I tribunali che difendono la giustizia climatica – Karabo Mokgonyana

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D al 2 dicembre la Corte internazionale di giustizia (Cig), il tribunale delle Nazioni Unite chiamato a risolvere le dispute tra paesi, sta esaminando un caso cruciale per la lotta contro il cambiamento climatico, perché dovrà chiarire gli obblighi legali degli stati in questa materia. Il suo parere potrebbe influenzare le politiche sul clima e consolidare il ruolo dei tribunali come arbitri nei contenziosi ambientali. In Africa il caso presentato alla Cig ricorda che i tribunali possono essere i garanti della giustizia.

Nel continente si assiste a un’accelerazione allarmante del degrado ambientale, spesso legato alla debolezza dei governi, alla corruzione e allo strapotere delle grandi aziende. Per ragioni economiche o per incapacità, gli stati non riescono a far rispettare le leggi di protezione dell’ambiente. In alcuni casi i tribunali hanno svolto un ruolo importante e hanno permesso di lanciare un messaggio forte e chiaro: le violazioni non resteranno impunite.

Protesta contro le trivellazioni petrolifere a Città del Capo, Sudafrica, 2022

(Nardus Engelbrecht, Ap/Lapresse)

Nel 2021 una corte olandese ha ordinato alla compagnia petrolifera Royal Dutch Shell di risarcire gli agricoltori nigeriani danneggiati dalle sue attività nel delta del Niger e di svolgere un’attività di bonifica, perché ha ritenuto l’azienda responsabile della devastazione causata dalle perdite dei suoi oleodotti.

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Due anni prima, in Kenya, il National environmental tribunal aveva revocato la licenza per la costruzione di una centrale elettrica a carbone a Lamu, perché la valutazione d’impatto ambientale era stata inadeguata. La corte aveva deciso di anteporre agli interessi delle aziende la tutela dei mezzi di sussistenza della popolazione locale e di un sito patrimonio mondiale dell’Unesco.

In Sudafrica, sempre per ordine dei giudici, sono state sospese le esplorazioni petrolifere della Shell lungo la Wild coast, un’area d’interesse naturalistico. Per il tribunale le comunità locali non erano state sufficientemente consultate e quelle attività mettevano a rischio gli ecosistemi marini.

In tutto il mondo il degrado ambientale è alimentato dall’avidità di imprese che prendono scorciatoie per massimizzare i loro profitti. I tribunali possono scoraggiare le violazioni imponendo multe, risarcimenti e interruzioni delle operazioni. Questi contenziosi, però, non sono privi di ostacoli. I processi possono essere costosi, lunghi e inaccessibili per comunità marginalizzate e spesso sprovviste delle competenze legali o dei soldi per pagare gli avvocati. Non è garantita neanche l’indipendenza dei giudici. In alcuni paesi africani, le interferenze politiche o la debolezza delle istituzioni minano la capacità dei tribunali di emettere sentenze giuste. Inoltre, anche quando arrivano decisioni favorevoli alle comunità, non è detto che poi si trasformino in azioni concrete.

I processi inoltre non sono una panacea: possono dare una risposta a rivendicazioni contingenti, ma la giustizia ambientale a lungo termine richiede istituzioni più solide. In molti paesi africani mancano normative complete al riguardo. Dove esistono, non è detto che siano applicate correttamente. Le comunità devono quindi battersi per ottenere delle leggi che stabiliscano standard ambientali rigorosi, impongano la responsabilità delle imprese e garantiscano a tutti l’accesso alla giustizia.

Il Sudafrica è un buon esempio perché il diritto a un ambiente sano è sancito dalla costituzione. Il National environmental management act (Nema) sudafricano autorizza i cittadini a contestare i danni ambientali in tribunale. Nel 2017 la corte costituzionale ha stabilito che le aziende minerarie non possono operare su terreni privati senza il consenso dei proprietari, rafforzando così i diritti fondiari delle comunità e creando un precedente per altre giurisdizioni.

Promuovere il cambiamento

Il frequente ricorso ai tribunali per affrontare le sfide ambientali è un motivo di speranza, ma non basta. In primo luogo, è necessario rafforzare le comunità fornendogli le conoscenze e le risorse legali. Altrettanto importante è formare i giudici, che devono avere conoscenze specialistiche. Dal canto loro, i governi africani devono urgentemente approvare e applicare leggi che tengano conto di sfide come i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità.

Il procedimento in discussione alla Cig ci ricorda che il sistema giudiziario può promuovere il cambiamento sociale dando la priorità alla protezione dell’ambiente. Le comunità africane devono cogliere quest’opportunità e usare ogni strumento disponibile per salvaguardare la loro terra, l’acqua e l’aria per il presente e per le generazioni future. ◆ gim

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