Alloggi popolari in Calabria, ancora troppi ritardi

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Con oltre 11.000 domande inevase per l’assegnazione di alloggi popolari, la Calabria si conferma tra le regioni italiane con la maggiore incidenza di disagio abitativo. Uil Calabria e Uniat Calabria lanciano un appello urgente per un piano strutturale sull’edilizia pubblica e la creazione di un’Agenzia regionale per l’abitare.

Alloggi popolari e diritti alla casa in Calabria, ancora troppi disagi

Il quadro del disagio abitativo in Calabria è allarmante. Lo dicono i numeri, ma lo confermano anche le denunce della Uil Calabria e dell’Uniat Calabria, che hanno lanciato un appello alle istituzioni regionali e nazionali. Secondo i dati forniti dalla Corte dei Conti, la Calabria conta oltre 11.000 domande inevase di edilizia residenziale pubblica (ERP), con un’incidenza di 13,8 domande ogni 1.000 famiglie residenti, uno dei dati più alti a livello nazionale​.



Questa situazione è sintomo di una carenza strutturale di alloggi popolari e di una mancanza di risposte concrete per le famiglie in difficoltà. Alla radice del problema vi sono le lentezze amministrative e le carenze di risorse, che impediscono la realizzazione di nuovi alloggi e il recupero del patrimonio immobiliare esistente. Il quadro è aggravato dalla mancanza di progetti di efficientamento energetico sugli immobili di edilizia residenziale pubblica (ERP) in Calabria, con la conseguenza di gravare ulteriormente sui costi di gestione delle famiglie più vulnerabili​.

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Il rapporto della Corte dei conti, tra ritardi del PNRR e il fallimento del PINQuA

I progetti previsti dal PINQuA (Programma innovativo per la qualità dell’abitare), finanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), avrebbero dovuto dare un impulso significativo al settore dell’edilizia popolare. Tuttavia, i dati mostrano una realtà diversa. Dei 57 progetti approvati in Calabria, la spesa effettiva è ferma a circa l’8%, segno evidente delle difficoltà nel passare dalla progettazione all’attuazione​.


PER APPROFONDIRE: Reggio Calabria, le case confiscate ai boss diventano alloggi per famiglie bisognose


Il rapporto della Corte dei Conti rileva che il 33% dei progetti PINQuA è in ritardo rispetto alla programmazione iniziale e che l’80% dei ritardi si concentra nelle fasi preliminari, prima dell’avvio effettivo dei lavori​. La Calabria non fa eccezione e i progetti PINQuA avviati nelle città di Corigliano-Rossano, Lamezia Terme e Reggio Calabria sono emblematici. A fronte di investimenti ingenti, le opere sono rimaste al palo, con una spesa minima rispetto ai finanziamenti ricevuti.

Il peso del patrimonio immobiliare obsoleto

Un altro dato rilevante riguarda l’obsolescenza del patrimonio di edilizia residenziale pubblica. La metà degli alloggi ERP è stata costruita prima del 1980, con strutture che necessitano di interventi di manutenzione straordinaria e riqualificazione energetica​. Questi interventi, tuttavia, procedono a rilento, complice la carenza di fondi specifici e l’assenza di una chiara strategia di ristrutturazione degli alloggi esistenti.

A peggiorare la situazione, la regione non risulta destinataria di specifici progetti di efficientamento energetico del PNRR per il patrimonio di edilizia popolare, nonostante la vetustà delle strutture e la necessità di ridurre le spese energetiche a carico delle famiglie.

Le proposte di Uil e Uniat: un piano straordinario e l’Agenzia regionale per l’abitare

Davanti a un quadro così critico, la Uil Calabria e l’Uniat Calabria hanno presentato una serie di proposte concrete per affrontare l’emergenza abitativa. Tra le priorità, c’è la richiesta di un Piano straordinario per l’edilizia pubblica, con la costruzione di nuovi alloggi e il recupero degli immobili inutilizzati. In Calabria, infatti, si contano circa 450.000 appartamenti vuoti o inutilizzati, pari al 40% del totale degli immobili residenziali.

Ma non basta costruire nuove case. Le due sigle sindacali chiedono anche la creazione di una Agenzia regionale per l’abitare, un ente unico che gestisca il patrimonio pubblico, coordini le politiche abitative e favorisca lo sviluppo di progetti di edilizia sociale. Questa struttura potrebbe agire come cabina di regia per ottimizzare le risorse pubbliche e garantire una gestione più efficiente degli interventi.

Un’altra proposta riguarda il rafforzamento dei fondi per l’affitto e l’introduzione di misure contro gli sfratti, come le moratorie per le famiglie in difficoltà. La Uil Calabria e l’Uniat propongono anche di incentivare l’edilizia sociale privata, con agevolazioni fiscali per i proprietari che mettono a disposizione alloggi a canone calmierato.

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Infine, tra le misure strategiche si segnala la riqualificazione delle periferie urbane e il rilancio dei borghi, due obiettivi cruciali per ridurre il degrado e favorire l’inclusione sociale. Il tutto con l’intento di garantire il diritto alla casa a tutte le famiglie calabresi, un diritto che, come ricorda la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, non può essere negato.

Diritto fondamentale da garantire

Il diritto alla casa è riconosciuto come un diritto umano fondamentale e, in Calabria, questa necessità diventa ancora più urgente. Con il 48,6% della popolazione in stato di deprivazione, la regione registra il dato più alto d’Europa. Per questo motivo, la Uil e l’Uniat insistono sulla necessità di considerare l’abitare come una politica di welfare essenziale, una scelta di civiltà per garantire dignità e inclusione sociale.



L’appello della Uil Calabria e dell’Uniat Calabria è chiaro: occorre una collaborazione tra istituzioni, enti locali e associazioni per definire un piano strutturale e condiviso in grado di affrontare l’emergenza abitativa. Non si tratta solo di costruire nuove case, ma di ristrutturare, efficientare e rigenerare il patrimonio immobiliare esistente, rispondendo ai bisogni reali della popolazione. «Investire sul diritto alla casa significa investire sul futuro della Calabria», dichiarano Uil e Uniat. Solo attraverso una politica abitativa mirata e integrata sarà possibile ridurre le disuguaglianze e migliorare le condizioni di vita delle famiglie più vulnerabili. La sfida è ambiziosa, ma non più rinviabile.





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