Ottantuno miliardi di investimenti, nuovi hub macro regionali per intervenire con più efficacia sul territorio, più finanziamenti e strategie di crescita per le imprese, in particolare al centrosud. Una maggiore attenzione a sociale e transizione ecologica. Ma anche più investimenti in Africa. Il Cda di Cassa depositi e prestiti ha approvato il piano strategico triennale 2025-2027, che si inserisce in una prospettiva globale complicata: dal declino demografico, ai conflitti in Ucraina e Medio Oriente, agli choc provocati dai sempre più frequenti eventi meteorologici estremi, a un’economia europea che arranca.
Del resto, l’Italia e l’Europa hanno accumulato ritardi strutturali negli investimenti sui settori ad alto contenuto tecnologico e una dipendenza cronica dall’estero per l’approvvigionamento dei materiali critici per la produzione; i vincoli di finanza pubblica e i tassi di interesse più elevati rispetto al periodo pre-Covid hanno ridotto sensibilmente lo spazio fiscale.
Se il piano strategico precedente (2022-2024) aveva permesso di iniettare nel sistema economico 65 miliardi (con un effetto leva capace di attivarne il doppio), e segnato una crescita degli utili che hanno sforato i 3 miliardi, con un contributo al Pil pari all’1,6% e una media di 410mila posti di lavoro annui creati o mantenuti nello stesso periodo, il nuovo piano deve tenere conto di un contesto profondamente mutato.
È stato quindi definito il nuovo piano su quattro priorità (competitività, coesione, sicurezza, just transition) e cinque pilastri operativi che mobiliteranno risorse per 81 miliardi di euro (in aumento del 24% rispetto al target di 65 miliardi del piano precedente), in grado di attivare investimenti per circa 170 miliardi (+32%) anche grazie all’attrazione di capitali di terzi.
Nel dettaglio, oltre 70 miliardi saranno destinati alle attività di “business”: di questi circa 9 miliardi a sostegno dello sviluppo infrastrutturale del Paese e circa 11 miliardi a beneficio della pubblica amministrazione. Sul capitolo imprese, l’obiettivo è fissato a 52 miliardi, potendo far leva, a partire da questo piano, sulle sinergie con Simest, la società di Cdp che sostiene la crescita delle imprese italiane nel mondo.
Oggi, per l’Italia del futuro
«Nell’ultimo triennio Cdp ha consolidato anche grazie al fondamentale sostegno degli azionisti, il ministero dell’Economia e delle Finanze e le Fondazioni di origine bancaria, il proprio ruolo di istituzione al servizio di aziende, pubbliche amministrazioni e territori – ha detto il presidente Giovanni Gorno Tempini – Il nuovo piano potenzierà la nostra azione come volano per lo sviluppo dell’Italia, con un significativo impatto a livello economico, sociale e ambientale. È un programma complesso e impegnativo per l’operatività presente e futura, con uno sguardo che va oltre il medio termine».
Per l’amministratore delegato Dario Scannapieco «con il nuovo piano strategico “Oggi, per l’Italia del futuro”, Cdp pone solide basi per svolgere un ruolo cruciale come piattaforma di finanza e competenze a sostegno della crescita del Paese. Negli ultimi tre anni il Gruppo ha affrontato una profonda trasformazione grazie alla quale ha saputo evolversi mettendo al centro i valori di sostenibilità, diversità e inclusione. Oggi, in uno scenario decisamente cambiato, la nostra azione si amplierà a nuove aree di intervento con ulteriori strumenti e iniziative in grado di rispondere alle prossime sfide che dovranno affrontare famiglie, imprese e pubbliche amministrazioni centrali e locali».
Pilastri operativi
Il supporto al tessuto economico avverrà in un contesto che mostra serie difficoltà di accesso al credito, con una contrazione del 24% dei prestiti bancari negli ultimi 10 anni. A questo Cdp risponderà riducendo la soglia minima di fatturato per i finanziamenti diretti, consentendo di intercettare un numero maggiore di imprese medio-piccole, in particolare nel Mezzogiorno. Ma in questo capitolo rientrano anche il gap infrastrutturale, con l’estensione di strumenti di finanziamento a medio-lungo termine; e il sostegno alle Pa, con l’amministrazione diretta di parte delle risorse comunitarie e l’allargamento della platea agli enti non territoriali e ai comuni sopra i 15mila abitanti. Sempre verso la Pa, Cdp nel triennio potenzierà l’attività di advisory, fornendo consulenza non solo nell’implementazione degli interventi, ma anche della loro progettazione.
Equity e social housing
Particolare rilievo viene dato al capitolo “equity”: Cdp lancerà un nuovo programma di investimenti diretti per soggetti industriali con elevato potenziale di crescita, con l’obiettivo di creare player italiani più capaci di competere a livello internazionale. Il contesto indica una manifattura di piccole imprese con in media circa 10 dipendenti e nel 95% dei casi con un fatturato inferiore ai 10 milioni. Le realtà da sostenere saranno individuate guardando al rispettivo grado di innovatività tecnologica, potenziale economico e rilevanza sociale/industriale.
Verrà inoltre consolidato il sostegno alle società in portafoglio, per massimizzarne il valore industriale, e sarà confermato il principio della rotazione del capitale, cioè attraverso la dismissione delle partecipazioni laddove siano stati raggiunti gli obiettivi prefissati. Inoltre il mercato del private capital italiano è il meno sviluppato rispetto ad altre economie comparabili, con poche risorse e soli 37 operatori di venture capital contro i 130 di Francia e Germania e gli oltre 300 del Regno Unito. Da qui l’obiettivo di un sostegno maggiore a questo settore.
In un’Italia che invecchia e dove il 50% delle persone che vivono sole sono over 65, è necessario investire nel mercato immobiliare, con abitazioni a canoni accessibili, considerato un mercato degli affitti che specie nelle grandi città diventa sempre più proibitivo. L’ampliamento dell’attività a favore dell’abitare sociale e della rigenerazione urbana mira a realizzare strutture per studenti e anziani, agevolando l’offerta di alloggi a canoni calmierati per favorire la mobilità lavorativa e i servizi essenziali per la comunità.
Ultimo capitolo del piano è l’internazionalizzazione, in particolare gli investimenti in Africa, in linea con il Piano Mattei. In particolare, sarà centrale il rafforzamento delle interazioni con le istituzioni europee per migliorare l’accesso al budget Ue, che consentirà a Cdp di ampliare ulteriormente il ruolo di catalizzatore di risorse europee per programmi di investimento e advisory. Infine, dopo gli uffici di Belgrado, Il Cairo e Rabat, proseguirà il piano di aperture di nuove sedi extra-Ue, a partire dall’Africa Sub-sahariana con Nairobi in Kenya e Abidjan in Costa d’Avorio.
Macrohub in Italia
A proposito di sedi territoriali e tornando all’Italia, Cpd sarà più presente, grazie alla trasformazione di sei uffici esistenti in altrettanti hub macro regionali di coordinamento (Milano, Verona, Bologna, Napoli, Roma e Palermo – questi ultimi due con una forte focalizzazione operativa sui servizi di advisory) e al potenziamento della rete territoriale.
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