Agricoltura, scommettere sulla transizione digitale – Agricoltura digitale

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La Commissione Europea scommette sulla transizione digitale come soluzione per alleggerire il dialogo fra imprese e Pubblica Amministrazione – il carico burocratico “pesa” e l’Unione Europea vuole correre ai ripari, tenuto conto che le domande Pac sono diminuite proprio per le complicazioni connesse – per migliorare la competitività delle aziende, per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici e rendere le imprese più resilienti e per migliorare sicurezza alimentare e qualità della vita.

 

La sfida del digitale è emersa fra le priorità nel corso degli Agri-Food Days 2024 organizzati dalla Commissione Agricoltura dell’Ue la scorsa settimana, appuntamento che è organizzato da oltre dieci anni, seppure fino al 2022 con un nome differente.

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Ad assicurare il proprio interesse verso l’agricoltura digitale, l’agricoltura di precisione, la raccolta e l’elaborazione dei dati è stato il commissario all’Agricoltura e Alimentazione, Christophe Hansen, e sul tema sono state dedicate ampie riflessioni, coinvolgendo anche imprenditori da tutta Europa per descrivere i vantaggi ottenuti grazie all’adozione della rivoluzione digitale.

 

“L’agricoltura digitale e gli strumenti legati alle tecnologie spaziali come immagini satellitari e sistemi di navigazione possono essere un aiuto ad esempio per la raccolta dei dati di osservazione terrestre attraverso Copernicus o nell’uso dei catasti, il Gps e i dati meccanici” ha dichiarato Salla Saastamoinen, vicedirettore generale del Centro Comune di Ricerca (Jrc) della Commissione Europea. “Il 70% delle nuove macchine agricole è attrezzato per la navigazione con Galileo, cioè il sistema europeo che esiste accanto al Gps e il 97% dei nuovi trattori ha la possibilità di usare i dati della navigazione satellitare”.

 

Certo fa sorridere che solamente il 7% degli agricoltori ritenga strategici gli strumenti digitali e che addirittura il 50% circa degli agricoltori raccolga tutti i dati su carta.

 

La ricerca recente del Jrc ha dimostrato che “una transizione digitale di successo significa un’agricoltura resiliente, autonoma sul piano strategico, utile anche per promuovere le aree rurali” ha sostenuto Salla Saastamoinen. “La digitalizzazione mantiene le promesse di produzione alimentare più sostenibile e produzione di materie prime, questo può far migliorare la qualità della vita considerevolmente”. Molto, tuttavia, dipende dalla declinazione pratica del processo di digitalizzazione.

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Fondamentale la cosiddetta “qualità dei dati”, che devono poter essere condivisi, interpretati, essere oggettivi, così da essere affidabili ed evitare quello che viene comunemente chiamato in gergo “il rumore dei dati”. Numeri e parametri, cioè, inutilizzabili benché disponibili.

 

“La condivisione dei dati ha un duplice scopo: aumentare le informazioni e migliorare la gestione” ha puntualizzato Salla Saastamoinen del Jrc. “Il primo aspetto è correlato ad una miglior competitività, sostenibilità delle prassi agricole e il secondo alla semplificazione e un uso migliore dei fondi pubblici”.

 

Il successo dei dati, però, dipende anche da due elementi chiave: l’interoperatività, che è la capacità di fondere serie di dati di natura diversa, che suggerisce la possibilità di utilizzare sistemi digitali diversi e che impone sforzi sia da parte dei privati che della Pubblica Amministrazione.

“Stiamo lavorando per uno studio che abbini i dati geografici agricoli ricorrendo a serie di dati sull’uso dei terreni e l’osservazione spaziale”, ha annunciato Salla Saastamoinen.

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Da risolvere, quando si parla di agricoltura digitale, le questioni relative alla cybersicurezza. È essenziale, infatti, proteggere i dati e i sistemi operativi, perché anche il settore agricolo è stato oggetto di attacchi cibernetici come qualsiasi altro settore della società. Gli studi del Jrc, in particolare, affermano che il 55% degli agricoltori ha segnalato lo scorso anno attacchi informatici; questo significa che più della metà degli agricoltori è stata colpita. I danni da cyberattacchi rischiano di essere particolarmente pericolosi, quando in gioco ci sono aspetti come le rese produttive, la salute dei terreni, l’utilizzo di mezzi tecnici, la sicurezza alimentare, ma anche sistemi di irrigazione, sensori per la distribuzione, robot, agricoltura automatizzata.

 

“Il costo delle violazioni nel settore agricolo è di circa 4 milioni di dollari nel 2020” ha sintetizzato Salla Saastamoinen. “Sono informazioni di qualche anno fa, ma sono tuttora valide. Gli attacchi informatici puntano anche a dati sensibili come le rese dei raccolti dei terreni o la salute del bestiame, aspetti che coinvolgono anche tutti i settori industriali correlati”. Motivi per i quali la Commissione Europea ha adottato una strategia sulla cybersicurezza.

 

Il percorso di digitalizzazione, attuato in maniera variabile dagli agricoltori in base alle diverse innovazioni tecnologiche, dopo una fase particolarmente frizzante negli investimenti fra il 2010 e il 2020, ha segnato un rallentamento, in conseguenza a una concomitanza di elementi che hanno trasmesso insicurezza: il covid-19, l’invasione russa dell’Ucraina, la frenata dell’economia cinese, l’inflazione e l’aumento del costo del denaro.

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Investire nella crescita digitale è determinante per la crescita e “per la riduzione dei costi, ha aggiunto Alessandra Zampieri, direttore per le Risorse Sostenibili del Jrc. Il valore aggiunto, secondo gli agricoltori intervistati, provenienti da nove Paesi dell’Unione Europea (Italia compresa), va ben oltre gli aspetti economici, ambientali e sociali della sostenibilità. Il tutto purché i dati vengano condivisi. Senza comunicazione è impossibile parlare di crescita.



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