“Pochi 600mila euro di compensazioni ambientali”

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Viene approvata dal Consiglio comunale, ma con punti di criticità, la variante urbanistica che permetterà l’insediamento di un “Bess” nella zona di Durazzanino, un sistema di accumulo elettrochimico a ioni di litio (la sigla Bess sta per ‘Battery energy storage system’), di fatto una centrale di accumulo, mediante grandi batterie, composto da oltre duecento  moduli grandi come container di 6 metri di lunghezza per 2 di larghezza e alti 2,6 metri. Un’area di circa tre ettari sarà occupata da una nuova struttura in supporto alla rete elettrica nazionale e nascerà in via Oraziana, a Durazzanino, sulla parte opposta della strada dove già oggi si trova la stazione di Terna, uno dei nodi più importanti della rete elettrica in Emilia-Romagna.

Si tratta di un impianto che è strutturale allo sviluppo delle energie rinnovabili, in quanto permette l’accumulo di energie green prodotta da fotovoltaico e eolico, da utilizzare nei momenti di picco di richiesta di energia che normalmente non corrispondono ai periodi di produzione. L’impianto è in via di autorizzazione da parte del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, che è titolare dell’autorizzazione unica. L’iter è partito lo scorso aprile, con il nulla osta già di una decina di enti, tra cui vigili del fuoco e Soprintendenza per gli aspetti paesaggistici. Ed ora è arrivata la fase di discussione in Consiglio comunale, che tuttavia non doveva autorizzare l’impianto, ma valutare gli aspetti urbanistici, che sono in variante, ed esprimere così un suo parere. La delibera è stata approvata con i voti della maggioranza di centrodestra, mentre il centrosinistra si è astenuto.

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Un affondo è arrivato da Graziano Rinaldini (Pd): “E’ assolutamente importante per la città avere una centrale con questa tecnologia, gli ioni di litio hanno un’efficienza che arriva al 90%, questa struttura stabilizza la rete elettrica e non si spreca l’energia da fonti rinnovabili, derivanti fotovoltaico ed eolico”. Tuttavia, Rinaldini critica la presentazione del progetto in commissione: “I tecnici hanno parlato di 180 container,  ma dalle carte sono 198, più 33 container di trasformatori e e 33 ausiliari, siamo oltre i 230 installazioni. E’ un’opera interessante, ma venga controllata bene per tecnologie e materiale utilizzati. Ogni container ha un impianto di raffreddamento, ma il surplus di calore può causare incendi, che causano fuoriuscita di materiale chimico e tossico. E’ già successo in Corea del Sud, Australia e Arizona”.

Per la maggioranza parla Giulia Versari (Forza Italia): “E’ un progetto valido, permette l’accumulo di energia da fonti rinnovabili. E’ un’opportunità, posiziona Forlì come città modello in Italia”. E attacca: “Forse viene contrastato dall’opposizione perché rende una città amministrata dal centrodestra è in cima nelle classifiche delle città green?”. E continua: “La società proponente ci ha garantito sulla sicurezza, sui rischi di scoppio e alluvione… è vero, non  ci hanno garantito dall’attacco degli Ufo, e in ogni caso è il ministero che approva la sicurezza del progetto”. Sulla stessa linea l’assessore all’Urbanistica Luca Bartolini: “Il Comune deve dare un parere, non fare un’istruttoria. Non compete a noi fare istruttorie sulla sicurezza, ci pensa il ministero, che ha già acquisito i pareri per esempio di vigili del fuoco e Arpae”.

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Dal Pd e da Alleanza Verdi e Sinistra una stoccata poi sulle compensazioni al Comune, con gli interventi dei capigruppo Alessandro Gasperini e Diana Scirri. Il Comune intende utilizzare i 600mila euro di compensazioni ambientali per la riqualificazione energetica degli edifici e degli impianti pubblici, delle case popolari, dell’illuminazione pubblica, e per sviluppare la rete di teleriscaldamento e del campo solare di Fmi, per sostenere le future comunità energetiche e infine per azioni di educazione ambientale. Tuttavia, considerando un volume di investimenti pari a 50-70 milioni di euro, “i 600 mila euro rappresentano circa l’un percento del valore dell’opera, altri comuni per interventi più piccoli si sono portati a casa cifre maggiori”, rileva Gasperini. “E’ un impianto realizzato per lucro, che porta disagi e rumore: tutto questo venga maggiormente compensato”, dice Scirri.

Il progetto

La società proponente Sphera Nordea Srl di Faenza, partecipata dal gruppo Combigas, ha già definito uno schema di convenzione col Comune per trasferire come fondi compensativi, previsti dalla legge, pari a 600mila euro. L’investimento varia tra i 50 e i 70 milioni di euro.  L’impianto potrà essere operativo entro la fine del 2027, con la previsione di 18 mesi di lavori, di cui gran parte però sono relativi all’approvvigionamento dei dispositivi, la cui posa a terra sarà invece più breve. I container delle maxi-batterie non saranno impilati uno sopra all’altro, saranno posizionati su un piano unico, a un metro sopra il suolo mediante pilastrini, per lasciarlo più permeabile e per difendersi dal rischio di alluvioni (il fiume Ronco è piuttosto vicino e quella zona agricola è rimasta alluvionata nel maggio 2023, ndr). 

Dei circa 3 ettari di impianto, 2,2 sono per le strutture vere e proprie, il resto per le mitigazioni ambientali. I progettisti promettono una struttura che non supera i 3 metri di altezza, in quanto sono gli impianti disposti su un piano solo. Sarà nascosta da filari di alberi alti 6 metri e su due lati sono previste barriere acustiche per 5 metri e mezzo di altezza. Le strade di circolazione interna saranno ghiaiate.

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