La Rai va sbloccata ma non si sblocca. A causa di veti e contro veti di natura politica sia dentro la maggioranza sia dell’opposizione contro il centrodestra. Ed ecco perché oggi in Cda verranno assegnati tre interim per tre direttori e non tre nomine piene. Poteva essere scelto un nuovo direttore al Tg3, magari confermando con un mandato pieno l’attuale reggente Terzulli, e invece no. No perché Forza Italia non ha voluto la nomina nel tiggì della sinistra – «Non regaliamo poltrone al Pd, rifiuta di dialogare con noi», è la linea degli azzurri – se prima le opposizioni non fanno in modo, dandole i due voti che le mancano in Vigilanza, che venga eletta presidente Simona Agnes. E così, interim bis nell’ex TeleKabul a Terzulli, invece di fare lui (su cui parte dei dem era d’accordo con Avs e M5S che avrebbe potuto avere un vice in Bruno Luverà) o un altro o un’altra direttore vero e proprio. Anche se, quando si aprirà la possibilità di un accordo, ammesso che si aprirà, Terzulli partirà in vantaggio sugli altri provenendo da due interim. Ma questo si vedrà.
TgR e RaiSport
Nel frattempo, vengono rinviate anche le altre due nomine di direttori – TgR e RaiSport, entrambe di pertinenza della maggioranza e deciso l’interim anche lì: per Roberto Pacchetti, leghista, alla testata regionale e alla rete sportiva per Massimiliano Mascolo in quanto vicedirettore di maggiore anzianità anagrafica – in attesa del tavolo di maggioranza sulla Rai che si vorrebbe allestire dopo le feste di Natale. Ma non sarà facile metterlo su perché su questa materia i partiti del centrodestra sembrano procedere con poca sintonia e secondo appetiti finora dimostratisi inconciliabili.
Il Natale porterà pace e voglia di confrontarsi e di risolvere? Oltre ai tre interim che scadranno tra tre mesi, la trattativona dentro il centrodestra politico-televisivo potrà riguardare altre poltrone. Non è un mistero che la Lega ha messo gli occhi sulla direzione di genere della Cultura e su quella del DayTime, e questa significherebbe toglierla ad Angelo Mellone cioè a FdI. E come comportarsi – altro rebus – sul RaiNews che è a sua volta in quota meloniana con Paolo Petrecca che sta per scadere ma il cui mandato può essere rinnovato ammesso che si voglia rinnovarglielo? FdI s’impegnerà a non mollare il posto, anche perché la Lega di posti ne ha tanti e buoni, dal Prime Time alla TgR che non sarà facile sfilare al salviniano Pacchetti che ha appena ricevuto l’interim. E ancora: se la Lega prende una direzione di genere, dovrà cedere la direzione di una testata. E potrebbe essere quella del giornale radio, anche perché l’ex democristiano e neo-lumbard Pionati tra pochi mesi andrà in pensione, o quella della TgR. In più, c’è da assegnare la poltrona di RaiKids e da designare il direttore di Asset, immobiliare e servizi (i titolari attuali vanno in pensione). In uscita Fabrizio Ferragni, direttore di Rai Italia, poltrona per la quale si è fatto anche il nome di Gennaro Sangiuliano. Da lottizzare ce n’è. Basta trovare la cosiddetta quadra.
I nodi
Ma per ora la situazione è immobilizzata, e il primo a dolersene è l’ad Giampaolo Rossi. Mentre il Pd è in una fase di felicità politica ma anche di preoccupazione per l’andamento dell’azienda. Stefano Graziano, capogruppo dem in Vigilanza, sforna questa immagine: «Ormai il cavallo di Viale Mazzini è entrato nel corridoio e loro non se ne accorgono. Non si occupano più di nulla perché tutto gli sfugge di mano». E incalza l’esponente del Pd: «C’è un crollo di share, c’è un palinsesto terremotato, ci sarà una diminuzione della pubblicità. Ma la destra in Rai si preoccupa soltanto di posti e il colmo è che non riesce neppure ad assegnarli». Il tutto mentre Mediaset – così ha detto ieri Pier Silvio Berlusconi – va a gonfie vele: «L’anno scorso abbiamo fatto lo storico sorpasso nelle 24 ore nei confronti della Rai. Anche quest’anno, nonostante il servizio pubblico avesse gli Europei e le Olimpiadi e noi mezza Champions in meno, siamo un soffio sopra la Rai». Per la quale però, in sede di legge di bilancio, ci sono due fattori positivi. Il canone verrà riportato a 90 euro (ora era a 70) e in commissione Bilancio della Camera è arrivato il via libera all’emendamento della finanziaria che sposta la spending review per i prossimi anni dai costi del personale Rai a quelli relativi alle consulenze esterne.
Intrecciato a tutto questo c’è l’eterno nodo della presidenza. Adesso se la gode, pro tempore, il consigliere anziano Antonio Marano, e la Lega è tutta contenta di tenerlo lì e non sembra stracciarsi le vesti per il non arrivo di Agnes. Forza Italia non arretra dalla propria posizione: o Agnes o niente. Ma la trattativa resta sempre arenata e non si riesce a capire come potrà riavviarsi, se non prendendo altro tempo.
Mario Ajello
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