi guida, scommettiamo che questi numeri caleranno drasticamente? Potrei continuare ma credo che conti dire soprattutto che, anche stavolta, questo Governo ha dato prova di buonsenso e di rispetto dei cittadini. Non possiamo dire ancora altrettanto delle amministrazioni locali del Nostro Posto che a dir poco stentano a garantire la cura e la manutenzione delle strade e della segnaletica stradale, il corretto funzionamento dei dispositivi utili a dissuadere i cittadini dal compiere illeciti e dall’avere comportamenti irresponsabili, per non parlare di un’adeguata illuminazione delle strade. Ma, come si dice, il buon esempio fa miracoli. E anche se non dovesse accadere, basterà aspettare le prossime elezioni…
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link