Nuovo Giornale Nazionale – RICOSTRUIRE L’IRI

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E’ sempre difficile scrivere di questioni “concrete” in un Paese di opinionisti stile “commissari tecnici della Nazionale”, di quelli tuttologi del nulla, spesso ammantati da titoli accademici riempiti di risibili contenuti derivanti spesso dalle facoltà telematiche.

Nel riflettere sullo scandalo Stellantis, che dalla cronaca vedrà nuovamente ricevere imponenti incentivi dallo Stato, si rileva uno studio, pubblicato dalla rivista “Theriaké” n.52 Luglio/Agosto 2024 opera di un nostro  scienziato, ma di quelli veri, come il professor Mario Pagliaro che presta la Sua attività presso l’Istituto per lo Studio dei Materiali Nanostrutturali presso la sede del CNR a Palermo.

Al di là che si resta sempre sorpresi di come esistano e lavorino “risorse” così qualificate in una Nazione di cialtroni, e forse per questo motivo poste sempre all’angolo, il professor Pagliaro pubblica un competente articolo sulla “Necessità di ricostruire l’IRI”.

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La prima parte del dotto lavoro esprime la profonda preoccupazione derivante dal “collasso demografico”, con una natalità al 2023 considerata la più bassa dall’Unità di Italia con sole 379 mila nascite pari a 6 neonati parametrati ad 11 decessi ogni 1000 abitanti, con il consegunte spopolamento di ampie aree in particolare del Mezzogiorno.

A seguire una disamina sulle ragioni della Grande Crisi che per Pagliaro ha inizio nel 2008 con la deflagrazione della crisi finanziaria nazionale ed internazionale aggravata dalla crisi sanitaria del 2020. Si enunciano i “numeri” della crisi come i dati sul debito pubblico e sulla crisi dei debiti bancari considerati sommatoria dell’indebitamento totale.

Si prosegue con la Storia dello Sviluppo Italiano dal 1933 al 1992 ove il Paese genera nuova rinascita socio economica a partire dal 1948 per raggiungere nel 1991 l’apice posizionandosi al 4° posto come potenza economica dopo USA, Giappone e Germania Federale. Pagliaro cita la dichiarazione del 15 maggio 1991 dell’allora ministro degli Esteri De Michelis ove, secondo un rapporto dell’Economist, l’Italia con un PIL di 1.268 Miliardi di dollari aveva superato Francia (1.209 miliardi) e Regno Unito (1.087).

Ma nel 1992 l’IRI cambia natura giuridica e si trasforma da ente economico di diritto pubblico a società per azioni. Nel giugno 2000 il governo italiano decreta la liquidazione dell’IRI. Le aspettative sulle privatizzazioni che ne dovevano derivare si trasformarono in un collasso nazionale e ciò che avrebbe dovuto produrre una riduzione del debito pubblico ottenne come risultato di fine 2023 il saldo negativo di 2.863 miliardi di euro pari al 154% del  Pil.

Il capitolo sulla “Deindustrializzazione Italiana” è una Caporetto con l’aggiunta dell’ 8 settembre. I dati sono da “bancarotta” in tutte le fattispecie indicate dal codice penale.

2023   produzione autoveicoli pari a meno di 800  mila unità verso il 1981 con 1,45 milioni di unità

2023 consumo di 57,4 milioni di tonnellate di petrolio verso il 1981 con 94,6 milioni di petrolio

2023 la ex ILVA di Taranto produce 3 milioni di tonnellate di acciaio pur avendo una capacità produttiva di ben 10 milioni di tonnellate.

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Il capitolo termina con i dati Migrantes, che lo scrivente ha riportato in precedente articolo, ove si legge che nel 2022 i residenti italiani all’estero figurano in circa 6 milioni verso i 3,1 milione del 2006 per un incremento del 91%.

Lo studio di Pagliaro continua con le argomentazioni sulla rifondazione dell’IRI con citazioni riguardo Amintore Fanfani, indicando nella Cassa Depositi e Prestiti il veicolo ove lo Stato entra nel capitale delle grandi aziende. aziende oggi rappresentate quasi esclusivamente da Leonardo spa ed Eni spa.

La necessità della ricostruzione dell’IRI impone un ripensamento sugli uomini che la devono compiere, e Pagliaro cita Beneduce, Nitti, Menichella,Giordani, Bernabei,Preziosi, Cortesi,Pescatore,Petrilli De Rita.

Il capitolo sul Fallimento delle Politiche di Sviluppo  è la mera evidenza della “…fragilità del capitalismo italiano fin dall fondazione della Nazione nel 1860-61…” con l’unica strada percorribile rappresentata dallo Stato Italiano, unica entità per poter operare uno sviluppo industriale.ed a ciò l’autore cita vari interventi di Giuseppe De Rita.

L’encomiabile lavoro di Pagliaro termina con la necessità di creare una Scuola Nazionale di Managment ove impegnare le migliori risorse accademiche,professionali e sociali del Paese.

Difficile se non impossibile aggiungere altro su e per un lavoro realizzato non da uno dei tanti “buiaccari” incolti ed incapaci miracolati dalla politica, bensì da uno degli scienziati italiani più apprezzati a livello internazionale.

L’Italia ha solo nell’IRI , nelle vesti oggi più opportune da conferire, la possibilità di “rinascere”, in un momento a livello internazionale di elevatissima criticità.

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Tra i mezzi necessari, oltre a quelli finanziari, a voler pensare ai miliardi ricevuti per i fondi PNRR, i più importanti e delicati sono quelli “umani”.

In Italia abbiamo ancora risorse qualificate, ed il professor Pagliaro ne è una espressione, ma laddove non possano essere utilizzate “..si cambierà tutto per non cambiare niente..”

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