L’accumulazione originaria del potere politico in Basilicata: “gli indispensabili”

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Nonostante abbiano dimostrato una scarsa capacità politica nel promuovere lo sviluppo, nel tutelare gli interessi generali della Basilicata, nel salvaguardare il patrimonio naturalistico e gli asset immateriali della regione, sono sempre lì da qualche parte ad assumere un ruolo di potere. Sono i politici sempiterni targati Lucania. Perché? Secondo loro la ragione è semplice: sono stati eletti e rieletti nelle istituzioni avendo ottenuto il consenso del “popolo”. E quel consenso è la dimostrazione che essi sono ben voluti, apprezzati, stimati e degni della fiducia degli elettori. E’ davvero così? Non credo.

L’accumulazione del consenso

Molti di loro tacciono senza imbarazzo sulle origini delle proprie fortune politiche spesso tradotte in fortune patrimoniali. Molti hanno, senza tanta fatica, ereditato il succulento pacchetto di voti già detenuto dai loro “maestri” applicandone gli insegnamenti: “mostrati potente e capace di aprire molte porte e di erogare prebende ad personam, elargisci favori, favorisci carriere, raccomanda gli incapaci, crea intorno a te un giro di imprenditori e di cittadini devoti, usa l’inganno, il popolo ama essere ingannato …” Mi fermo qui, ci siamo capiti. Altri, anche senza maestri, hanno adottato le stesse tecniche ormai diffuse e sempre più raffinate: ti aiuto e mi voti. Sei dipendente della mia azienda? Mi voti e mi finanzi anche la campagna elettorale. Lo scambio clientelare è alla base di tutto. Eppure, sembra che di questi tempi il clientelismo sia scomparso dagli argomenti della discussione pubblica e privata. Nonostante il fenomeno oggi si sia trasformato in una bolgia immorale e cinica.

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Alcuni vanno oltre quello scambio e diventano destinatari essi stessi di regalie, favori, prebende elargite dai loro favoriti e raccomandati nelle carriere, negli appalti, nella riscossione di risorse pubbliche. Ordinano delibere e leggi che favoriscono tizio e danneggiano caio. E se non vuoi essere danneggiato, ma favorito, devi entrare nel club dei clienti affidabili. E questo avviene su piccola e larga scala: dalla raccomandazione per superare le liste di attesa in ospedale, al favoreggiamento negli appalti pubblici; dalla raccomandazione nel concorso per un posto di lavoro alla manipolazione dei dati sull’inquinamento, e così via. E’ così che si perpetua il potere, grazie al mondo di sotto che soccombe, non sempre suo malgrado, al mondo di sopra. E grazie, in alcuni casi, alle strizzatine d’occhio tra mafia, politica e imprenditoria.

Lo scambio egoistico di origine ereditaria

E dunque questi potenti non hanno alcun merito se non quello di essere spregiudicati sfruttatori della loro posizione ereditata o costruita su basi ereditarie. Il sindaco che favorisce il figlio, senza pudore, ed ha anche l’appoggio del suo partito, come accade ad esempio a Stigliano. Il padre imprenditore eletto nelle istituzioni locali che spinge il figlio a prendere il suo posto mettendo in campo il suo pacchetto di voti a sua volta ottenuto grazie agli scambi di interesse con altri esponenti politici. L’imprenditore che ottiene appalti dalle multinazionali grazie all’intercessione del politico amico che ottiene in cambio l’assunzione dei suoi fidati elettori, come accade nell’orbita Tempa Rossa e Cova di Viggiano. L’imprenditore amico del funzionario che ottiene appalti e ricambia anche mettendo a disposizione, a sue spese, stanze in B&B ai suoi protettori per incontri piccanti. E che dire di giornali e sitarelli di informazione (sic!) destinatari di prebende in cambio del sostegno a tizio e caio o al contrario in cambio delle secchiate di fango addosso al nemico dell’amico protettore. A parte qualche rarissima eccezione in Basilicata è peggio che in Italia: l’informazione è subordinata al Potere politico ed economico.

Sempre loro, ovunque ti giri: i camaleonti

Se facciamo un po’ di conti scopriamo che tra i consiglieri delle ultime 5 legislature regionali, al netto dei deceduti, oltre il 70% conserva una qualunque postazione di potere e di visibilità a prescindere dalla rielezione o mancata rielezione. In quel gruppo del 70% c’è chi attualmente è in attesa di un incarico. Sempre nello stesso gruppo notiamo eletti e rieletti ora a destra ora a sinistra, ora nei Comuni ora nelle Province oppure in parlamento o in consiglio regionale o con incarichi in aziende o organismi pubblici o partecipati sia regionali sia nazionali. E’ la cerchia di coloro che si sono auto attribuiti l’appellativo di indispensabili.  Questi ereditieri individuano a loro volta i loro futuri eredi: un circuito perverso che bisognerebbe spezzare.

È vero, il consenso va costruito, ma nel quadro dell’onestà, della lealtà verso i cittadini, dell’amore per il bene comune e della passione per l’interesse generale. Tuttavia, chi ci ha provato è stato sconfitto. Mai eletto o non più eletto. Perché? Lo abbiamo spiegato in tutte le salse: esiste un sistema marcio, egemonico, trasversale, che si regge, appunto sul consenso. Consenso che non va confuso con l’adesione ideale al pensiero e all’azione del politico, ma chiaramente identificabile nel “pacchetto di voti”, acquisito nei modi che conosciamo. Sono tutti a ruota libera, senza il controllo degli elettori, senza i riflettori della stampa, chiusi nei luoghi meno probabili a tramare inganni sempre più sofisticati. Siamo in una democrazia malata. L’unica cura è nelle mani di chi dovrebbe esercitare il famoso diritto di voto. Tuttavia, chi lo esercita è in maggioranza analfabeta politico, analfabeta funzionale e analfabeta culturale. E se la base sociale del consenso è squalificata, ad essere elette saranno sempre le stesse persone che dell’onestà, della lealtà verso i cittadini, dell’amore per il bene comune e della passione per l’interesse generale non sanno che farsene. È qui che bisogna intervenire, nella qualificazione politica e culturale dei cittadini, nella formazione di una coscienza civile che sappia sfidare e sconfiggere la cattiva politica e la cattiva imprenditoria. I partiti regionali, nelle condizioni attuali, non possono, e forse non devono, farlo. Il compito, difficilissimo, spetta alla stampa libera e alle organizzazioni della società civile indipendenti e libere dai condizionamenti dei partiti politici e dalle donazioni delle multinazionali o delle imprese falsamente benevole o degli speculatori.



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