LOMBARDIA ECONOMY – Lombardia e agriturismi

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Crescita record per un settore che unisce enogastronomia, natura e inclusività. Vediamolo con Eleonora Masseretti di Terranostra Lombardia

Oltre 1700 strutture, 15mila posti letto e 40mila posti a tavola: questi i numeri che raccontano la realtà degli agriturismi in Lombardia, un settore in crescita continua che attrae sempre più visitatori, italiani e stranieri.

Brescia, Mantova e Pavia guidano la classifica delle province con la maggiore concentrazione di strutture, mentre il 2023 ha registrato 767mila presenze, di cui più della metà provenienti dall’estero, con un incremento del 50 per cento rispetto al 2019.

Gli agriturismi non sono solo un simbolo di turismo di prossimità, ma anche un pilastro nella valorizzazione delle tradizioni enogastronomiche e culturali del territorio.

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A raccontarci il presente e il futuro di questa eccellenza lombarda è Eleonora Masseretti, presidente di Terranostra Lombardia, che ci ha concesso questa intervista esclusiva spiegandoci perché, oggi, la formula dell’agriturismo è vincente:

«Se la cucina a chilometro zero resta la qualità più apprezzata, a far scegliere l’agriturismo è anche la spinta verso un turismo di prossimità, con la scoperta o riscoperta dei piccoli borghi e dei centri minori, che ha portato le strutture a incrementare il ventaglio di attività con servizi per sportivi e amanti della natura, oltre a proposte ricreative come la visita di percorsi storici, naturalistici o wellness, passeggiate a cavallo, trekking, ma anche corsi di cucina».

L’agriturismo è in primo luogo associato al cibo. In che modo gli agriturismi di Terranostra contribuiscono alla riscoperta della cucina locale?

«L’offerta turistica degli agriturismi si è ampliata nel tempo e oggi offre al turista diverse opportunità, ma la ristorazione rimane ancora il servizio più diffuso e apprezzato proprio per la capacità di mantenere inalterate le tradizioni enogastronomiche nel tempo.

Questo perché nei nostri agriturismi si valorizzano i prodotti del territorio e le ricette della cultura contadina, in un certo senso “educando” l’ospite alla stagionalità del cibo, alle caratteristiche peculiari di ogni prodotto, al percorso che dalla materia prima porta al piatto finito.

Tutte attività che trovano la loro massima espressione nella figura del cuoco contadino, l’imprenditore agricolo che si mette ai fornelli della cucina del proprio agriturismo per trasformare in proposte enogastronomiche le materie prime da lui stesso prodotte nei campi, nelle stalle e nelle strutture di trasformazioni aziendali».

I programmi didattici come le fattorie educative sono un aspetto importante delle vostre attività. Che tipo di impatto hanno avuto finora, soprattutto sulle giovani generazioni?

«In Lombardia le fattorie didattiche sono aziende agrituristiche autorizzate a fare formazione sul campo per le nuove generazioni, attraverso la conoscenza della campagna con i suoi ritmi, l’alternanza delle stagioni e la possibilità di produrre in modo sostenibile.

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In Lombardia se ne contano circa duecento e durante l’anno aprono le loro porte a scuole, gruppi e famiglie. Nelle fattorie didattiche i bambini imparano “facendo”, attraverso attività pratiche ed esperienze dirette come seminare, raccogliere, trasformare, manipolare e creare.

I più piccoli vanno alla scoperta del mondo delle api, dell’orto sensoriale, ma imparano anche a cucinare, danno da mangiare ai pulcini e agli animali da cortile, senza dimenticare i laboratori del gusto. Ma le nostre fattorie didattiche entrano anche nelle scuole grazie alle lezioni in classe di Educazione alla Campagna Amica, un progetto capitanato dalle Donne Coldiretti.

Tutte attività che stanno contribuendo a far crescere generazioni di consumatori consapevoli sui principi della sana alimentazione e della stagionalità dei prodotti, per valorizzare i fondamenti della dieta mediterranea e ricostruire il legame che unisce i prodotti dell’agricoltura con i cibi consumati ogni giorno e per rinsaldare quel rapporto tra campagna e nuove generazioni che, rispetto al passato, è più fragile perché la maggior parte dei bambini e dei ragazzi vive ormai quasi esclusivamente il contesto urbano».

Gli agriturismi associati a Terranostra adottano misure per garantire esperienze accessibili a persone con disabilità o esigenze specifiche?

«Quello dell’inclusione è un tema che le nostre aziende hanno a cuore: inclusione sia per le persone con disabilità, sia per chi ha esigenze specifiche.

Al di là delle disposizioni di legge, per noi è centrale poter garantire a chiunque la possibilità di accedere a tutti gli spazi aziendali, per poter vivere l’esperienza agricola agrituristica a tutto tondo.

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A partire dall’abbattimento delle barriere architettoniche, il nostro obiettivo è quello di lavorare su progetti, anche attraverso una formazione specifica, che ci permettano di rendere le nostre aziende sempre più accessibili per i visitatori e per le persone che collaborano con noi».

Quali strategie state adottando per attrarre un pubblico internazionale e far conoscere la Lombardia rurale oltre i confini nazionali?

«Come Terranostra Campagna Amica stiamo investendo molto sulla comunicazione rivolta ai consumatori e agli stakeholder del comparto turistico nazionale e internazionale, anche rafforzando la nostra presenza in eventi quali fiere di settore, dentro e fuori i confini italiani.

Una delle leve turistiche più forti per il nostro Paese è l’enogastronomia e siamo fortemente convinti che questa possa essere raccontata al meglio da quella che è la sua radice più profonda, l’agricoltura. Il comparto agrituristico è l’anello di congiunzione tra turismo e mondo agricolo, per questo non possiamo che avere un ruolo da protagonisti».

Digitalizzazione: la tecnologia e i social media stanno aiutando gli agriturismi a raggiungere nuovi clienti e a raccontare il territorio?

«Sicuramente gli strumenti e le innovazioni tecnologiche stanno aiutando gli agriturismi da una parte a rafforzare il legame con i consumatori e i turisti che già li conoscono, dall’altra a raggiungere sempre più persone. Pensiamo, ad esempio, ai siti aziendali, ai canali e-commerce e alle piattaforme social come Facebook, Instagram o WhatsApp.

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A tutto questo, poi, si aggiungono le app e i dispositivi tecnologici che permettono di gestire alcuni aspetti dell’ospitalità contadina da remoto, come le prenotazioni online o gli impianti di domotica installati negli spazi aziendali».

Due sfide e due sogni per il prossimo futuro, diciamo da qui a cinque anni.

«Le sfide non mancano. In primis quella di fare delle nostre aziende delle realtà sempre più a porte aperte, dove tutti possano sentirsi accolti e possano toccare con mano il lavoro che ogni giorno facciamo per produrre cibo sano, di qualità, preservando al tempo stesso il nostro territorio e le sue tradizioni. D’altra parte, siamo proiettati al futuro con uno sguardo all’innovazione, che rappresenta la seconda grande sfida anche in chiave di transizione ecologica.

Non abbiamo paura di sognare e pertanto lo facciamo in grande. Abbiamo il desiderio di dare vita alla più grande e autentica rete di turismo rurale del mondo, che riconosca all’agricoltura la giusta importanza anche come veicolo di un nuovo modello di turismo».

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