rapporto 2024 segnala crisi climatica e umanitaria

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 Secondo l’ultimo rapporto di CESVI, il 2024 si è rivelato un anno particolarmente critico, con una frequenza di disastri climatici che ha superato ogni precedente previsione, a cui si aggiungono le stragi provocate dai conflitti armati. In media un evento catastrofico si è abbattuto sul pianeta ogni tre giorni, 280 operatori umanitari hanno perso la vita e 300 milioni di persone necessitano urgentemente di assistenza. Questi sono solo alcuni dei dati allarmanti che emergono dal Global Hunger Index 2024.

Emergenza climatica devastante

Secondo CESVI, la fame nel mondo si sta rapidamente aggravando anche a causa delle crisi climatiche sempre più frequenti ed estreme: nello stesso anno della COP29 di Baku si sono verificate 399 catastrofi naturali, provocando 86.473 morti e causando 202,7 miliardi di perdite economiche.

Gli eventi meteorologici estremi dell’ultimo anno hanno peggiorato i livelli di fame in 18 Paesi, facendo precipitare in condizioni di insicurezza alimentare acuta oltre 72 milioni di persone. 

Le conseguenze di questa emergenza climatica sono devastanti e multidimensionali: le comunità più vulnerabili, già alle prese con conflitti e povertà, sono quelle che pagano il prezzo più alto.

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Alluvioni, siccità, tempeste e incendi stanno distruggendo infrastrutture, colture e mezzi di sussistenza, costringendo milioni di persone a fuggire dalle proprie case e a cercare rifugio in zone spesso già sovraffollate. La malnutrizione, la diffusione di malattie e la carenza di acqua potabile sono solo alcune delle conseguenze di questa emergenza, che minaccia la salute e il benessere di intere generazioni.

Il 2024 è stato un anno segnato da una delle peggiori siccità degli ultimi decenni nel Corno d’Africa, una regione già fragile e soggetta a conflitti: le scarse precipitazioni, unite all’aumento delle temperature, hanno provocato un disastro ambientale e umanitario di proporzioni enormi. Qui

Anche in Etiopia, Kenya e Somalia milioni di persone  stanno andando incontro a una crisi idrica, dove la mancanza prolungata di piogge ha decimato i raccolti, ucciso il bestiame e prosciugato le riserve di acqua.

CESVI è attualmente impegnata in Somalia nella fornitura di cure e nutrizione per neonati e madri, attraverso la somministrazione di terapie salvavita: l’obiettivo è quello di ridurre la mortalità infantile e materna causata dalla malnutrizione e dalle malattie correlate.

I progressi nella lotta alla fame si sono arenati

Come annuncia CESVI, il punteggio dell’Indice Globale della Fame (GHI) per il 2024 è di 18.3, un po’ in calo rispetto agli scorsi anni. Questo punteggio globale nasconde ampie variazioni a livello regionale e la situazione è particolarmente preoccupante in Africa a sud del Sahara e in Asia meridionale, dove la fame rimane grave. Sono stati fatti invece notevoli progressi in Bangladesh, Mozambico e Nepal. 

Il conflitto a Gaza ha inferto un colpo durissimo al settore agricolo, pilastro dell’economia locale e fonte di sostentamento per migliaia di famiglie. Infatti, attacchi aerei e bombardamenti hanno causato danni ingenti alle terre coltivabili, alle infrastrutture idriche e alle serre, oltre che al settore della pesca e a quello dell’allevamento – quasi il 68% dei terreni agricoli è stato reso inutilizzabile, con pesanti ripercussioni sulla sicurezza alimentare della popolazione. Questa è la più grave crisi alimentare registrata negli ultimi venti anni nel territorio. 

Da ciò emerge che, nonostante gli appelli della comunità internazionale, il diritto all’alimentazione è ancora  palesemente ignorato: l’obiettivo Fame Zero, previsto per il 2030, sembra più lontano che mai. 

I bambini sono tra le prime vittime di questa crisi, in quanto la malnutrizione cronica e acuta incide pesantemente sullo sviluppo fisico e cognitivo dei più piccoli, compromettendone il futuro. Inoltre, i disastri climatici espongono i bambini a un rischio maggiore di traumi psicologici, separazione dalle famiglie e sfruttamento.

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Più di 281,6 milioni di persone distribuite in 59 Paesi e territori stanno vivendo un’insicurezza alimentare acuta, un numero in crescita per cinque anni consecutivi. A pesare maggiormente su ciò sono i prezzi elevati dei prodotti alimentari e le perturbazioni del mercato, a cui si aggiunge l’aumento del debito estero in tutte le regioni del mondo.

Operatori umanitari a rischio

I dati messi in luce dal rapporto relativi alle guerre sono i più alti dalla Seconda Guerra Mondiale: i conflitti armati, in crescita del 65%, hanno materializzato lo spettro della carestia, come dimostrano gli esempi di Gaza, Sudan, Repubblica Democratica del Congo e Haiti.

In questo quadro così delicato gli operatori umanitari sono tra le categorie più vulnerabili: il numero sempre crescente di operatori uccisi sta mettendo a dura prova la capacità delle organizzazioni umanitarie di operare in sicurezza, bloccando corridoi umanitari e convogli.

Tra le mete più letali si ricordano: Gaza (178 operatori uccisi), Sudan (25) e Ucraina (11). In particolare, CESVI definisce gli stessi operatori umanitari come “sfollati”, incapaci di svolgere il proprio lavoro in situazioni di forte pericolosità che contravvengono alle norme del diritto internazionale riconosciuto.

L’Ucraina è diventata uno dei teatri di guerra più letali degli ultimi anni: si contano oltre 37.303 morti accertate e nella prima metà del 2024, per ogni nuovo nato sono morte tre persone, un indicatore chiaro della gravità della situazione. Si stima che circa 3 milioni di bambini ucraini abbiano bisogno di assistenza umanitaria e che almeno 1,5 milioni di loro soffrano di problemi di salute mentale, costretti a trascorrere lunghi periodi nei rifugi antiaerei e privati di vivere una vita normale.

Gaza, invece, è secondo CESVI il territorio con maggiori vittime civili: gli scontri armati hanno causato un numero elevatissimo di vittime civili, con oltre 35.200 persone uccise e più di 100.000 ferite. L’ondata di violenza ha provocato anche uno sfollamento massiccio, con quasi 2 milioni di persone costrette ad abbandonare le proprie case e a vivere in condizioni ancora più precarie in campi improvvisati.

Sia in Ucraina che a Gaza, CESVI opera con aiuti umanitari e supporto psicologico.

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Prospettive future

L’organizzazione ha concluso il proprio rapporto affermando:

È sempre più urgente a livello globale invertire le tendenze preoccupanti che stanno accrescendo la fame e accelerare i progressi verso la creazione di sistemi alimentari equi, nutrienti e resilienti, anche nel contesto di un clima in mutamento e di una geopolitica turbolenta. La spinta verso la giustizia di genere con i suoi benefici per la produzione agricola, la sicurezza alimentare, i regimi alimentari e la nutrizione infantile può essere uno strumento importante per ridurre la fame.

Proteggere le conquiste già ottenute, favorire i progressi nella lotta alla fame e garantire il diritto al cibo per tutti richiederanno un pensiero innovativo e un’azione determinata che permettano di affrontare le sfide dei conflitti e dei cambiamenti climatici, migliorare la governance e generare soluzioni durature alle crisi che abbiamo di fronte.

In definitiva, lo scenario che si staglia di fronte a noi e il bilancio preoccupante dell’ultimo anno sono spaventosi ma il cambiamento è possibile come dimostra l’impegno di CESVI. Ora tocca alla comunità internazionale agire.

Sara Coico



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